Vivere a credito con il pianeta: anatomia dell’Earth Overshoot Day


Nell’ultimo articolo (lo trovi qui) ci siamo occupati del Festival dello Sviluppo Sostenibile, la più ampia iniziativa italiana dedicata all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

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Viene presentato come una piattaforma multidisciplinare che ha coinvolto oltre 1.200 eventi in tutta Italia, con una partecipazione di circa 500.000 persone, mobilitando cittadini, scuole, università, imprese e istituzioni.  

L’articolo valuta il Festival non soltanto come strumento di divulgazione, ma come motore sistemico di innovazione sociale ed educazione alla sostenibilità, capace di influenzare politiche pubbliche e relazioni tra società civile e decision makers.

Infine, propone una riflessione sul potenziale trasformativo del Festival all’interno delle strategie nazionali ed europee di transizione ecologica e digitale[1].

Nell’articolo di oggi ci occuperemo dell’Earth Overshoot Day che, ogni anno, segna la data in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse ecologiche che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di un anno[2]. Da quel giorno in poi, viviamo in una condizione di “deficit ecologico”: continuiamo a consumare risorse, ma non più quelle annualmente rinnovabili, bensì il capitale naturale stesso. In pratica, è come se un conto bancario ambientale venisse svuotato, e ogni giorno successivo rappresentasse un prelievo a debito. Questo significa emettere più CO₂ di quanta le foreste possano assorbire, pescare più pesce di quanto gli oceani possano rigenerare, abbattere più alberi di quanti ne crescano e consumare suolo e biodiversità a un ritmo non sostenibile[3].

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Ad esempio, se l’umanità consuma in un anno risorse equivalenti a 1,7 pianeti, ciò significa che abbiamo superato la soglia della sostenibilità in circa 214 giorni (365 / 1,7 ≈ 214), ovvero ad inizio agosto. Tuttavia, la data tende ad anticiparsi nel tempo: nel 1971 cadeva il 25 dicembre, mentre nel 2000 era già al 23 settembre[4].

I temi al centro del dibattito

Uno degli elementi più rilevanti dell’Earth Overshoot Day è la sua capacità di mettere in luce non solo i livelli di consumo delle risorse naturali, ma la struttura stessa del sistema economico contemporaneo. L’attuale modello di sviluppo si fonda su un paradigma estrattivo, che considera la crescita economica come obiettivo primario, spesso indipendentemente dai vincoli biofisici imposti dalla disponibilità finita delle risorse naturali[5].

Nel sistema economico dominante, le esternalità ambientali, cioè i costi ecologici e sanitari associati alla produzione e al consumo, non vengono adeguatamente internalizzate nei meccanismi di prezzo[6]. Inoltre, i beni comuni come l’acqua, l’aria e il suolo sono frequentemente trattati come risorse illimitate o prive di valore economico, con conseguente sovrasfruttamento.

L’Overshoot Day evidenzia questo squilibrio sistemico, ricordandoci che l’economia è un sottosistema della biosfera e non viceversa³. Superare la biocapacità del pianeta, ovvero la capacità degli ecosistemi di rigenerare risorse e assorbire rifiuti, compromette non solo la sostenibilità ambientale, ma anche la stabilità sociale ed economica nel lungo periodo. Un ripensamento strutturale dello sviluppo in chiave ecologica non implica necessariamente un processo di decrescita economica, bensì una transizione verso un sistema più equo, resiliente ed efficiente.

Questo approccio prevede, tra le altre misure:

  • l’internalizzazione dei costi ambientali tramite strumenti di mercato come la fiscalità ecologica, il carbon pricing e la rimozione dei sussidi ambientalmente dannosi[7];
  • la promozione di un’economia circolare, in grado di minimizzare gli sprechi, estendere la vita utile dei prodotti e favorire il riutilizzo e il riciclo dei materiali[8];
  • la valorizzazione del lavoro umano rispetto alla crescente intensità energetica e materiale dei processi produttivi, in linea con i principi di giustizia ecologica[9].

Secondo le stime del Global Footprint Network, l’adozione di interventi mirati potrebbe spostare significativamente in avanti la data dell’Overshoot Day a livello globale.

Nello specifico:

  • una riduzione del 50% delle emissioni globali di CO₂ permetterebbe di posticipare l’Overshoot Day di circa 93 giorni;
  • il dimezzamento del consumo globale di carne comporterebbe un guadagno di circa 13 giorni;
  • il raddoppio dell’efficienza energetica nei trasporti o una riduzione del 50% degli sprechi alimentari consentirebbero di recuperare, ciascuno, altri 13 giorni[10].

L’attuazione integrata di queste politiche potrebbe, complessivamente, posticipare l’Earth Overshoot Day di quasi quattro mesi, dimostrando la fattibilità tecnica di un’inversione di tendenza.

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È importante sottolineare che l’Overshoot Day può essere calcolato anche su scala nazionale, offrendo una misura della pressione ambientale esercitata da ciascun Paese rispetto alla propria biocapacità. Nel 2024, ad esempio, l’Italia ha raggiunto il proprio giorno del sovrasfruttamento il 15 maggio; se l’intera popolazione mondiale adottasse i consumi medi italiani, sarebbero necessari 2,7 pianeti Terra per sostenere tali livelli[11]. All’estremo opposto, il Vietnam ha raggiunto il proprio Overshoot Day solo il 21 dicembre, posizionandosi tra i Paesi con i più bassi impatti ecologici pro capite.

Questi dati evidenziano significative disuguaglianze ecologiche tra Paesi e rappresentano uno strumento utile per orientare le politiche pubbliche verso una maggiore giustizia climatica e un’equa distribuzione delle responsabilità ambientali.

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Cos’è l’Earth Overshoot Day?

L’Earth Overshoot Day 2025 (giorno del sovrasfruttamento della Terra) é stato il 24 luglio, data in cui si stima che l’umanità abbia esaurito l’intero budget annuale di risorse e servizi ecologici della natura.

A sostenerlo è il centro di ricerca Global Footprint Network, organizzazione internazionale per la sostenibilità che calcola ogni anno la data in cui si esauriscono le risorse naturali rinnovabili, ovvero l’Overshoot Day: da quel punto in poi è come se attingessimo a risorse sottraendole agli anni successivi e quindi alle future generazioni[12].

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Ideato dal Global Footprint Network, l’Earth Overshoot Day si calcola dividendo la biocapacità della Terra, cioè, la capacità degli ecosistemi di rigenerare risorse, per l’impronta ecologica dell’umanità e moltiplicando il risultato per 365.

Il giorno che ne risulta rappresenta la data in cui la domanda di risorse supera l’offerta annua della natura[13], di conseguenza, l’Earth Overshoot Day è un indicatore sviluppato dal Global Footprint Network per quantificare, in forma calendariale, il momento in cui l’umanità esaurisce il “budget ecologico” annuale del pianeta[14].

Soffermandoci sulle sue caratteristiche principali: l’indicatore è stato ideato dal Global Footprint Network e si basa su un semplice rapporto tra due grandezze chiave: la biocapacità del pianeta e l’impronta ecologica dell’umanità.

La biocapacità rappresenta la capacità degli ecosistemi di rigenerare risorse naturali e assorbire i nostri rifiuti, in particolare l’anidride carbonica mentre l’impronta ecologica, invece, indica la quantità di superficie biologicamente produttiva necessaria a fornire ciò che consumiamo e a smaltire i rifiuti che produciamo.

Entrambe queste grandezze sono espresse in ettari globali (gha), una misura standardizzata che permette il confronto tra diversi tipi di ecosistemi e usi del suolo.

Le componenti dell’impronta ecologica

L’impronta ecologica globale è composta da sei categorie principali, che insieme quantificano le pressioni che esercitiamo sugli ecosistemi naturali.

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La parte più rilevante è rappresentata dall’impronta di carbonio, che da sola incide per circa il sessanta per cento del totale: la suddetta misura la superficie forestale necessaria ad assorbire la CO₂ emessa dai combustibili fossili[15].

Seguono poi il terreno coltivabile, necessario per produrre cibo, biocarburanti e fibre vegetali; i pascoli, utilizzati per l’allevamento di animali da carne e da latte; le foreste sfruttate per legname e altri prodotti; le zone di pesca, che indicano la quantità di mare biologicamente produttivo necessaria per la pesca sostenibile; ed infine le superfici edificate, come città, strade e infrastrutture industriali.

Ogni componente viene convertita in ettari globali per poter essere sommata, confrontata e messa in relazione con la biocapacità del pianeta[16].

