Povertà in Italia. Caritas, aumentano i working poor e gli anziani fragili. Casa e sanità tra le emergenze


La povertà in Italia è peggiorata nell’ultimo decennio e sta cambiando volto. Si tratta di un fenomeno sempre più radicato, cronico e multidimensionale, che colpisce lavoratori, famiglie e anziani. Il problema abitativo è oramai una crisi strutturale, insieme a quello sanitario: molte persone costrette a rinunciare alle cure mediche a causa dei costi o delle lunghe liste d’attesa. Una persona su dieci vive in stato di povertà assoluta. A fronte di questa situazione la rete Caritas continua a dare risposte: nel 2024 sono state almeno 277.775 le persone (e rispettivi nuclei familiari) che si sono rivolti a Centri di ascolto, mense, empori solidali ed altri servizi per chiedere un aiuto concreto, con un incremento del 3% rispetto al 2023 e del 62,6% rispetto al 2014. Nello stesso anno sono state erogate oltre 5 milioni di prestazioni, con una media di circa 18 interventi ogni assistito. Se un tempo l’emergenza riguardava principalmente i disoccupati, oggi il fenomeno dei “working poor” (lavoro povero) incide profondamente sul tessuto sociale, con il 30% degli occupati che fatica ad arrivare a fine mese. Una tendenza che si affianca a un altro segnale allarmante: l’aumento delle richieste di aiuto da parte degli over 65, raddoppiati in dieci anni, dal 7,7% nel 2015 al 14,3% nel 2024. Sono alcuni dei dati che emergono dal Report statistico 2025 “La povertà in Italia” di Caritas italiana, presentato oggi a Roma insieme al Bilancio sociale 2024.

Povertà in Europa e in Italia. Nel 2024 secondo i dati Eurostat, il 21% della popolazione europea (93 milioni di persone) è a rischio povertà o esclusione sociale. In Italia, la situazione è ancora più grave: il 23,1% della popolazione vive in condizioni di vulnerabilità economica, in aumento rispetto al 22,8% del 2023. È il settimo Paese in Europa per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale. I dati Istat rilevano quasi 5,7 milioni di italiani (pari a 2,2 milioni di famiglie) in povertà assoluta.

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In 10 anni aumento vertiginoso delle persone accompagnate, soprattutto al Nord. Negli ultimi dieci anni, la povertà in Italia ha subito un incremento allarmante, diventando sempre più strutturale. I dati raccolti dalla rete Caritas evidenziano un aumento del 62,6% delle persone accompagnate dal 2014 ad oggi, con una crescita particolarmente marcata nel Nord (+77%) e nel Mezzogiorno (+64,7%). Dati che riflettono l’effetto delle crisi economiche degli ultimi anni, dalla crisi finanziaria del 2008, alla pandemia da Covid-19, fino alle recenti tensioni commerciali internazionali e conflitti. Le famiglie continuano a rappresentare la maggior parte degli assistiti: il 63,4% dei nuclei ha figli minori. Il livello basso di istruzione continua ad incidere sul rischio povertà.

Profilo degli assistiti: un’Italia sempre più multiculturale. Delle 277.775 persone accompagnate dalla Caritas, il 56,2% è di nazionalità straniera, il 42,1% è italiano. La componente immigrata è in lieve calo, principalmente per la riduzione degli ucraini, passati da 22.000 nel 2022 a circa 10.000. Gli assistiti provengono da 180 Paesi diversi, con il 46,9% dall’Africa, il 26,9% dall’Europa, il 13,9% dalle Americhe e il 12,4% dall’Asia. I primi dieci Paesi di provenienza sono Marocco, Perù, Romania, Ucraina, Nigeria, Tunisia, Albania, Senegal, Egitto e Pakistan.

In aumento l’età media. Nel 2024, l’età media delle persone assistite dalla rete Caritas ha raggiunto 47,8 anni, segnando un progressivo invecchiamento della popolazione in condizioni di fragilità. Nel 2022 l’età media si attestava a 46 anni. Mentre l’età media degli immigrati è di 42,9 anni, quella degli italiani sale a 54,6. Un dato significativo riguarda gli over 65, la cui presenza tra i beneficiari della Caritas è raddoppiata rispetto al 2015, passando dal 7,7% al 14,3%. Tra gli italiani, la crescita è ancora più marcata, raggiungendo il 24,3%.

L’impatto dell’inflazione: caro vita e salari. Nonostante l’inflazione nel 2024 sia rallentata (+1% rispetto ai picchi del 2022-2023), il costo della vita rimane elevato. I prezzi di beni essenziali come gli alimentari (+2,4%) e l’istruzione (+2,9%) continuano ad aumentare, mentre quelli dell’energia sono saliti del 12,7%. Questo ha avuto effetti diretti sulle fasce più vulnerabili, con una erosione del potere d’acquisto: dal 2019 al 2024, le retribuzioni reali in Italia sono diminuite del 4,4%, e dal 2008 al 2024, la perdita complessiva è stata dell’8,7%, il dato peggiore tra i Paesi del G20.

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Povertà abitativa e sanitaria. Il problema casa si conferma una delle emergenze più gravi. 33% degli assistiti Caritas manifesta una forma di disagio abitativo, con 22,7% in grave esclusione (senza tetto, sotto sfratto, in condizioni precarie) e 10,3% con difficoltà nel pagamento di affitti e bollette. L’accesso alle cure sanitarie è sempre più difficile: nel 2024, circa 6 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie necessarie, con un aumento rispetto al 2023. Tra gli assistiti Caritas, il 15,7% presenta vulnerabilità sanitarie, spesso legate a patologie gravi e alla mancanza di risposte adeguate dal sistema pubblico.

Le nuove misure di sostegno al reddito: calano i beneficiari. Con l’introduzione dell’Assegno di Inclusione (ADI) e del Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), la Caritas ha registrato un calo nell’incidenza dei beneficiari delle misure di contrasto alla povertà. Nel 2024, solo il 11,5% degli assistiti percepiva l’ADI, rispetto al 15,9% del 2023 con il Reddito di Cittadinanza. Sommando anche il SFL (1,3%), l’incidenza complessiva arriva al 12,8%, inferiore rispetto all’anno precedente. Un’analisi su 84.860 persone sostenute sia nel 2023 che nel 2024 ha evidenziato che solo il 15% di chi percepiva il Reddito di Cittadinanza ha avuto accesso alle nuove misure. Secondo la Caritas la riduzione della copertura sociale “potrebbe penalizzare le fasce più vulnerabili della popolazione”.



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