Credito alle PMI venete in caduta libera: prestiti dimezzati in 12 anni tra tassi insostenibili e incertezza


Nel primo trimestre del 2025 il volume dei prestiti erogati alle piccole imprese del Veneto si attesta a poco più di 10 miliardi di euro, un crollo netto rispetto ai 21 miliardi di euro concessi nel 2013. Una riduzione di oltre il 50% che fotografa una situazione preoccupante, figlia di tassi di interesse proibitivi e di un clima di incertezza che frena investimenti e crescita.

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Secondo i dati aggiornati, il calo registrato nel solo ultimo anno è del 7,2%, superiore alla media nazionale (-6,7%) e ancor più pesante per le micro imprese artigiane (-9,2%). Nel confronto con il 2020, il credito concesso alle piccole imprese si è ridotto di oltre un quarto (-27,3%), mentre per le micro imprese artigiane il taglio arriva al 31,6%. Rispetto a dodici anni fa, il credito è praticamente dimezzato, con un calo del 63,5% per le realtà artigiane più piccole.

A pesare sono i tassi di interesse: il tasso annuo effettivo (TAE) per le piccole imprese è pari all’8,35%, contro il 5,33% riservato alle medio-grandi, una forbice che rende proibitivo l’accesso al credito per chi ha dimensioni più ridotte. Le banche, da parte loro, tendono a stringere i cordoni della borsa a causa dei costi di istruttoria e della difficoltà nel leggere bilanci spesso poco trasparenti.

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«Molte imprese stanno ancora facendo fronte ai finanziamenti ottenuti durante la crisi Covid – spiega Vito Sanfilippo, direttore del Consorzio Veneto Garanzie – e la domanda si contrae anche per l’incertezza geopolitica che frena nuove iniziative».

Da Confartigianato Imprese Veneto, il presidente Roberto Boschetto lancia l’allarme: «Il rischio è un impoverimento progressivo del tessuto produttivo locale. Senza credito e senza investimenti, le piccole imprese faticano a innovare e a sostenere i costi della transizione digitale e green. Se non si interviene, la trasformazione rischia di diventare un privilegio per le aziende più grandi, ampliando ulteriormente il divario competitivo».

Boschetto aggiunge: «Il caro-tassi ha colpito duramente il settore artigiano, che in molti casi ha rinunciato a chiedere finanziamenti. Anche se la Banca Centrale Europea ha rallentato la stretta monetaria, i costi del credito restano elevati e il contesto geopolitico instabile alimenta la sfiducia. Di conseguenza, le imprese restano ferme e il Veneto perde competitività proprio quando sarebbe fondamentale investire».





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