Tuttavia, è importante ricordare che questo modello presenta alcuni limiti: questo perché i dati disponibili non sono sempre aggiornati o completi per tutti i paesi ed alcune funzioni ecologiche essenziali, come l’impollinazione o la regolazione idrica, non sono facilmente quantificabili[17]. Nonostante queste limitazioni, l’Earth Overshoot Day è uno degli strumenti più efficaci per comunicare la distanza tra il nostro stile di vita e i limiti biofisici della Terra. Si tratta di un indicatore educativo e di forte impatto utile per rendere immediatamente comprensibile un concetto scientifico complesso, come quello dell’impronta ecologica, traducendolo in una data del calendario[18].

Non ci dice solo quanto consumiamo, ma anche quando superiamo il limite.

Possiamo immaginarlo come un “capodanno ecologico al contrario”: é un conto alla rovescia verso l’insostenibilità, simile, sul piano ecologico, ad un orologio che misura i rischi globali su scala geopolitica e nucleare.

Ogni componente viene tradotta in ettari globali per consentire la somma e il confronto con la biocapacità.

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Il modello dell’Overshoot Day si basa su stime aggregate, con alcuni limiti metodologici, tra cui:

  • Dati incompleti o non aggiornati per alcuni Paesi;
  • Difficoltà a quantificare servizi ecosistemici non commerciali (es. impollinazione);
  • Assunzione che tutta la biocapacità sia destinata all’uomo, trascurando parte delle risorse necessarie per mantenere gli ecosistemi naturali funzionanti.

Tuttavia, il modello rimane una sintesi efficace della sostenibilità planetaria, utile a fini educativi, di comunicazione e orientamento politico[19].

Budget Day e deficit ecologico: analogie economiche

Un confronto concettualmente profondo può essere stabilito tra l’Earth Overshoot Day e il cosiddetto Budget Day, ovvero il giorno in cui un governo presenta la legge di bilancio, rendicontando se le entrate fiscali coprono le spese previste o se si prospetta un disavanzo. In questa prospettiva, l’Earth Overshoot Day rappresenta una sorta di “default ecologico annunciato”. Infatti, quando il consumo di risorse naturali da parte dell’umanità (impronta ecologica) supera la capacità della biosfera di rigenerarle nello stesso anno (biocapacità), si genera un debito ecologico[20].

A differenza degli Stati, tuttavia, la Terra non può stampare nuove risorse naturali né accedere a prestiti esterni: l’unico modo per evitare il collasso sistemico è rientrare nei limiti fisici del pianeta, ovvero pareggiare i conti tra prelievi e rigenerazione ecologica.

In termini contabili, il debito ecologico accumulato si manifesta concretamente attraverso:

  • il degrado della fertilità dei suoli, ovvero l’esaurimento del capitale naturale produttivo;
  • la perdita di biodiversità, intesa come erosione irreversibile del patrimonio biologico;
  • i cambiamenti climatici, che rappresentano l’accumulo di passività ambientali sotto forma di CO₂ in atmosfera;
  • lo stress idrico, visibile come squilibrio nei bilanci idrici sia locali che globali.

Questa analogia consente di affrontare l’Earth Overshoot Day non soltanto come questione ambientale, ma come tema economico e fiscale, aprendo la strada a una riflessione sulle “regole ecologiche di bilancio”[21].

Si potrebbe, ad esempio, introdurre un vincolo di pareggio ecologico da raggiungere entro il 2050, analogamente a quanto avviene per il pareggio di bilancio nelle politiche fiscali degli Stati membri dell’Unione Europea[22].

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In chiave simbolica e comunicativa, l’Earth Overshoot Day può essere descritto come un Capodanno ecologico al contrario: non segna l’inizio di un nuovo ciclo vitale, ma il momento in cui si spezza il ciclo naturale di rigenerazione delle risorse.

Da quella data in poi, l’umanità vive di rendita ecologica, consumando ciò che non è più stato rigenerato e compromettendo le basi stesse della propria sopravvivenza.

Questa inversione di significato ha una portata narrativa potente:

  • Ogni anno la data dell’Earth Overshoot Day tende ad anticipare, come se il calendario collettivo accelerasse verso il collasso;
  • Si tratta dell’unica ricorrenza globale che peggiora visibilmente nel tempo, a meno di interventi sistemici e radicali;
  • È paragonabile, per valore simbolico, all’Orologio dell’Apocalisse (Doomsday Clock), che misura il rischio di autodistruzione globale, ma riferito alla sostenibilità ecologica[23].

