Fuori anche le agenzie. Dove per agenzia, recita il testo del Mimit, si intende “un’impresa che ha per scopo l’esercizio di funzioni intermediarie per l’assunzione e trattazione di affari”. Siccome non c’è un codice Ateco specifico, in questi casi occorrerà leggere con attenzione la descrizione che l’azienda fa del proprio lavoro in fase di autocertificazione. Il ministero aggiunge che per le startup già iscritte che ricadono in una di queste due categorie, è previsto un regime transitorio: avranno tempo fino alla prossima dichiarazione annuale per dimostrare il cambio di attività prevalente.
Obbligatorio essere una pmi
Altra importante novità è l’introduzione dell’obbligo di rientrare nella definizione europea di piccola e media impresa. Il che impone di iscrivere a bilancio, dal secondo esercizio, un valore totale della produzione non superiore ai 5 milioni di euro. E di essere slegate da grandi imprese. Quelle non solo controllate, ma anche “associate”, non potranno rivendicare questo requisito. E quindi accedere ai fondi.
La strada verso i 9 anni
In compenso, chi entra nel registro ci può stare di più. Nell’albo speciale delle startup innovative la permanenza ex lege è di tre anni. Che possono diventare cinque se, allo scadere del triennio, si rispettano questi requisiti: il 25% delle spese destinate a ricerca e sviluppo; un contratto di sperimentazione con un ente pubblico; l’ottenimento di un brevetto; una riserva patrimoniale di almeno 50mila euro a seguito di un convertendo o un aumento di capitale con almeno un investitore istituzionale; aumento dei ricavi operativi o della forza lavoro del 50% tra secondo e terzo anno.
Si può fare un’estensione ulteriore fino a un massimo di 9 anni, con due periodi di due anni ciascuno, per le realtà che dimostrano di essere entrate nella fase di scaleup. I requisiti sono molto selettivi: aumento di capitale da parte di fondi di investimento superiore a 1 milione di euro oppure crescita dei ricavi superiore al 100% annuo.
584 startup fuori dal registro
L’aspetto più immediato della circolare riguarda però le cancellazioni. Con la fine del regime transitorio legato al Covid-19, che aveva esteso da 5 a 6 anni il limite massimo di permanenza, tornano in vigore i termini ordinari. Il Mimit, come dicevamo, ha identificato 817 imprese costituite da oltre 5 anni ancora presenti nel registro, di cui 584 che avevano già superato la soglia al 18 dicembre. “Tali imprese dovranno essere prontamente cancellate d’ufficio dalla sezione speciale startup innovative“, stabilisce la circolare.
Regime transitorio per l’adeguamento
Per le startup già iscritte che devono adeguarsi ai nuovi requisiti, sono previsti tempi differenziati: sei mesi aggiuntivi per quelle iscritte da meno di 18 mesi, dodici mesi per quelle iscritte da più tempo. L’obiettivo dichiarato è garantire “un adeguamento graduale alla nuova disciplina” senza penalizzare eccessivamente le realtà esistenti. Ora la palla passa ai consulenti delle startup. Vedremo come cambierà la geografia delle iscrizioni. Ma sotto esame c’è anche la scelta del ministero, avviata con la riforma che fece il suo debutto dodici mesi fa circa. L’esclusione di alcune aziende considerate “mature” deve generare risparmi da reinvestire per chi è in fase di crescita. A Urso dimostrare di aver fatto la scelta giusta.
Tabella comparativa: decreto Passera vs Scaleup Act
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link