ROMA. “Mai come oggi il vino è sotto attacco. Dopo l‘accordo Ue-Trump sui dazi ogni bottiglia sullo scaffale in America potrà costare fino al 20% in più”. Lo fa sapere Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ricordando che gli Usa sono attualmente la prima piazza mondiale per il nostro export vitivinicolo con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024.
”L’accordo raggiunto penalizza di fatto solo l’Unione Europea”, aggiunge Fini escludendo che possa “essere positivo, essendo di fatto unilaterale”. L’introduzione di nuovi dazi, per Cia, avrebbe un impatto diretto soprattutto sulle piccole e medie imprese che hanno investito per anni su qualità, internazionalizzazione e sostenibilità. Da qui la necessità per Fini, di un’azione politica forte e unitaria per indennizzare le imprese dei maggiori costi da sostenere per le esportazioni verso gli Usa; risorse che possono essere straordinarie o dovranno essere reperite nell’ordinarietà dei fondi comunitari, non interamente spesi.
A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor.
Per compensare l’effetto negativo dei dazi, Cia chiede anche di mettere in campo una nuova comunicazione sul vino, attraverso i fondi dell’Ocm promozione. “Bisogna fare meno leva su elementi classici come il terroir – conclude – e puntare di più, invece, su concetti semplici e immediati, in grado di arrivare a quel target giovane che rappresenta il consumatore del futuro”.
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