Più mutui a famiglie e imprese. A giugno è ripartita la richiesta


Crescono i prestiti bancari, sia a famiglie che ad imprese: +0,9% a giugno 2025 rispetto ad un anno prima, contro il risicato +0,1% di maggio. Lo certifica il rapporto mensile dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana). Il calo dell’inflazione e l’allentamento della politica monetaria da parte della Bce stanno normalizzando l’andamento dei tassi d’interesse, con una progressiva diminuzione da ottobre 2023. Nella prima parte del 2025, secondo il rapporto mensile Abi, i tassi a breve termine si sono ulteriormente ridotti, non altrettanto per quelli a lungo termine.

A giugno, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è sceso al 3,56% dal 3,66% del mese precedente e dal 5,45% di dicembre 2023; il tasso medio sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni è stato del 3,17%, invariato rispetto al mese precedente e dal 4,42% a dicembre 2023; il tasso medio sul totale dei prestiti, quindi sottoscritti negli anni, è sceso al 4,02% dal 4,08% del mese precedente. A maggio 2025 i crediti deteriorati netti (cioè l’insieme delle sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute) sono leggermente diminuiti a 31,2 miliardi di euro, da 31,3 miliardi di dicembre 2024 (30,5 miliardi a dicembre 2023), molto lontani da quel massimo di 196,3 miliardi nel 2015.

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La raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche, presenta un incremento di 104,5 miliardi tra maggio 2024 e maggio 2025 (9,9 miliardi famiglie, 16 miliardi imprese e il restante agli altri settori, imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione). La raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) a giugno 2025 è risultata in aumento dell’1,0% su base annua, proseguendo la dinamica positiva registrata da inizio 2024 (+3,2% nel mese precedente).

Il credito resta comunque il motore principale del business delle banche, grazie alla risorsa dei tassi di interesse. Secondo l’analisi della Fabi (Federazione Autonoma Bancaria Italiana), dal credito arriva quasi il 60% dei profitti. Gli anni della stretta monetaria da parte delle banche centrali ha portato ad un triennio d’oro per gli istituti di credito italiani che, dal 2022 al 2024, hanno messo a segno utili per oltre 112 miliardi. Un contesto, quello dei tassi d’interesse alti, che ha consentito alle banche di raggiungere l’anno scorso il record di profitti, con un totale aggregato pari a 46,5 miliardi di euro. I numeri da record realizzati dalle banche italiane negli ultimi anni “non sono piovuti dal cielo. Sono il risultato del lavoro quotidiano di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori”, afferma il Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi.



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