Quasi 200 organizzazioni, tra cui oltre 150 aziende e investitori, hanno lanciato un appello congiunto ai responsabili politici dell’Ue perché preservino i fondamentali del quadro normativo europeo sulla finanza sostenibile. La dichiarazione congiunta coordinata dal Forum europeo per gli investimenti sostenibili (Eurosif) e altre sigle (Iigcc, Pri, Clg Europe, Gri, E3G) è stata firmata tra gli altri dall’assicuratore Allianz, dalla società madre di Ikea Ingka Group, dalla compagnia energetica francese Edf, dalla multinazionale olandese Signify e dal gigante finlandese delle telecomunicazioni Nokia, nonché Vattenfall, Nordea, La Banque Postale Asset Management e Triodos Bank. La dichiarazione arriva mentre Parlamento e Consiglio europei stanno considerando modifiche al quadro normativo sulla sostenibilità dell’Ue che indebolirebbero ulteriormente le regole di rendicontazione “verde” rispetto alla prima proposta di semplificazione normativa (Omnibus I) della Commissione.
I firmatari avvertono che mantenere gli elementi centrali della Direttiva sui rapporti di sostenibilità aziendale (Csrd) e della Direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale (Csddd) è fondamentale per riorientare i flussi di capitale verso tecnologie e settori del futuro, in linea con gli obiettivi del Clean Industrial Deal. Un appello simile era stato lanciato a fine maggio da un nutrito gruppo di economisti.
“Promuovendo trasparenza e condotta aziendale responsabile, queste regole favoriscono competitività e crescita, oltre alla creazione di valore a lungo termine e ai conseguenti rendimenti per gli investitori. Le aziende che implementano le regole di sostenibilità dell’Ue hanno maggiori probabilità di essere più resilienti, meglio preparate per le sfide e le opportunità legate alla sostenibilità, e più capaci di comunicare questi fattori agli investitori e ad altri stakeholder finanziari”, evidenzia la dichiarazione, avvertendo che aziende e investitori “hanno bisogno di un ambiente politico chiaro e stabile per contribuire agli obiettivi dell’Ue per un’economia competitiva e sostenibile” e che mantenere gli elementi centrali delle regole di finanza sostenibile è “necessario per fornire la trasparenza e la certezza necessarie” per coniugare crescita e decarbonizzazione.
Nello specifico, la dichiarazione evidenzia come la posizione al vaglio del Parlamento e l’accordo adottato dal Consiglio potrebbero imporre limiti ancora più drastici alle disposizioni della Csrd e della Csddd rispetto a quanto proposto dall’esecutivo Ue. Le capitali europee ora suggeriscono di limitare il requisito Csrd per i rapporti di sostenibilità alle aziende con più di 1.000 dipendenti e 450 milioni di euro di fatturato netto, andando a coprire solo 11.700 aziende europee rispetto all’ambito originale della Csrd che copriva 43.000 aziende. Inoltre l’Eurocamera sta considerando di alzare la soglia alle aziende con oltre 3.000 dipendenti, il che significa limitare l’applicazione a 3mila realtà. Infine, il Consiglio intende riservando l’onere di condurre due diligence per abusi ambientali e diritti umani solo alle aziende sopra i 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di fatturato.
La dichiarazione congiunta chiede ai responsabili politici di puntare a una semplificazione mirata che garantisca efficienza ed efficacia delle regole Ue, salvaguardando al contempo elementi chiave come la rendicontazione della doppia materialità su tutti i temi ambientali, sociali e di governance, un raggion di applicazione della Csrd che copra le aziende con oltre 500 dipendenti, flessibilità nello scambio di informazioni della catena del valore, un requisito di adottare e implementare piani di transizione climatica credibili e la due diligence basata sul rischio sotto la Csddd.
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