Il tessuto imprenditoriale piemontese cresce, ma con il freno a mano tirato. Il secondo trimestre 2025 si chiude con un bilancio debolmente positivo (+0,45%) per il sistema delle imprese regionali, sostenuto principalmente dai servizi, dal turismo e dalle società di capitale. Un quadro in cui la provincia di Asti compare solo marginalmente nei dati diffusi da Unioncamere Piemonte.
I numeri regionali: crescita lenta ma costante
Tra aprile e giugno 2025 sono nate in Piemonte 5.667 imprese (168 in più rispetto allo stesso trimestre 2024), mentre le cessazioni si sono attestate a 3.782 (181 in meno dell’anno precedente). Il saldo positivo di 1.885 unità porta lo stock complessivo a 419.635 realtà imprenditoriali registrate presso le Camere di commercio piemontesi.
“Il secondo trimestre del 2025 ha mostrato una crescita modesta (+0,45%) della base imprenditoriale piemontese, segnando un miglioramento rispetto al passato”, commenta Gian Paolo Coscia, presidente Unioncamere Piemonte. “Le società di capitale trainano con un +1,01%, mentre le società di persone faticano. È cruciale sostenere le piccole imprese con percorsi di sostegno e accompagnamento”.
Asti: pochi dati per una presenza marginale
Nel corposo rapporto trimestrale, Asti viene citata solo en passant nel paragrafo finale dedicato all’analisi provinciale. La provincia astigiana rappresenta appena il 5,3% del totale delle imprese piemontesi e registra una crescita del +0,41%, leggermente inferiore alla media regionale.
Il dato colloca Asti nel gruppo delle province con “incidenza minore sul totale”, insieme a Vercelli (3,5%), Biella (3,8%) e Verbano-Cusio-Ossola (2,9%). Una posizione che evidenzia il peso relativamente modesto del sistema imprenditoriale astigiano nel contesto regionale, dominato da Torino (52,7% del totale) e Cuneo (15,4%).
L’analisi settoriale mostra un quadro a due velocità. I settori più dinamici sono gli Altri servizi (+0,75%, peso del 31,2%), il Turismo (+0,69%, peso del 7,0%) e le Costruzioni (+0,64%, peso del 15,6%), tutti sopra la media regionale.
Faticano invece settori tradizionalmente importanti come il Commercio (+0,22%, peso del 21,6%) e l’Industria (+0,12%, peso del 9,2%). Continua la lieve flessione dell’agricoltura (-0,07%), settore che rappresenta ancora l’11,0% delle imprese piemontesi.
Il quadro provinciale: Torino e Novara davanti
La graduatoria provinciale vede Torino al comando con un +0,51%, seguita da Novara (+0,50%). Tutte le altre province, compresa Asti, si attestano su tassi di crescita inferiori alla media regionale.
Cuneo, seconda provincia per numero di imprese, cresce del +0,40%, mentre Alessandria registra l’incremento più modesto (+0,29%). Nel gruppo delle province minori, oltre ad Asti (+0,41%), troviamo Vercelli (+0,43%), Biella (+0,33%) e Verbano-Cusio-Ossola (+0,31%).
L’analisi per forma giuridica conferma un “quadro a due velocità”. Le società di capitale si confermano il segmento più dinamico (+1,01%), aumentando il loro peso al 22,6% del totale. Al contrario, le società di persone (19,8% del totale) sono l’unica forma giuridica in lieve contrazione (-0,08%).
Le imprese individuali, categoria più numerosa con il 55,6% del totale, crescono del +0,42%, ma con un’intensità inferiore alla media regionale.
Le sfide future
Come sottolinea il presidente Coscia: “Settori come servizi, turismo e costruzioni sono dinamici, ma dobbiamo rivitalizzare commercio, industria e agricoltura. Il nostro impegno è verso politiche che favoriscano una crescita più diffusa e un ecosistema che incentivi la nascita e la crescita delle imprese nell’intero Piemonte”.
Una sfida che riguarda tutto il territorio regionale, ma che per province come Asti – relegata a una menzione marginale nei dati ufficiali – assume contorni ancora più significativi per rafforzare il proprio peso nel sistema imprenditoriale piemontese.
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