Quota 100 pesa sulle casse dello Stato: spesa previdenziale in aumento per 18 anni


In Italia, la spesa per le pensioni continuerà a crescere per almeno altri 18 anni, fino al 2043. Il peso del sistema previdenziale sulle finanze pubbliche aumenterà progressivamente, con un impatto significativo anche a lungo termine. A incidere su questo andamento è in particolare la misura di “Quota 100”, introdotta dal governo gialloverde, che continua a sollevare interrogativi sulla sostenibilità complessiva del sistema.

È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento della Ragioneria generale dello Stato, secondo cui, dopo il 2043, la spesa pensionistica comincerà lentamente a diminuire, ma il calo sarà graduale. Solo nel 2060 si prevede che il costo delle pensioni scenda al di sotto del 14% del PIL.

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Il sistema pensionistico italiano è complesso e sottoposto a numerosi interventi correttivi fin dal 1992. Le politiche attuali si concentrano su soluzioni di breve periodo, spesso per evitare misure impopolari come l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Secondo la normativa vigente, a partire dal 2027 l’età per la pensione dovrebbe aumentare di tre mesi. Tuttavia, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha già fatto sapere che intende “sterilizzare” l’aumento, rinviandolo con tutta probabilità alla prossima legislatura.

Il nodo principale resta quello della sostenibilità economica: la spesa per le pensioni grava su un debito pubblico che ha superato il 145% del PIL, mentre la crescita economica nel 2024, secondo le previsioni, dovrebbe restare al di sotto dell’1%. A peggiorare lo scenario, le stime dell’Istat indicano che entro il 2040 il numero di lavoratori attivi in Italia diminuirà di circa 5 milioni. Una simile contrazione della forza lavoro rischia di compromettere ulteriormente la crescita economica del Paese.

In questo contesto, il tema dell’immigrazione assume un’importanza strategica. Nel 2023 solo 9.528 lavoratori stranieri regolari hanno ottenuto un permesso di soggiorno, a fronte di oltre 127 mila posti disponibili. Il governo ha approvato un nuovo decreto flussi che prevede l’ingresso di 450 mila immigrati regolari nel triennio 2024-2026, ma le lungaggini burocratiche continuano a ostacolare la riuscita di molte domande.
Secondo Bankitalia, le attuali politiche migratorie risultano più favorevoli ai ricongiungimenti familiari che non all’ingresso di manodopera. La complessità della normativa, risalente in larga parte agli anni ’90, unita alla frammentazione delle competenze tra le diverse amministrazioni, scoraggia ulteriormente l’ingresso di lavoratori stranieri.

A livello europeo, l’Eurostat prevede che entro il 2035 la popolazione in età lavorativa (15-74 anni) diminuirà in Italia, resterà stabile in Paesi come Francia e Paesi Bassi, e aumenterà in Spagna.

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In risposta a queste dinamiche, l’ex ministro Graziano Delrio, oggi presidente della Commissione bicamerale sull’Immigrazione, ha proposto una semplificazione delle procedure di ingresso, ispirata ai modelli adottati in Canada e Australia. L’idea è quella di introdurre un sistema di sponsorizzazione da parte delle aziende che cercano personale.

Sul fronte previdenziale, intanto, il presidente dell’Inps Gabriele Fava ha recentemente dichiarato che il sistema pensionistico italiano è “sostenibile” e che “il sistema regge”. Nonostante le incerte prospettive demografiche, l’Inps ritiene che le fondamenta siano ancora solide. Proprio per questo, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha avanzato l’idea di utilizzare il “tesoretto dei Tfr” custodito dall’Inps presso il conto di Tesoreria, per rafforzare le pensioni future dei lavoratori, sia giovani che meno giovani.
Durigon ha precisato che non si tratta di proporre una “banca Inps” o di ripetere esperimenti fallimentari come FondInps. Tuttavia, i fondi accantonati – lasciati dai lavoratori alle aziende e successivamente trasferiti all’Inps – potrebbero essere utilizzati per generare rendite, con l’obiettivo di consentire alle persone di lasciare il lavoro in anticipo. Al tempo stesso, ha chiarito che dirottarli verso i fondi pensione complementari metterebbe a rischio l’equilibrio finanziario dell’Inps e dello Stato.

Gloria Giovanditti



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