Navi, treni e algoritmi sono al centro della sfida logistica dell’Italia. In un contesto globale segnato da crisi geopolitiche, shock sistemici e nuove rotte commerciali, il Paese ha l’opportunità di ripensare il proprio ruolo come hub strategico per l’Europa e il Mediterraneo. Posizione geografica, vocazione manifatturiera e potenziale portuale sono un asset chiave in un mondo che guarda a supply chain regionalizzate, resilienti e sostenibili.
«In un contesto globale segnato da crisi geopolitiche, shock sistemici e nuove dinamiche commerciali, l’Italia ha oggi un’opportunità storica: ripensare il proprio posizionamento logistico come hub strategico per l’Europa», spiega Alberto Antonietti, responsabile Growth & Strategy di Accenture. «La nostra posizione geografica, unita alla vocazione manifatturiera e al potenziale portuale, potrebbe farci giocare un ruolo centrale nel nuovo paradigma della regionalizzazione delle supply chain. Tuttavia, per cogliere questa occasione è necessario superare la frammentazione del settore, colmare i gap infrastrutturali e trattenere maggiore valore nel Paese. Il digitale può essere l’abilitatore chiave di questo salto: dalle piattaforme collaborative ai digital twin, dall’AI per l’ottimizzazione dei flussi fino alla tracciabilità end-to-end, le tecnologie oggi disponibili permettono di rendere la logistica più efficiente, resiliente e sostenibile. È il momento di unire visione industriale e innovazione digitale per rafforzare la competitività logistica del sistema Italia».
La trasformazione, però, non riguarda solo le infrastrutture fisiche. È anche sul piano digitale che si gioca la partita della competitività. Tecnologie come piattaforme collaborative per la condivisione in tempo reale di dati tra attori della filiera, digital twin – repliche virtuali di infrastrutture e processi -, intelligenza artificiale generativa (GenAI), IoT (Internet of Things) – sensori connessi che raccolgono dati in tempo reale – e sistemi predittivi stanno già rivoluzionando il modo in cui merci, informazioni e decisioni si muovono lungo la catena di approvvigionamento.
In questo scenario, l’adozione di soluzioni digitali non è più un’opzione, ma una condizione necessaria per colmare i ritardi strutturali e rilanciare la competitività del sistema Paese.
Segnali concreti di questa evoluzione sono già visibili. Scali come Trieste e Genova stanno adottando smart gate (varchi automatizzati) e slot booking (prenotazione digitale delle finestre di carico/scarico) per ridurre la congestione. Corridoi strategici come Padova-Brennero utilizzano digital twin per simulare scenari e ottimizzare risorse. L’integrazione tra AI, IoT e cloud consente di anticipare criticità, ottimizzare i flussi e aumentare la resilienza del sistema logistico.
In questo processo, Accenture affianca imprese e istituzioni nella definizione di modelli operativi più agili, sostenibili e integrati. Grazie a competenze tecnologiche, esperienze internazionali e capacità di esecuzione, contribuisce a costruire una visione industriale di lungo periodo, in cui la logistica diventa un motore di crescita.
In Italia, Accenture dispone di due hub dedicati all’intelligenza artificiale generativa, che le consentono di contribuire attivamente alla re-invenzione del settore logistico nazionale con asset distintivi. in collaborazione con il Mit di Boston, ha sviluppato una piattaforma software predittiva progettata per supportare le aziende nell’identificazione tempestiva e basata su dati di nuove configurazioni di supply chain. Il sistema consente di ottimizzare in modo continuo variabili complesse – come dazi, normative doganali, rotte commerciali, rischi geopolitici, costi operativi ed efficienza – con l’obiettivo di rafforzare la resilienza e la competitività delle imprese italiane in un contesto globale in rapida evoluzione.
Ma per costruire una supply chain davvero al passo con i tempi, la tecnologia da sola non basta. Contano anche le dimensioni degli operatori, la capacità di gestire l’intera filiera in modo flessibile e l’adattamento alla regionalizzazione delle forniture, per rendere la catena più agile e meno esposta a shock esterni. L’Italia si sta muovendo in entrambe le direzioni, ma deve accelerare per non diventare terreno di conquista di player stranieri.
I numeri confermano l’urgenza: solo il 35% delle merci provenienti dall’Est arriva oggi via porti italiani, mentre oltre l’80% del traffico ferroviario intra-europeo non transita dal nostro territorio. Nei porti italiani, appena il 12% dei container prosegue su ferrovia, contro un obiettivo europeo del 30%. A ciò si aggiunge una forte frammentazione del settore, con il 90% delle aziende logistiche italiane che conta meno di dieci addetti.
Esperienze internazionali dimostrano che il digitale può fare la differenza. Al porto di Valencia, l’intelligenza generativa ha aumentato del 25% l’efficienza nella movimentazione dei container. Cma Cgm ha ridotto del 18% i ritardi portuali grazie alla gestione predittiva delle rotte. Un importante retailer europeo ha migliorato del 15% la puntualità delle consegne urbane e ridotto del 12% i chilometri a vuoto. Un grande gruppo industriale ha contenuto del 30% l’impatto delle disruption logistiche globali grazie a modelli predittivi sviluppati con GenAI.
Guardando al futuro, si fa strada l’idea di un operatore logistico nazionale integrato, capace di competere con i grandi player europei e trattenere valore nel Paese.
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