C’è crescita, ma non abbastanza. C’è occupazione, ma resta il divario. C’è innovazione, ma è ancora timida. Il quadro che emerge dal rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia siciliana è quello di una regione che prova a rialzarsi, trainata da alcuni settori dinamici, ma che continua a scontare ritardi strutturali e zavorre storiche. Ecco cosa dice, e cosa racconta, il rapporto di Bankitalia sull’economia siciliana sulla base dei dati 2024.
Un quadro d’insieme in chiaroscuro
Nel 2024 l’economia siciliana è cresciuta dell’1,3%, più del Mezzogiorno e dell’Italia nel complesso. Ma non basta. La Sicilia, infatti, non ha ancora recuperato i livelli di attività economica pre-crisi del 2008, a differenza del resto del Paese. Le cause? In primis, il calo demografico: meno popolazione, meno forza lavoro, meno consumi. E poi una produttività del lavoro che cresce poco, troppo poco.
La ripresa post-Covid ha mostrato segnali incoraggianti: dal 2019 al 2023 il valore aggiunto è cresciuto del 10%, soprattutto grazie all’aumento dell’occupazione. Ma la crescita resta fragile: l’agricoltura ha subito un duro colpo per la siccità, le esportazioni sono calate (soprattutto quelle petrolifere), mentre turismo e costruzioni trainano ancora l’economia. Le startup ci sono, ma poche, anche se più orientate alla brevettazione.
Imprese tra segnali positivi e incertezze
Il 2024 per le imprese è stato un anno di luci e ombre. L’agricoltura ha sofferto, ma ha retto grazie agli aiuti comunitari. L’industria ha mostrato buona tenuta, con il 70% delle aziende che ha chiuso l’anno in utile. Ma il futuro è incerto: quasi il 60% delle imprese prevede di ridurre gli investimenti nel 2025.
Le costruzioni restano uno dei pochi settori in piena espansione, trainate dal PNRR e dagli appalti pubblici. Il mercato immobiliare è stabile, con una timida ripresa delle compravendite. Anche il turismo continua a crescere, sostenuto dalla domanda estera: +5,1% di presenze, +10,3% di traffico aereo. Ma i servizi, in generale, stanno rallentando.
Male le procedure fallimentari, in aumento. E le startup innovative restano poche, soprattutto perché l’economia regionale è poco propensa all’innovazione. Tuttavia, quando ci sono, funzionano: brevettano di più e si rafforzano nel tempo.
Lavoro: più occupati, ma tanti giovani ancora fermi
Buone notizie sul fronte occupazionale: nel 2024 il tasso di occupazione in Sicilia è salito al 46,8%, con una crescita del 4,6% degli occupati, più del doppio della media italiana. Ma resta un abisso rispetto al resto del Paese. A trainare sono i lavoratori con qualifiche elevate, segno di una trasformazione (lenta) della struttura produttiva.
L’intelligenza artificiale fa capolino: solo il 17% delle imprese siciliane ne fa uso, contro il 27% della media nazionale. Ma la sua diffusione è destinata a crescere, e il mercato del lavoro dovrà adattarsi.
La disoccupazione cala, ma resta altissima: 13%, il doppio della media italiana. I giovani NEET (che non studiano e non lavorano) sono ancora il 30%: un dato migliorato rispetto al passato, ma drammaticamente alto. La formazione universitaria si rafforza, ma continua la fuga degli studenti verso gli atenei del Nord.
Famiglie: consumi in ripresa, redditi ancora bassi
Il reddito delle famiglie è cresciuto del 3,2% nel 2024, mentre l’inflazione è scesa allo 0,8%. Tradotto: più potere d’acquisto, anche se il reddito medio in Sicilia resta un quarto più basso rispetto alla media nazionale. I consumi, però, sono tornati a crescere (+1,4%), superando la media italiana.
Le misure di sostegno sociale hanno avuto un impatto significativo: oltre 156mila domande accolte per l’Assegno di Inclusione, quasi 600mila famiglie hanno beneficiato dell’Assegno Unico per i figli. E si aggiungono i nuovi aiuti previsti per il 2025: bonus bollette e contributo regionale una tantum.
Sul fronte dei mutui e del credito al consumo, si registra una ripresa. L’accessibilità alla casa è migliorata grazie al calo dei tassi, e il debito delle famiglie resta contenuto rispetto al reddito.
Credito: meno prestiti alle imprese, più alle famiglie
Nel 2024, i prestiti alle imprese sono calati, mentre quelli alle famiglie sono aumentati. Le imprese hanno preferito autofinanziarsi, anche a causa del costo ancora elevato del credito, che in Sicilia resta più alto rispetto alla media nazionale. I prestiti sindacati, utilizzati per grandi operazioni finanziarie, sono ancora poco diffusi.
La qualità del credito è peggiorata, in particolare nei servizi. I crediti deteriorati restano elevati, così come la rischiosità dei prestiti immobiliari commerciali. Tuttavia, il risparmio finanziario delle famiglie è tornato a crescere.
Finanza pubblica: più spesa corrente, ritardi sul PNRR
Gli enti locali siciliani hanno aumentato la spesa corrente, ma quella in conto capitale è calata, pur restando alta. Il PNRR ha assegnato alla Sicilia 12,3 miliardi di euro: una cifra importante, ma l’attuazione procede a rilento. Solo la metà delle gare aggiudicate ha visto l’avvio effettivo dei lavori.
La raccolta differenziata è migliorata (55%), ma resta sotto la media nazionale, con Palermo fanalino di coda d’Italia (16%). I costi del servizio rifiuti sono ancora troppo alti.
Bilanci pubblici: meno debiti, ma restano disavanzi
Il disavanzo della Regione è sceso da 4 miliardi a 900 milioni. Un miglioramento, ma non basta. Più della metà dei Comuni siciliani è ancora in disavanzo e molti faticano a riscuotere le entrate. Il debito complessivo degli enti locali è calato, ma resta elevato: quasi 10 miliardi di euro.
Le agenzie di rating, però, iniziano a premiare la Regione Siciliana, con giudizi più positivi. Un segnale da non sottovalutare.
In sintesi, la Sicilia mostra segnali di vitalità, ma serve una spinta strutturale su innovazione, formazione e capacità di spesa pubblica. Non bastano i numeri in crescita se restano i divari, le fragilità e i ritardi cronici. Serve visione, coraggio e continuità.
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