L’Earth Overshoot Day non è un concetto astratto, ma un indicatore integrato

A differenza di altri indicatori ambientali che comunicano valori in termini assoluti – come le emissioni di CO₂ o il consumo di suolo – l’Earth Overshoot Day ha un impatto comunicativo più diretto ed efficace.

Trasformando dati complessi in una data del calendario, questo indicatore rende immediatamente comprensibile il concetto di sovrasfruttamento delle risorse naturali: affermare che l’umanità consuma risorse pari a 1,75 pianeti è significativo, ma dire che dal 25 luglio viviamo ecologicamente “a credito” con la Terra è molto più incisivo[24].

Questa temporalizzazione ha due conseguenze importanti: da un lato, rende evidente il peggioramento nel tempo: se ogni anno la data si anticipa, significa che il ritmo di consumo globale è in costante aumento. Dall’altro, stimola una maggiore accountability nei confronti di governi e istituzioni, chiamati a rispondere del proprio contributo allo squilibrio ecologico.

L’indicatore può essere applicato anche a livello nazionale attraverso i Country Overshoot Days, che mettono a confronto il consumo delle risorse e la biocapacità interna di ciascun Paese. Questo rende visibili le disuguaglianze ecologiche tra le economie ad alto impatto – come molti Paesi del Nord globale – e quelle con consumi minori, tipiche del Sud globale[25].

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In questo modo, l’Overshoot Day favorisce un confronto basato su dati concreti tra comunità scientifica, istituzioni e opinione pubblica.

Si giunge così al cuore politico e culturale dell’indicatore: l’obiettivo non è solo sapere quando si verifica il superamento, ma comprendere perché accade e come possiamo evitarlo.

La risposta va cercata nel modo in cui è organizzata l’attuale economia globale, che si basa ancora su un modello estrattivo.

Questo paradigma si fonda su tre dinamiche principali:

  • la crescita economica viene spesso perseguita senza tener conto della disponibilità reale di risorse naturali;
  • i danni ambientali (esternalità) non vengono inclusi nei prezzi di mercato, generando distorsioni che incentivano comportamenti insostenibili[26];
  • gli ecosistemi vengono trattati come serbatoi infiniti di risorse e come discariche gratuite per rifiuti e inquinanti.

Earth Overshoot come strumento di consapevolezza

L’Earth Overshoot Day denuncia proprio questo squilibrio: ci ricorda che l’economia è un sottosistema della biosfera, non il contrario[27].

Un’economia che consuma più di quanto la Terra possa rigenerare mette a rischio la stabilità ecologica, sociale ed economica.

Riequilibrare l’economia entro i limiti del pianeta non significa promuovere una decrescita radicale o recessiva, ma costruire un sistema più equo, efficiente e resiliente. Ciò richiede:

  • internalizzare i costi ambientali, ad esempio attraverso strumenti fiscali come il carbon pricing o la fiscalità verde[28];
  • ripensare la produttività, valorizzando il lavoro umano e riducendo la dipendenza da materiali ed energia;
  • rivalutare i beni comuni (es. acqua, aria, suolo) garantendone un uso sostenibile e sottraendoli a una logica puramente privatistica[29].

Questa visione è pienamente coerente con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in particolare con:

  • l’Obiettivo 12: Consumo e produzione responsabili;
  • l’Obiettivo 13: Azione per il clima;
  • il target 4, che invita a dissociare la crescita economica dal degrado ambientale[30].

In sintesi, l’Overshoot Day non è solo un indicatore tecnico, ma un potente strumento di consapevolezza che ci aiuta a collegare crisi ambientale, disuguaglianze e modelli di sviluppo. Ci invita a chiederci non solo “quanto” consumiamo, ma “come” e “per chi” viene organizzata la produzione e distribuzione delle risorse nel mondo.

Conclusione

Mentre molte giornate internazionali celebrano valori e speranze, l’Earth Overshoot Day ci pone davanti a un fatto: stiamo consumando più di quanto il pianeta possa offrire.

Solo riconoscendo i limiti ecologici possiamo costruire un’economia realmente sostenibile, che non viva a spese del futuro.

In questo senso, è forse la giornata internazionale più concreta e più imbarazzante: perché ci mostra con chiarezza, ogni anno, che stiamo fallendo.

Eppure, proprio per questo, è anche una delle più urgenti e utili da integrare nella governance ambientale, nella fiscalità ecologica e nella pianificazione democratica delle risorse comuni.

