DAZI USA, LE IMPRESE DEL MOBILE IN BASILICATA NELL’INCERTEZZA: “A RISCHIO EXPORT E POSTI DI LAVORO” – Talenti Lucani


L’allarme è nazionale, ma le ricadute rischiano di colpire duramente anche la Basilicata. L’ombra dei dazi statunitensi sui prodotti europei, in particolare nel comparto arredo e design, preoccupa le imprese locali che operano in un settore strategico per l’economia manifatturiera lucana, specie nelle aree del Materano e del Vulture-Melfese, dove artigianato e piccola industria del mobile rappresentano da decenni un presidio di occupazione e saper fare.

A lanciare il grido d’allarme è Confartigianato, che sottolinea come l’export italiano del mobile verso gli USA – pari a oltre 1.790 milioni di euro – rischi un duro contraccolpo. Ma se a livello nazionale si temono cali generalizzati, in una regione fragile come la Basilicata gli effetti sarebbero devastanti. Molte imprese lucane lavorano infatti per conto di brand nazionali o esportano direttamente elementi d’arredo e componentistica: per loro, ogni aumento dei costi doganali o incertezza commerciale può significare la perdita di commesse vitali.

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«Il tessuto produttivo della Basilicata non ha le spalle larghe per assorbire un colpo simile – denuncia un imprenditore della zona industriale di Matera –. Abbiamo già subito anni di pandemia e rincari energetici. Ora temiamo di perdere i pochi mercati su cui ci stavamo riprendendo».

Confartigianato evidenzia la mancanza di risposte da parte del Governo e dell’UE, accusate di un atteggiamento passivo nei confronti di Washington. «Non possiamo rimanere spettatori mentre si decide il futuro dei nostri mercati – si legge in una nota –. Serve un’azione diplomatica forte e un piano di sostegno mirato alle imprese più esposte, in particolare quelle del Sud».

Nel mirino ci sono anche le politiche industriali regionali, giudicate insufficienti ad affrontare uno scenario così complesso. «La Regione Basilicata deve intervenire subito con un tavolo dedicato all’export e all’internazionalizzazione delle imprese del mobile e del design. Non possiamo permettere che realtà che danno lavoro a decine di famiglie chiudano nel silenzio generale».

A rischio non c’è solo il fatturato, ma un intero ecosistema fatto di artigiani, falegnami, tecnici, designer, trasportatori, montatori. Un settore che negli ultimi anni aveva provato a innovare, investendo in tecnologie e sostenibilità, e che ora teme di vedere vanificati gli sforzi per colpa di guerre commerciali che non controlla.

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«Siamo l’anello più debole di una filiera globale – conclude un imprenditore del Melfese –. E come sempre, quando c’è instabilità internazionale, a pagare sono i piccoli. Ma senza di noi, il Made in Italy non esiste».


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