L’allarme dazi di Confprofessioni – Appia News


Il presidente Marco Natali: «La priorità ora è garantire certezze agli operatori economici»

Non sono solo le fabbriche e le imprese esportatrici a tremare di fronte alla prospettiva di nuovi dazi tra Stati Uniti e Unione Europea: l’impatto di queste tensioni commerciali potrebbe travolgere anche un comparto finora rimasto ai margini del dibattito pubblico, quello delle libere professioni.

A evidenziarlo è l’ultimo rapporto dell’Osservatorio delle libere professioni”, curato da Tommaso Nannicini, Ludovica Zichichi e Camilla Lombardi, in collaborazione con Confprofessioni, Gestione Professionisti e Beprof.

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Lo studio introduce per la prima volta un Indice di vulnerabilità delle libere professioni ai dazi USA, che misura l’esposizione indiretta dei professionisti italiani ai possibili shock commerciali derivanti dalla guerra dei dazi.

L’indicatore tiene conto della quota di fatturato dei professionisti proveniente dalle imprese dei settori orientati all’export verso il mercato statunitense, offrendo una mappatura dettagliata delle categorie e dei territori maggiormente esposti.

Natali: “Siamo pronti, ma servono strumenti di sostegno”

“Alla luce dei dati, noi professionisti – ha dichiarato Marco Natali (nella foto), presidente nazionale di Confprofessioni – siamo pronti a fare la nostra parte.

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Abbiamo colleghi strutturati, con competenze internazionali e anche negli Stati Uniti, che possono supportare le micro, piccole e medie imprese, che costituiscono il 99,9% del nostro tessuto produttivo, nell’affrontare questa nuova sfida.

Ma servono strumenti di sostegno, aiuti per limitare i danni e, soprattutto, una strategia condivisa”.

Natali ha poi sollecitato un intervento deciso delle istituzioni: “La priorità ora è garantire certezze agli operatori economici. Per questo occorrono visione strategica e sostegno operativo e sistemico. Si tratta di una sfida complessa per il Paese”.

Il presidente di Confprofessioni ha inoltre ribadito il ruolo centrale dei professionisti nel sistema economico: “I professionisti rappresentano un motore di innovazione e competitività per il Paese e possono supportare il sistema economico in una fase complessa, anche a causa dell’instabilità del quadro internazionale, ma a condizione che siano messi nelle condizioni di operare con strumenti adeguati”.

L’indagine evidenzia che le professioni maggiormente vulnerabili sono quelle più integrate con le filiere manifatturiere. In cima alla classifica figurano le professioni economico-finanziarie (indice 201,5), i consulenti del lavoro (197,5), gli ingegneri (193,8) e le professioni tecnico-specialistiche (162,1).

Queste categorie forniscono consulenza strategica, gestione del personale, supporto tecnologico e servizi finanziari alle imprese esportatrici, risultando quindi particolarmente sensibili a ogni cambiamento negli equilibri commerciali internazionali.

Le differenze territoriali sono marcate: il Nord Est registra l’indice più alto di vulnerabilità (138,4), seguito dal Nord Ovest (114,6), riflesso della forte vocazione industriale di queste aree. Il Centro e il Mezzogiorno mostrano invece valori più contenuti (rispettivamente 58,3 e 73,0), sebbene in alcuni distretti produttivi del Centro-Sud emergano picchi significativi.

Anche l’età dei professionisti influisce sull’esposizione: i 55-64enni sono la fascia più a rischio (119,4), mentre gli under 44 risultano meno vulnerabili (56,0), in parte per una diversa composizione della clientela e dei settori serviti.

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Il divario di genere e la specializzazione settoriale

Un altro elemento chiave messo in luce dallo studio riguarda le differenze di genere. Gli uomini mostrano un indice di vulnerabilità superiore, in linea con la loro maggiore presenza in professioni tecnico-scientifiche e manifatturiere. Le donne, più presenti nei settori legali, culturali e sanitari, risultano invece meno esposte.

Questo divario non si limita alla distribuzione delle professioni, ma emerge anche all’interno delle stesse categorie: tra i commercialisti, per esempio, l’indice è pari a 106,4 per gli uomini e 69,8 per le donne; tra avvocati e notai si attesta a 108,9 per gli uomini e 44,8 per le donne.

La segmentazione di genere riflette modelli consolidati nella divisione del lavoro professionale e determina una diversa esposizione ai rischi sistemici generati dai dazi.

Verso una risposta sistemica

Lo studio verrà presentato nei prossimi giorni a Governo e Parlamento e punta a fornire una base per politiche industriali e professionali capaci di affrontare la complessità del nuovo scenario globale.

Confprofessioni propone la creazione di una cabina di regia nazionale ed europea, con la partecipazione di istituzioni e associazioni datoriali e sindacali, per pianificare interventi mirati e sostenere l’intero ecosistema produttivo.

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In un momento in cui le tensioni commerciali si intrecciano con sfide più ampie – dalla transizione energetica alle incertezze geopolitiche – il contributo delle libere professioni potrebbe rivelarsi decisivo.

Come ricorda Natali, “solo con una strategia condivisa e strumenti adeguati sarà possibile trasformare una crisi potenziale in un’opportunità di rilancio competitivo per il Paese”.



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