di Giovanni Robusti – Sarà uno dei temi di distrazione di massa dell’autunno e a tempi alterni, sino al 2028. Già si sono viste le prima manifestazioni delle organizzazioni datoriali agricole (Coldiretti &C) a Bruxelles. Interventi di istituzioni, soprattutto quelle in campagna elettorale regionale.
Trattasi dell’annuncio da parte della Commissione UE delle linee guida bilancio europeo per il periodo 2028-2034. Prima di cercare di capire cosa abbia fatto infuriare le potenti organizzazioni allineate alla politica attualmente al governo, sarebbe opportuno capire di cosa stiamo parlando.
Per capire faccio riferimento al sito della stessa Unione. Riferimenti: Bilancio – entrate | Unione europea
Come viene finanziato il bilancio dell’UE.
Mettendo in comune le risorse dei paesi europei, il bilancio dell’UE rafforza l’economia e la posizione geopolitica dell’Unione. Migliora la vita dei 450 milioni di persone che attualmente vivono nell’UE.
Il bilancio dell’UE è finanziato in prevalenza dalle seguenti fonti:
- una quota del reddito nazionale lordo di ciascun paese dell’UE, basata sulla sua ricchezza
- i dazi doganali sulle importazioni da paesi extra UE
- una piccola percentuale dell’IVA riscossa da ciascun paese dell’UE
- un contributo basato sulla quantità di rifiuti dovuti agli imballaggi di plastica non riciclati di ciascun paese dell’UE.
Queste fonti sono le cosiddette “risorse proprie” dell’UE, che insieme costituiscono la principale fonte di finanziamento del bilancio dell’UE.
Il bilancio è finanziato anche da altre entrate, come i contributi di paesi extra UE a determinati programmi, gli interessi di mora e le multe, nonché eventuali eccedenze dell’esercizio precedente.
Il bilancio dell’UE si basa sul principio secondo cui le spese devono corrispondere alle entrate, nel senso che ogni anno le entrate devono coprire interamente le spese.
Inoltre, i trattati dell’UE conferiscono alla Commissione europea il potere di contrarre prestiti sui mercati internazionali dei capitali per conto dell’Unione europea. Dal 2021 la Commissione raccoglie fondi sui mercati dei capitali per finanziare il piano per la ripresa post-COVID NextGenerationEU. Il rimborso di queste obbligazioni dell’UE avverrà su un periodo molto lungo, essendo previsto per il 2058.
Sinteticamente vediamo come sono classificate le spese. Riferimenti: Bilancio dell’UE, spesa | Unione europea e anche Headings – European Commission
Insieme al fondo per la ripresa NextGenerationEU, il bilancio 2021-2027 ammonta a circa 2 mila miliardi di euro (anno) a prezzi correnti. Si articola in 7 categorie di spesa:
- Mercato unico, innovazione e agenda digitale (161 miliardi)
- Coesione, resilienza e valori (1.203,2 miliardi)
- Risorse naturali e ambiente (419.9 miliardi)
- Flussi migratori e gestione delle frontiere (25,7 miliardi)
- Sicurezza e difesa (14,9 miliardi)
- Vicinato e resto del mondo (110,6 miliardi)
- Pubblica amministrazione europea (82.5 miliardi)
Il mondo agricolo viene finanziato dalla risorsa 3, la seconda risorsa per importanza nel bilancio. Non tragga in inganno il titolo “risorse naturali e ambiente”. Già dal secolo scorso è stata adottata questa definizione affinché il popolino non si infuriasse. Perché un conto e dire finanziamento agricolo altro e dire finanziamento ambientale e risorse naturali. Suona molto meglio visto che, chi paga non è chi riceve. In agricoltura non si pagano le tasse sulla base del reddito, dell’utile o dei contributi.
La coesione, alla categoria 2, sono “fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) sono i principali strumenti finanziari della politica regionale dell’Unione europea il cui scopo è quello di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale riducendo il divario fra le regioni più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo (art. 174 TFUE)” che sono fruibili solo da alcuni paesi “Il Fondo di coesione è riservato agli Stati membri il cui reddito nazionale lordo pro capite è inferiore al 90 % della media dell’UE. Nel periodo di programmazione 2021-2027 il Fondo di coesione ha fornito assistenza a 15 Stati membri: Bulgaria, Cechia, Cipro, Croazia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.”
Questo sino al 2027. Nel 2028 si propone di cambiare le regole. E’ una proposta perché il tutto dovrà passare dal Parlamento Europeo con una mediazione. E il termine mediazione non è casuale per le regole europee. Sarebbe troppo lungo entrare nel merito ma basti assumere che l’unica strada è mediare. Non può essere un NO e basta. E non sarà un SI e basta. Quindi il cambiamento ci sarà. Forse più morbido. Non nel merito vero della proposta. Stante la maggioranza in Parlamento UE e il peso dei paesi centro nord europei meno critici verso questa rivoluzione.
