Export verso gli Usa in frenata. Mantova ha perso in un anno il 12,5%


L’analisi

Secondo la Cgia i dazi al 15% creano all’Italia un danno al sistema economico tra i 14 e i 15 miliardi. Quanto costruire il Ponte sullo Stretto

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Un calo del 12,5%. L’export della Provincia di Mantova verso gli Stati Uniti ha perso nell’ultimo anno 46,8 milioni rispetto al 2023. In pratica nel 2024 le aziende delle nostra provincia hanno inviato negli States merce per un totale di quasi 328 milioni (327,8 per la precisione) rispetto ai 374,7 del 2023. Un dato che rischia di peggiorare in previsione dell’applicazione dei dazi del 15%, scatteranno giovedì, decisi dal presidente Trump.

Secondo una stima elaborata dall’ufficio studi della Cgia di Mestre l’aumento dei dazi dovrebbe causare all’Italia un danno tra i 14/15 miliardi all’anno. Una cifra che corrisponde alla realizzazione della più grande opera pubblica italiana: il ponte sullo stretto di Messina.

Le politiche protezionistiche statunitensi racchiudono sia gli effetti diretti (mancate esportazioni), sia quelli indiretti: riduzione margine di profitto delle imprese che continueranno a vendere nel mercato Usa, costo delle misure di sostegno al reddito degli addetti italiani che perderanno il posto di lavoro, trasferimento delle imprese o di una parte delle produzioni verso gli States. Cgia ha tenuto in considerazione anche la svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

La tenuta del made in Italy

Sebbene nel 2024 rispetto al 2023 ci sia stata una contrazione delle vendite verso gli Stati Uniti del 3,6%, pari a -2,4 miliardi di euro, l’Italia ha una forte vocazione all’export verso gli Usa: l’anno scorso la dimensione economica è stata pari a 64,7 miliardi.

Tuttavia gli effetti dei dazi al 15% dovranno “misurarsi” con nuovi fattori. C’è da capire se i consumatori e le imprese statunitensi sostituiranno i beni italiani con quelli autoctoni o di altri Paesi o se continueranno ad acquistare prodotti Made in Italy. E poi. A seguito delle nuove barriere doganali, le imprese esportatrici italiane riusciranno a non aumentare i prezzi di vendita negli Usa rinunciando a una parte dei margini di profitto?

Difficile dare risposte certe. Tuttavia, la Banca d’Italia ricorda che il 43% delle nostre esportazioni verso gli Stati Uniti sono costituite da prodotti di qualità alta e un altro 49% di qualità media: pertanto il 92 % delle nostre merci acquistate oltre Oceano sono di alta gamma. Sono prodotti che, verosimilmente, sono destinati a clienti ad elevato reddito che potrebbero rimanere indifferenti ad un aumento del prezzo causato dall’introduzione di nuove barriere doganali.

In merito al secondo interrogativo, invece, i ricercatori di via Nazionale segnalano che il potenziale calo della domanda statunitense legato all’incremento dei prezzi dei prodotti finali potrebbe essere assorbito dalle nostre imprese attraverso una contrazione dei propri margini di profitto. A tal proposito va segnalato che le aziende italiane che esportano negli Usa presentano una incidenza delle vendite in questo mercato “solo” del 5,5% del fatturato totale, mentre il margine operativo lordo è mediamente pari al 10% dei ricavi.

In pratica sono poco esposte verso il mercato statunitense ed una “chiusura” di questo mercato inciderebbe relativamente. Inoltre, queste realtà produttive hanno mediamente buoni margini per ridurre il prezzo finale dei propri beni da vendere negli States, compensando, almeno in parte, gli aumenti provocati dall’introduzione delle barriere doganali.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Source link

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi