la Sicilia è fanalino di coda


 Le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione in Sicilia devono armarsi di pazienza: secondo i dati elaborati dalla CGIA di Mestre, i tempi di pagamento nell’Isola sono tra i più lunghi d’Italia, con un accumulo di debiti che sfiora i 750 milioni di euro. A fare peggio di tutti è Palermo, dove la Rap (Risorse Ambiente Palermo) e l’Amat (Azienda Mobilità e Trasporti) guidano la classifica delle inefficienze.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

 

Le società più lente

La Rap, che si occupa della gestione dei rifiuti, impiega in media 88 giorni per pagare i fornitori, un ritardo che supera di gran lunga i limiti di legge. L’Amat, nonostante la sua importanza a livello nazionale, non è da meno: le aziende che lavorano con l’ente attendono 45 giorni in più rispetto alle scadenze previste. Ma il problema non riguarda solo i grandi enti: anche i Comuni più piccoli adottano strategie discutibili, come pagare prima le fatture più consistenti e rimandare quelle di minor importo, lasciando in difficoltà le piccole imprese.

 

La Sicilia nel contesto nazionale

Conto e carta

difficile da pignorare

 

La situazione siciliana riflette un problema più ampio: insieme alle altre regioni del Sud, l’Isola contribuisce a un debito complessivo della PA italiana che, solo nel 2022, ha raggiunto i 3,15 miliardi di euro. Un record negativo che conferma l’Italia come fanalino di coda in Europa per quanto riguarda i pagamenti alle imprese.

 

L’accoglienza minori è al collasso

Oltre ai ritardi nei pagamenti, un altro settore in crisi è quello dell’accoglienza per i minori. Confcooperative Sicilia lancia l’allarme: le risorse sono sempre più scarse e i ritardi nei finanziamenti stanno mettendo in ginocchio le cooperative sociali. «Il sistema è al limite», denuncia il presidente Gaetano Mancini, che chiede un intervento immediato delle istituzioni per evitare il tracollo.

 

Nonostante qualche segnale di miglioramento nel 2024, la strada da percorrere è ancora lunga. Senza un cambio di rotta, il rischio è che il divario tra Nord e Sud continui ad aumentare, con ripercussioni gravi sull’economia locale.

 





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