Senza fondi Ue l’agricoltura non regge, la rivolta delle aziende: «Siamo in ginocchio»


Mobilitazione immediata. E un pacchetto di proteste che potrebbero diventare eclatanti. Le associazioni degli agricoltori compatte respingono al mittente l’ipotesi di un taglio del 20% ai fondi europei della Pac (Politica agricola comune) che, nel quadro finanziario pluriennale 2028-2034 presentato nei giorni scorsi dalla presidente Ursula von der Leyen, prevede uno stanziamento di circa 300 miliardi di euro per i 27 Paesi, contro i 386 miliardi dell’esercizio precedente.

Una cura dimagrante che potrebbe avere effetti dirompenti sul territorio. Solo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia la perdita potrebbe essere di oltre 100, 150 milioni l’anno. Soldi indispensabili alla vita delle fattorie e degli allevamenti che a Nord Est rappresentano ancora oggi una fetta importante dell’economia.

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Due i fronti di pressione per evitare la contrazione dei finanziamenti. C’è quello della moral suasion attraverso l’azione della politica, coordinata con Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Cia. Giovedì si è svolto un primo vertice urgente al ministero, domani è prevista a Roma un’assemblea urgente di Coldiretti, alla quale sono stati invitati il vice presidente Ue Raffaele Fitto e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.

Proprio Coldiretti ha dato vita a un’azione coordinata, che ha visto in prima linea i giovani di Verona con il delegato provinciale Riccardo Pizzoli al fianco di Marco De Zotti, rappresentante dei giovani di Coldiretti Veneto che da Bruxelles ha dichiarato: «Siamo qui per difendere il nostro futuro, ma anche quello di tutti i cittadini europei». A sostegno delle proteste dei giovani agricoltori si è detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Federico Caner, che ha criticato un’Europa «che vuole accorpare le risorse per lo sviluppo rurale e quelle per il sostegno al reddito, snaturando la politica agricola comune».

Se il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini parla senza mezzi termini di «disastro annunciato», il numero uno del Veneto Carlo Salvan giudica «inaccettabili i tagli previsti». «La Pac è stata storicamente una delle vere politiche comunitarie in senso pieno – aggiunge Salvan – , fondante dell’Unione europea stessa. La sfida ora è consentire agli agricoltori di continuare a produrre cibo sano e genuino, superando la concorrenza sleale, affrontando il cambiamento climatico e rafforzando la redditività delle aziende. Non è sicuramente il momento di togliere risorse a questo comparto strategico per l’intera società». Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore di Coldiretti Fvg Cesare Magalini.

«Su questa partita – afferma – non arretreremo di un passo, l’agricoltura va difesa senza se e senza ma, con l’unità di intenti delle categorie e della rappresentanza politica. Poi vedremo che tipo di mobilitazioni ci potrebbero essere a livello locale. Anche le Regioni devono darci una mano a difendere il cibo, le colture, il territorio».

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«Siamo pronti a scendere in strada con i trattori – taglia corto il presidente di Copagri Fvg Valentino Targato – . Se a Bruxelles vogliono distruggere l’agricoltura italiana di qualità, le nostre eccellenze, con il taglio del 20% dei fondi sono sulla buona strada. Ma lo impediremo». Concorde anche Confagricoltura con il presidente nazionale Giansanti e quello Fvg Thurn Valsassina.

«La Commissione – sostengono – non è attenta al mondo dell’agricoltura, e non investire significa mettere in difficoltà le produzioni e i cittadini, che non potranno più acquistare prodotti alimentari sicuri e di qualità: è una dichiarazione di guerra».



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