Il ‘nuovo’ Pd di Zerbini: “Basta programmi preconfezionati. Serve credibilità”


È fresca di elezione, ma non perde neanche un minuto in festeggiamenti che possano rallentare il lavoro che la aspetta. Giada Zerbini, eletta nuova segretaria del Pd da neanche ventiquattr’ore, è più determinata che mai a riprendere le redini del partito dopo l’impasse iniziata dal giugno dello scorso anno.

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Cosa rappresenta assumere la guida della Segreteria del Pd in un momento come questo?

“Il verbo che meglio risponde a questa domanda è uno: lavorare. Lavorare, e ancora lavorare. C’è tanto da fare, c’è da recuperare una serie di rapporti, ma soprattutto occorre tornare ad ascoltare le esigenze della città. In poche parole, assumere questo ruolo adesso rappresenta la sfida numero uno: tornare ad essere credibili”.

Cosa è successo nel frattempo all’interno del partito, soprattutto dopo le ultime amministrative e la scelta dei cittadini di riconfermare la fiducia a Fabbri?

“Sicuramente il partito ha avuto una lezione dalla quale ha imparato molto. Ciò che è successo è servito per rielaborare risposte interne, in modo che poi possano essere tradotte anche all’esterno. Si sono pian piano riavvicinate tante persone e c’è stato un ottimo segnale di ripresa della partecipazione. Il partito è vivo ed è pronto a tornare sulla scena”.

Cosa l’ha spinta a promuovere la sua candidatura?

“La cosa bella e curiosa è che la mia candidatura non nasce dalla mia figura: è stato un progetto collettivo e partecipato, che pian piano si è allargato e si è contaminato, arrivando alla mia candidatura come conseguenza spontanea di una condivisione più ampia”.

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Una dinamica in linea con i principi di discontinuità e partecipazione dal basso su cui ha più volte posto l’accento…

“Esattamente. Sta prendendo forma un modo di fare politica diverso, che è ciò a cui punto: quello dell’orizzontalità. Dobbiamo sentirci tutti ingaggiati e allineati. Il congresso è solo la prima tappa di un partito che deve sentirsi unito. La chiave è la partecipazione”.

Quali sono i temi sociali prioritari per la comunità ferrarese, dai quali ripartire?

“I temi sono tanti, ma ce n’è uno su tutti che è particolarmente in sofferenza: quello del lavoro. Anche perché dal lavoro poi discende tutta una serie di altre tematiche come il diritto alla casa, la sostenibilità, l’abitare, e tanto altro. Ma la coesione sociale e la visione di sviluppo in questo senso passa necessariamente dal lavoro”.

E quali invece gli errori da evitare e non ripetere, per riconquistare un elettorato più ampio?

“Non possiamo più permetterci di essere autoreferenziali. Basta programmi preconfezionati: sono esperienze da evitare, gli elettori ci hanno già dato risposte chiare di fronte a questo tipo di approccio. I cittadini hanno bisogno di vederci presenti, di risposte concrete a problemi concreti”.

La sua è stata una ‘sfida a due’ contro Leonardo Uba. Quali sono i rapporti fra voi?

“Sono quelli che caratterizzano un partito unito. Conclusa l’assemblea, siamo pronti a collaborare, convergere, e a coinvolgerci a vicenda”.



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