Riello, futuro ancora incerto: nessuna garanzia per i 150 dipendenti del sito lecchese


Carrier, proprietaria del gruppo Riello, non ha fornito dettagli sulla cessione annunciata a maggio. Forte preoccupazione per il presidio di Germanedo, centro strategico di Ricerca e Sviluppo con 150 addetti. Sindacati: «Rischio dismissione, servono garanzie». Prossimo vertice il 30 luglio

Riello, ancora nessuna chiarezza sul futuro. Il 15 luglio si è svolto presso la sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy a Roma un nuovo incontro sul futuro del gruppo, controllato da Carrier e in vendita dallo scorso maggio. Il gruppo, che in Italia impiega circa 600 persone, ha nel sito di Lecco una delle sue sedi più strategiche, con 150 dipendenti – in larga parte tecnici e ingegneri dell’area Ricerca e Sviluppo. Ed è proprio la sorte del presidio lecchese a generare le maggiori preoccupazioni.

Anche questa volta l’appuntamento si sarebbe chiuso senza informazioni concrete: «Riteniamo inaccettabile – dichiarano congiuntamente Fiom Cgil Lecco, Fim Cisl Monza Brianza Lecco e Uilm Lario – che Carrier si sia collegata da remoto e che non abbia fornito alcun dettaglio né sull’identità dell’advisor incaricato della vendita né sulle modalità e le garanzie dell’operazione. Non è chiaro quale sarà il perimetro aziendale ceduto né quali siano gli eventuali impegni a tutela degli investimenti e dell’occupazione. Così si rischia una perdita di tempo pericolosa». Non solo: «L l’impressione è che Carrier non sia realmente pronta a mettere sul mercato quel ramo d’azienda, generando quindi il dubbio che gli obiettivi dell’operazione non siano tanto produttivi quanto di carattere speculativo-finanziario», aggiungono le sigle.

La data indicata per la conclusione della procedura di vendita è ancora fine luglio. A pochi giorni dalla scadenza, tuttavia, non esistono conferme ufficiali e cresce la tensione nei territori. A Lecco, il prossimo incontro è fissato per martedì 30 luglio, quando si riuniranno nuovamente sindacati, azienda, Provincia e Comune. L’obiettivo resta quello di aprire un dialogo costruttivo sulla prosecuzione delle attività e sulla tutela occupazionale. Ma il margine per una trattativa vera sembra ancora troppo stretto.

A rendere delicata la posizione dello stabilimento di via Risorgimento è proprio il suo ruolo chiave all’interno della struttura industriale Riello. Non essendo un polo manifatturiero, bensì un centro progettuale e tecnologico, potrebbe risultare sacrificabile in caso di riorganizzazione o accorpamento delle funzioni centrali. «Non ci sono garanzie né impegni concreti – denunciano i sindacati – e se l’acquirente decidesse di depotenziare l’area Ricerca e Sviluppo, Lecco rischierebbe la dismissione».

Lo scenario si inserisce in un contesto già fragile per il settore termoidraulico lombardo, dove negli ultimi anni si sono accumulati segnali di sofferenza. Il timore è che la crisi Riello possa accelerare dinamiche di ridimensionamento strutturale, con conseguenze dirette anche su altri attori della filiera.

Il primo campanello d’allarme era suonato alla fine di maggio, quando Carrier – multinazionale americana proprietaria del marchio – aveva comunicato l’intenzione di vendere Riello, brand storico nella produzione di caldaie e bruciatori, e di affidare la ricerca di un acquirente a un advisor. Una decisione che ha colto di sorpresa lavoratori e istituzioni locali, spingendo le parti a chiedere subito un confronto.

Il 30 giugno si era tenuto un primo incontro istituzionale presso la Provincia di Lecco. Presenti al tavolo: azienda, rappresentanti sindacali, Comune e Provincia. In quell’occasione, i vertici Riello avevano confermato l’avvio della procedura di vendita, ma senza fornire dettagli concreti.

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