Fondi PNRR per finte imprese nel Sud: sequestri anche nella Bat e a Bari


BAT – Le indagini della Guardia di Finanza portano ancora una volta in Puglia, dove sono stati eseguiti sequestri a carico di società con sede fittizia nel Sud, utilizzata come leva per ottenere in modo fraudolento fondi Pnrr destinati alla transizione digitale delle imprese. Le operazioni hanno interessato anche le province di Barletta-Andria-Trani e Bari, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura Europea – sede di Venezia e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Treviso.

Al centro dell’inchiesta c’è un imprenditore padovano, noto per essersi definito “Business Angel”, già ai domiciliari per un’altra tranche dell’indagine che riguarda frodi e malversazioni su fondi nazionali. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe agito con la complicità di altri cinque indagati per ottenere 486 mila euro di finanziamenti europei gestiti da Simest S.p.A., risorse che avrebbero dovuto sostenere piccole e medie imprese nella modernizzazione tecnologica e digitale.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Le verifiche delle Fiamme Gialle hanno permesso di scoprire un collaudato meccanismo fraudolento: nella richiesta di contributo, quattro società avrebbero dichiarato sedi operative inesistenti nel Mezzogiorno, in modo da soddisfare i requisiti per accedere alla misura agevolata. Ma quelle sedi – hanno accertato i finanzieri – non sono mai state realmente attive.

Non solo. Gli indagati avrebbero anche attestato falsamente una solida condizione finanziaria delle imprese, mentre i bilanci e la situazione reale raccontavano tutt’altro: aziende già in crisi, destinate poco dopo alla liquidazione giudiziaria. A completare il quadro, la promessa di realizzare progetti innovativi mai nemmeno avviati.

Il meccanismo ha permesso agli indagati di incassare la prima tranche del finanziamento, pari al 50% della somma totale concessa, senza poi portare avanti i progetti. Le somme così ottenute sarebbero state immediatamente dirottate verso il pagamento di debiti pregressi o usate per arricchimento personale, in totale violazione delle finalità pubbliche del contributo.

Secondo gli investigatori, lo schema illecito è lo stesso già impiegato per ottenere fondi nazionali, in un’altra indagine che vede lo stesso imprenditore accusato di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e truffe ai danni dello Stato, per un ammontare di circa 1,7 milioni di euro.

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Procedura celere

 

Nell’attività di oggi, condotta in diverse province italiane, compresa la Puglia, i finanzieri hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso in via d’urgenza, colpendo conti correnti e disponibilità riconducibili agli indagati.

Gli inquirenti sottolineano che il sistema di frode si è avvalso di una struttura organizzata capace di predisporre documenti e pratiche amministrative ingannevoli, sfruttando le tempistiche veloci con cui i fondi europei vengono erogati: il primo pagamento avviene, per legge, entro 30 giorni dalla domanda, con il saldo previsto solo dopo la rendicontazione delle spese.

L’operazione è frutto anche della collaborazione tra la Guardia di Finanza e Simest, in sinergia con il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie. Un lavoro congiunto che ha permesso di individuare le anomalie e indirizzare le indagini verso società con segnali evidenti di rischio.

La Procura Europea ha autorizzato la diffusione della notizia per fini di cronaca, ribadendo che, in questa fase, tutti gli indagati devono considerarsi presunti innocenti fino a un’eventuale sentenza definitiva di condanna.





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