La presidente von der Leyenha dichiarato: “Il nostro nuovo bilancio a lungo termine contribuirà a proteggere i cittadini europei, a rafforzare il modello sociale europeo e a far prosperare la nostra industria europea. In un momento di instabilità geopolitica, il bilancio consentirà all’Europa di plasmare il proprio destino, in linea con la sua visione e i suoi ideali. Un bilancio che sostenga la pace e la prosperità e promuova i nostri valori è lo strumento migliore che possiamo avere in questi tempi incerti.”
Nella proposta di bilancio presentata dalla Commissione per il 2028/2034, c’è una dirompente e rivoluzionaria novità: accorpare il fondo “agricolo” 3 al fondo coesione 2. Oltre ad inserire una corposa apertura a finanziamenti nazionali o regionali anche per l’agricoltura (attualmente non previsti né consentiti).
Tra le righe traspare in modo evidente anche l’intenzione di spostare le risorse, i soldi, dall’aiuto diretto agli agricoltori (1°pilastro) al supporto di azioni specifiche, investimenti (2° pilastro).
Il che vuol dire, dare meno soldi a pioggia e aumentare i soldi per progetti operativi e soprattutto cofinanziati: se fai ti aiuto, se non fai niente non ti do niente. Un do ut des.
Apriti o cielo. Sono immediatamente iniziate le sollevazioni, i coinvolgimenti dei politici, le proteste con bandiere davanti alla Commissione a Bruxelles. Lasciate passare l’estate e vedrete che, complici anche le elezioni regionali autunnali, se ne sentirà parlare, gridare, strapparsi i capelli ovunque.
Ma di quanti soldi stiamo parlando per la PAC. Mal pesati il valore del PNRR italiano ma anno dopo anno. In soldoni, a media europea, siamo vicini al 30% del reddito agricolo.
In Italia la media è leggermente inferiore ma con palesi diversità regionali. Si passa da quasi il 50% in Calabria al 20 scarso in Lombardia. Senza entrare nel merito dell’analisi di qualche esperto che sostiene che l’80% degli aiuti alla fine ricadono sul 30% delle aziende. I soldi, vanno dove ci sono già.
La Lega NORD di Bossi già dagli anni 90 fece di tutto, comprese azioni forti del ministro Maroni, per avere gli elenchi dei percettori PAC con relativi importi, trattandosi di soldi pubblici. Ma non c’è stato nulla da fare, almeno in Italia. Chi prende la PAC non vuole metterci la faccia. Forse si vergogna?
Ma quali sono le paure e gli spaventi che agitano il mondo agricolo di oggi sulla proposta di bilancio 2028?
Credo sinteticamente 3:
- perdere un capitolo di bilancio specifico per condividerlo con un capitolo più grande. Vuol dire che la definizione della politica agricola non passa più dal Ministero Agricolo ma viene inserita nelle competenze della Presidenza del Consiglio dove risiede il dipartimento per le politiche di coesione. Vuol dire perdere un monopolio che le organizzazioni agricole hanno da secoli. Vuol dire diventare la cenerentola di un potere più grande e che può imporre decisioni. Vuol dire che un ministero, cancellato da un referendum nel secolo scorso, potrebbe adesso cambiare la pelle, se non la faccia.
- Vedersi ridurre l’aiuto diretto per passare ad aiuti più mirati e che soprattutto supportati da una fetta di contribuzione del bilancio nazionale. Sino a oggi i soldi della UE, criticati e insultati, sono sempre stati graditi, buoni e soprattutto certi. Una quota non indifferente di integrazione nazionale va legata al bilancio nazionale. Che se è nazionale tedesco ha un valore, se italiano un altro.
- Passare dalla padella alla brace nei vincoli ai finanziamenti. Perché saranno si bandite le parole green ma non i fatti green. L’aiuto diretto ha pochi vincoli. Il cofinanziamento in progetti concreti ne ha molti di più. La sensibilità green della UE non è, e non sarà, influenzata solo dai paesi mediterranei (notoriamente più morbidi sul tema) ma anche e soprattutto da quelli nordici e centro europei. Che in un bilancio che accorpa agricolture a coesione pesano molto di più.
Come finirà? Presto per dirlo ma credo male per chi protesta oggi. Bene per una agricoltura capace di competere con le sfide di mercato e ambientali che saranno sempre di più pesanti. Dazi, cambiamento climatico sono fatti non parole. Vedremo un’Italia sempre più divisa tra nord e sud, tra aziende che fanno impresa e soggetti che vivono di rendita. Purtroppo la Lega NORD, nata per evidenziare queste differenze, è … defunta.
Bene per la Commissione che con questa mossa scarica sui paesi membri responsabilità decisionali su un tema caldo e delicato. Da sempre si è visto la Commissione UE prendersi gli sputi in faccia e i paesi membri, componenti della stessa Commissione, nascondere la mano. Domani sarà più complicato evitare gli sputi nazionali.
E per finire, sarà sempre più difficile per i MAGA nostrani, italici in particolare, mantenere un minimo di coerenza nel tempo. Ma qui sconfiniamo nel patetico e mi fermo.
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