Migranti, Flai e Cgil: Bene lo sblocco dei fondi Pnrr per superare i ghetti, ma quasi il 90% dei finanziamenti rischia di andare perso


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«Lo sblocco di una parte dei fondi è un primo segnale positivo, ma del tutto insufficiente rispetto alla gravità della situazione nei ghetti pugliesi. Migliaia di lavoratrici e lavoratori vivono ancora in condizioni indegne, e non possiamo accontentarci di interventi parziali». Antonio Ligorio, segretario generale della Flai Cgil Puglia, e Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia, commentano così lo sblocco parziale dei fondi PNRR per il superamento dei ghetti in cui vivono migliaia di lavoratori migranti, lanciando però l’allarme sul rischio che il 90% dei finanziamenti possa andare perso a causa dei ritardi. 

La notizia arriva da Augusto Santori, funzionario della struttura commissariale per il superamento degli insediamenti abusivi, che ha comunicato la decisione di sbloccare 12 tra i progetti presentati dai Comuni, che prevedono la realizzazione di soluzioni abitative alternative per 700 persone, per un ammontare complessivo di 26 milioni di euro, pari al 13% del totale dei fondi stanziati dal Pnrr.  

“Da mesi chiedevamo che questi fondi, stanziati nel 2022 e ad oggi mai utilizzati, fossero resi disponibili – afferma Ligorio -. Ora però siamo in grande ritardo e il rischio sempre più concreto è che la maggior parte di questa cifra vada persa. Se oggi è arrivata questa decisione è anche grazie alle nostre continue mobilitazioni e iniziative di protesta della Flai e della Cgil come le due iniziative che abbiamo organizzato ad inizio luglio nel foggiano. La visita al ghetto di Borgo Mezzanone insieme ad europarlamentari e membri del sindacato europeo e lo ‘sciopero al contrario’ durante il quale abbiamo riparato la strada dissestata che porta al ghetto di Torretta Antonacci, insieme ai lavoratori che lo abitano. Lo scorso giugno inoltre, proprio da Foggia, è stato lanciato l’appello ‘Mai più ghetti’, sottoscritto da numerose realtà sindacali e associative impegnate nella lotta al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura, tra le quali la Flai e la Cgil provinciale, protagonista nella stesura del documento. Il testo chiedeva alle istituzioni di non vanificare l’opportunità rappresentata dai fondi del Pnrr per il superamento degli insediamenti informali”. 

“Ora però siamo molto preoccupati di fronte al rischio che quasi il 90% dei finanziamenti europei per il superamento dei ghetti possa andare perso. Sarebbe una scelta inaccettabile, della quale le istituzioni coinvolte dovrebbero rendere conto. Continuiamo a chiedere che siano realizzati tutti i progetti presentati dai 37 Comuni coinvolti, a partire da quelli di Manfredonia e San Severo che riguardano i ghetti di Borgo Mezzanone e Torretta Antonacci, i più grandi d’Italia e d’Europa. La nostra mobilitazione non si fermerà nei territori che rischiano di perdere risorse che difficilmente potranno avere di nuovo a disposizione, a partire da quello del foggiano, e a livello nazionale. Chiediamo alle forze politiche, alle parti sociali, alla società civile e alle istituzioni di sostenere insieme a noi questa battaglia. Chiediamo infine una norma ad hoc per affrontare tutti gli aspetti che concorrono al superamento definitivo dei ghetti in tutto il Paese”.

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Per Gigia Bucci il governo “utilizza come sempre il tema immigrazione per creare allarmi e paure sociali ma quando ha a disposizione risorse per dare risposte alle condizioni di marginalità che vivono migliaia di uomini e donne che contribuiscono alla ricchezza del paese, non solo nel settore agricolo, si dimostra incapace di accompagnare progettualità che pure i comuni hanno messo in campo. Quei fondi non possono essere utilizzati pensando solo ad attrezzare campi con moduli abitativi, servono a fare politiche di inclusione, a costruire servizi territoriali di accompagnamento al lavoro e di assistenza sociale e sanitaria. Noi crediamo che serva un deciso cambio di rotta nelle politiche migratorie: vi sono lavoratori che da tempo vivono e lavorano in Italia e vorrebbe uscire dall’invisibilità cui sono costretti da sistemi di sfruttamento e caporalato. Questo sarebbe agire per mettere un freno a marginalità e illegalità. Ma fa più comodo lasciar fare agli sfruttatori e criminalizzare gli sfruttati. Saremo in campo contro queste politiche per una battaglia per i diritti e il lavoro che a partire dagli immigrati deve coinvolgere ogni lavoratore e lavoratrice, per rimettere al centro la qualità del lavoro che deve garantire a tutti condizioni di vita dignitose”.



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