“Disinnescare i rischi di dazi e protezionismo”


“Occorre disinnescare i rischi dei dazi e del protezionismo che rischiano di avere effetti pesanti sull’economia, sulle imprese e sulle famiglie. Occorre più dinamismo, semplificando, non abolendo le norme europee e italiane”. E le banche in questo contesto complesso restano un punto fermo importante. Lo ha ribadito ieri a Milano Antonio Patuelli, presidente dell’Abi e del Gruppo La Cassa di Ravenna, nel corso dell’assemblea annuale dell’Associazione bancaria italiana. “Viviamo indescrivibili preoccupazioni per i conflitti in Europa e in Medio Oriente, i più gravi dopo la seconda guerra mondiale. Ha ragione Papa Leone XIV che occorre disarmare le parole” ha detto Patuelli. In particolare, ha sostenuto, “occorre riesaminare i fattori economici per favorire più cospicui e stabili investimenti produttivi del risparmio e degli utili delle imprese. Concordiamo con il presidente di Confindustria Orsini: o viene potenziata l’Ires premiale, o viene ripristinata l’Ace per patrimonializzare e incrementare gli investimenti delle imprese”. Tutto questo in un contesto in cui “vi è più offerta di credito, con grande concorrenza da parte delle banche: le famiglie stanno incrementando gli investimenti soprattutto nella casa, mentre innanzitutto le incertezze internazionali rallentano le scelte di investimenti delle imprese che evidenziano elementi di ripresa in varie regioni italiane. E rinnovate garanzie possono incoraggiare nuovi investimenti delle imprese”. Per Luigi Einaudi, come ha ricordato Patuelli, “la pianta della concorrenza non nasce da sola, non è un albero secolare che la tempesta furiosa non riesca a scuotere; è un arboscello delicato il quale deve essere difeso con affetto contro le malattie dell’egoismo e degli interessi particolari e sostenuto attentamente contro i pericoli che d’ogni parte del firmamento economico lo minacciano”. E la concorrenza va sviluppata e tutelata sempre, anche fra banche e attori finanziari non tradizionali che debbono applicare identiche normative. In questo senso, occorre far progredire l’Unione bancaria europea, bloccata per un decennio da discussioni sulla garanzia europea sui depositi e di connessi limiti alla detenzione del debito pubblico da parte delle banche. “L’Unione bancaria europea deve passare rapidamente – ha sostenuto Patuelli – dalla prevalente Unione di Vigilanza, all’Unione anche delle regole societarie, del mercato, del risparmio e degli investimenti”. E la semplificazione deve iniziare dall’armonizzazione normativa tra gli Stati membri, “evitando che gli operatori attivi su più mercati debbano confrontarsi con regole diverse. Nel settore bancario l’obiettivo deve essere la predisposizione di un corpus normativo coerente a livello europeo, fondato su un Testo unico valido in tutti i paesi”. L’accelerata modernizzazione bancaria, pur in presenza sempre di qualche criticità, ha reso “più efficienti, competitive e redditizie le banche, pur gravate da tassazioni appesantite dalle cospicue addizionali Ires e Irap”. Banche che sono un presidio fondamentale dei territori e “non precedono, ma seguono, i flussi di popolazione e di attività economiche”. In questo senso, ha concluso, “occorre che le Istituzioni europee, statali e regionali investano sullo sviluppo sostenibile nelle zone meno popolate, ne incentivino il ripopolamento e le modernizzazioni”. Alla relazione del presidente Patuelli sono seguiti gli interventi del governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta e del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Giorgio Costa

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