L’Appennino riparte dopo il terremoto. Già create cinquecento nuove imprese


I numeri, anche se declamati senza enfasi, sono quelli di un piccolo miracolo economico. O, se si preferisce, di una rinascita che cammina su gambe sempre più robuste: nel Cratere, devastato dal sisma del 2016, ci sono cinquecento nuove imprese. E quasi la metà di queste sono start up con una forte contenuto di innovazione.

Sono questi i dati forse più sorprendenti del Rapporto sulla ricostruzione, presentato ieri a Roma dal Commissario straordinario Guido Castelli (in foto), e con lui dal Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.

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Il terremoto ha colpito un’area grande ottomila chilometri quadrati, a cavallo di quattro regioni e dieci province, e ora proprio in quelle terre si osserva una dinamica che lascia ben sperare per il futuro. Scintille di vitalità, i contributi del programma NextAppennino, finanziamenti prevalentemente erogati a piccole e medie imprese che rinnovano i macchinari, aggiornano le tecnologie, rifanno g,i stabilimenti e se la giocano con le leggi del mercato. Edilizia. Alimentare, con formaggi e salumi in vetrina. Artigianato di qualità. Tutta la filiera del legno con un progetto ambizioso che punta all’arredo, o meglio al mobile e alla bioedilizia, poi al pellet con importanti ricadute per l’approvvigionamento energetico. Sono ben millequattrocento le imprese che hanno ricevuto i soldi di NextAppennino e ciascuna ha una storia da raccontare.

Dalle cucine Lube, fiore all’occhiello del made in Marche, al laboratorio abruzzese che riprende la tradizione degli arrosticini e prova a trasformarla in un brand di successo.

Sfide in un pezzo del Paese che soffriva e soffre ancora, come buona parte dell’Italia interna, in bilico fra declino e spopolamento.

Invece, come sottolinea Castelli, le cifre dei primi cinque mesi del 2025 sono incoraggianti: il Pil cresce di 3,8 miliardi e l’occupazione sale di 18 mila unità. Una start up di Ascoli Piceno, Intelligenza aumentata, si inventa una famiglia di undici robot e uno di loro, Johnny, diventa celebre perché intrattiene i bambini dal pediatra e dal dentista allontanando con le sue domande empatiche la paura. Uno chef di talento, Enrico Mazzaroni, riapre il vecchio ristorante devastato nello stesso borgo sperduto, Montemonaco, e conquista la stella Michelin. l turismo non è più solo quello delle pensioni sulla costa ma va ad esplorare la montagna e offre una rete strepitosa di cammini che riprendono le antiche vie dei santi e dei pellegrini in alcune delle zone più suggestive del Paese.

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Di più, a Sellano, a metà strada fra Foligno e Spoleto, si inaugura un ponte tibetano che rivitalizza un villaggio altrimenti condannato da statistiche impietose. “Il lavoro sin qui svolto – spiega Castelli – va nella direzione che tutti auspicavamo. I segnali che giungono sul fronte della crescita economica e dell’occupazione sono molto incoraggianti e di vitale importanza”.

Insomma, se altri terremoti sono passati alla storia nel bene o nel male per i tempi della ricostruzione, dal Friuli all’Irpinia. Questo diventa lo spunto per una grande operazione economica, culturale e antropologica: si dà l’addio a vecchi format assistenzialistici, si inietta liquidità nel tessuto delle aziende, si inverte la logica che schiacciava i borghi nel confronto con le grandi città.

Oggi le infrastrutture, le reti digitali e i centri di ricerca possono fare la differenza. Per questo Castelli ha chiamato a raccolta tutte le università dell’Italia centrale.

Come c’è un modello Caivano per le aree disagiate del Paese, avanza ora un modello NextAppennino, battistrada per tante zone d’Italia rimaste ai bordi dello sviluppo. Ma con la dote di un patrimonio importante da dissotterrare.



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