Nei primi quattro mesi del 2025 le esportazioni italiane nei cosiddetti top market, i 25 Paesi esteri che assorbono la maggior parte dell’export dal nostro Paese, sono cresciute di più del 5%. Molti i mercati alternativi che stanno emergendo e che potrebbero rappresentare vie alternative a quella verso gli Usa.
Le imprese italiane rimangono in attesa di capire quale sarà l’impatto reale dei dazi al 15% imposti dagli Stati Uniti a tutte le merci europee in entrata. Trovare alternative sarà però fondamentale.
Cresce l’export italiano
Confcommercio ha pubblicato alcuni dati sulla crescita dell’export italiano nei Paesi top market, i 25 Stati in cui le aziende italiane esportano più prodotti per valore. Questo gruppo di Paesi ha coperto nel 2024 il 61% del totale delle esportazioni dal nostro Paese, e rappresenta quindi uno sbocco fondamentale per la produzione industriale italiana.
Su un totale di 623,5 miliardi di euro esportati dall’Italia lo scorso anno, i top market hanno assorbito 383,6 miliardi. Nei primi quattro mesi del 2025, inoltre, il ruolo di questi Paesi si è rafforzato. Le esportazioni verso questi mercati sono aumentate del 5,3%, mentre quelle verso gli altri Paesi sono diminuite del 2%.
Secondo le stime di Confcommercio, se questo trend si confermasse durante tutto l’anno, il valore delle esportazioni verso questi mercati aumenterebbe di oltre 20 miliardi di euro. La crescita è sicuramente un dato positivo, ma questo dato rivela anche che le esportazioni italiane sono sempre più esposte a un gruppo ristretto di Paesi e, di conseguenza, a instabilità, dazi e altri imprevisti.
Chi compra italiano
Sui dazi, il dato rassicurante è una fortissima crescita di alcuni Paesi top market diversi dagli Stati Uniti, che stanno assorbendo parte dell’export italiano negli ultimi mesi. La classifica di quelli verso cui le esportazioni dal nostro Paese sono cresciute maggiormente nei primi quattro mesi del 2025 recita:
- Emirati Arabi +20,9% (7,9 miliardi di euro esportati);
- Brasile +14% (5,8 miliardi di euro);
- Svizzera +13,1%, (30,2 miliardi di euro),
- Spagna +10,6%, (34,5 miliardi di euro);
- Arabia Saudita +9,6% (6,2 miliardi di euro).
Anche altri mercati, con esportazioni totali annue più modeste, sotto i 5 miliardi di euro, hanno dimostrato una certa dinamicità nella prima parte dell’anno. Le merci italiane comprate da aziende con sede in Israele sono cresciute del 13,1%. Seguono la Danimarca con l’11,8%, l’Irlanda con l’11,5% e Singapore con l’11,3%.
Tra i settori che si stanno espandendo maggiormente in questi mercati ci sono diverse produzioni strategiche dell’economia italiana, come la metallurgia, la moda e gli alimentari. Si distinguono però anche la gioielleria e gli occhiali.
Il ruolo delle piccole imprese
Confartigianato ha anche sottolineato il ruolo importante che hanno avuto le piccole imprese in questo aumento dell’export verso Paesi diversi dagli Usa. Il presidente di Confartigianato Marco Granelli ha però anche chiesto un aiuto da parte delle istituzioni:
chiediamo che l’Europa faccia veramente l’Europa e ponga la competitività degli imprenditori al centro della sua azione. Abbiamo troppe palle al piede: eccesso di burocrazia, peso del fisco, difficoltà di accesso al credito, alti costi energetici. Basti dire che le imprese italiane pagano l’energia il 28% in più rispetto alla media europea. Al Governo italiano chiediamo altrettanto impegno per difendere e valorizzare la qualità del made in Italy sui mercati internazionali.
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