L’Earth Overshoot Day è molto più di una data: è una lente scientifica attraverso cui rileggere il modello di sviluppo dominante. Ci mostra in modo semplice e comunicabile una verità complessa e scomoda: stiamo vivendo al di sopra dei nostri mezzi ecologici, e ogni anno che passa, il conto diventa più salato.

Approfondire la logica di questo indicatore non è un esercizio accademico, ma un atto politico e culturale. Perché solo se comprendiamo che l’economia dipende dalla biosfera, e non il contrario, possiamo iniziare a costruire un futuro sostenibile nei fatti, non solo nelle dichiarazioni.

Note

[1] https://reterus.it/festival-dello-sviluppo-sostenibile-2025.

[2] https://www.renewablematter.eu/festival-sviluppo-sostenibile-2025.

[3] https://www.forumterzosettore.it/2025/05/05/la-sostenibilita-ci-riguarda-da-vicini-torna-il-festival-dello-sviluppo-sostenibile-asvis.

[4] https://economiacircolare.com/overshoot-day-2025-24-luglio.

[5] Daly, H. E. (1996). Beyond Growth: The Economics of Sustainable Development. Beacon Press.

[6] Stiglitz, J. E., Sen, A., & Fitoussi, J.-P. (2009). Report by the Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress.

Global Footprint Network – National Footprint and Biocapacity Accounts 2024.

[7] OCSE (2017). Investing in Climate, Investing in Growth. Paris: OECD Publishing.

[8] Meadows, D. H., Meadows, D. L., & Randers, J. (2004). Limits to Growth: The 30-Year Update. Chelsea Green Publishing.

[9] Ellen MacArthur Foundation (2015). Towards a Circular Economy: Business Rationale for an Accelerated Transition.

[10] Raworth, K. (2017). Doughnut Economics: Seven Ways to Think Like a 21st-Century Economist. Chelsea Green Publishing.

[11] Global Footprint Network (2024). Earth Overshoot Day – Data and Solutions. www.overshootday.org.

[12] I giorni del sovrasfruttamento vengono pubblicati ogni anno a dicembre dell’anno precedente. Per la maggior parte dei Paesi, le date riflettono la situazione del 2023, ovvero l’ultimo dato attualmente disponibile.

[13] https://tg24.sky.it/ambiente/2025/07/24/earth-overshoot-day-2025.

[14] Si tratta, in sostanza, di una trasposizione temporale dell’impronta ecologica globale a confronto con la biocapacità della Terra.

[15] https://esgnews.it/focus/analisi-e-approfondimenti/overshoot-day-della-terra-significato.

[16] https://www.wwf.it/pandanews/societa/mondo/il-1-agosto-2024-e-lovershoot-day-globale.

[17] https://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/notizie-e-novita-normative/notizie-ispra/2020/08/earth-overshoot-day-2020.

[18] https://www.vivienergia.it/casa/vivipedia/guida-energia/overshoot-day.

[19] https://www.spazio50.org/earth-overshoot-day-2025-oggi-finiscono-le-risorse-del-pianeta.

[20] https://www.lanuovaecologia.it/overshoot-day-24-luglio-2025.

[21] https://www.vegaengineering.com/news/overshoot-day-2024-in-italia-il-deficit-ecologico-e-iniziato-il-19-maggio.

[22] https://circularmaterials.it/en/earth-overshoot-day-2024.

[23] https://www.wwf.it/pandanews/clima/se-tutti-consumassero-come-noi-italiani-da-oggi-il-pianeta-sarebbe-in-deficit-ecologico.

[24] Stiglitz, J. E., Sen, A., & Fitoussi, J.-P. (2009). Report by the Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress.

[25] OCSE (2017). Investing in Climate, Investing in Growth. Paris: OECD Publishing.

Meadows, D. H., Meadows, D. L., & Randers, J. (2004). Limits to Growth: The 30-Year Update. Chelsea Green Publishing.

[26] Ibidem

[27] Global Footprint Network (2024). Earth Overshoot Day – Methodology and Data. Disponibile su: www.overshootday.org.

[28] Nazioni Unite (2015). Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development. In particolare, il target 8.4 prevede di migliorare l’efficienza delle risorse e dissociare crescita economica e impatti ambientali negativi.

[29] WWF (2022). Living Planet Report. Il report evidenzia le profonde disuguaglianze nell’uso delle risorse tra Paesi e regioni.

[30] Raworth, K. (2017). Doughnut Economics: Seven Ways to Think Like a 21st-Century Economist. Chelsea Green Publishing.





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