Ex Ilva, c’è l’accordo ma rimane il nodo fornì elettrici


Si arriva dopo giorni di discussione all’intesa per la decarbonizzazione degli impianti dell’ex Ilva di Taranto. Non è l’accordo, ma una bozza che sposta l’impegno ancora di qualche settimana, dopo il 15 settembre, che è anche il termine ultimo per la presentazione delle offerte vincolanti del nuovo bando di acquisto.

Nella bozza mancano alcuni aspetti cruciali, come la data per il passaggio all’elettrico e la collocazione del polo “Dri”, ovvero l’impianto necessario per alimentare i forni elettrici. Il sindaco Bitetti si dice soddisfatto in parte: accoglie il richiamo alla tutela della salute, ma ricorda che quella raggiunta è un’intesa sugli impegni e non un accordo di programma.

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C’è quasi l’accordo sulla decarbonizzazione

Un passo avanti, ma tre indietro. La sensazione, a conclusione della giornata di incontri con le parti coinvolte per l’ex Ilva di Taranto, è proprio questa: si è raggiunta un’intesa sugli impegni per la decarbonizzazione, non un accordo vero e proprio. È un passo avanti, appunto, ma non è il raggiungimento dell’obiettivo. Il traguardo è ancora lontano, almeno oltre il 15 settembre, data che segna il termine ultimo per la presentazione delle offerte vincolanti per l’impianto.

Sarà necessario passare per l’acquisizione prima di conoscere i dettagli della procedura e la valutazione della collocazione degli impianti. Questo perché l’acquirente dovrà mantenere fede all’impegno sulla completa decarbonizzazione attraverso forni elettrici – in sostituzione degli altiforni – dismessi in un periodo di tempo ancora incerto. Sul tavolo, infatti, restano le carte delle date e dei Dri (direct reduced iron).

Cos’è e a cosa serve il preridotto “Dri”

Con “Dri” si intende la sigla Direct reduced iron per il preridotto della società pubblica Dri D’Italia. Si tratta di un nuovo modo per produrre ferro. La società spiega che con questa tecnologia, molto efficiente dal punto di vista energetico, si possono ottenere guadagni anche di energia, se il materiale caldo è trasferito subito all’operazione di fusione. Questo perché il calore del processo del ferro riduce il costo di fusione del Dri, abbattendo i costi energetici.

In pratica, il preridotto è ritenuto l’unica soluzione per la transizione del settore siderurgico e per produrre “acciaio green“.

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Cosa hanno detto il sindaco Bitetti e Gianfranco Palmisano

Il sindaco di Taranto, dimesso e poi ritornato al ruolo, Piero Bitetti, ha commentato il documento sottoscritto e spiegato che non si tratta di un accordo di programma.

Dice Bitetti:

Il testo riporta l’obbligo vincolante della piena decarbonizzazione del sito di Taranto, che impone ai soggetti interessati lo spegnimento delle aree a caldo alimentate a carbone. In nessun passaggio si fa cenno all’ipotesi di approvvigionamento tramite nave gasiera. Si fa riferimento invece alla tutela occupazionale quale principio inderogabile. Non meno importante è il richiamo alla tutela della salute e al previsto potenziamento della rete sanitaria locale.

A questa giornata, però, non si esprime sul risultato: dice che saranno i fatti “a definire il giudizio che il Comune di Taranto esprimerà su tutta questa complessa vicenda”. Più positivo, invece, il presidente della Provincia di Taranto Gianfranco Palmisano. Questi parla di “passo concreto verso quella decarbonizzazione dello stabilimento ex Ilva che per troppo tempo è rimasta solo una promessa”.

Aggiunge che ha spinto molto per:

  • l’incremento del fondo sanitario: in funzione preventiva e di screening sanitario;
  • le garanzie occupazionali;
  • il potenziamento del monitoraggio ambientale.





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