Accelerare la diffusione del 5G e del 6G e promuovere la leadership tecnologica dell’Europa nel 6G: sono gli obiettivi inseriti nelle conclusioni del Consiglio Ue delle Tlc e che l’Italia sottoscrive, come riferito da Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy.
Durante la sessione pubblica del Consiglio Ue Telecomunicazioni a Lussemburgo Valentini ha dichiarato: “L’Italia approva il contenuto delle conclusioni” del Consiglio sulla connettività affidabile e resiliente e “considera importante continuare a sostenere all’interno di esse i seguenti obiettivi: promuovere la leadership tecnologica dell’Europa nel 6G allineando le strategie industriali nei campi delle telecomunicazioni, del cloud, dell’IoT, dei componenti e dei dispositivi”; promuovere “l’eccellenza tecnologica e scientifica europea con programmi di ricerca e sviluppo adeguati; accelerare lo sviluppo e l’ampia diffusione del 5G e successivamente del 6G”.
Valentini: “Leadership 6G e telecomunicazioni sottomarine”
Non ci sono solo 5G e 6G, ma anche i cavi sottomarini nelle strategie europee condivise dall’Italia: “Occorre, come ha messo in evidenza anche la Francia, promuovere e sviluppare l’economia delle telecomunicazioni sottomarine“, ha detto Valentini, “sostenendo sia la realizzazione degli asset fissi, quindi dei cavi, sia di quelli mobili, cioè delle navi posacavo che ci consentono queste infrastrutture“.
Il viceministro ha sottolineato quindi la necessità di “sostenere l’attività di armonizzazione tecnica svolta dai policy group sullo spettro radio Rspg, dalla Conferenza europea delle amministrazioni delle poste e delle telecomunicazioni e dall’Istituto europeo per le norme di telecomunicazioni”.
Al tempo stesso, Valentini ha affermato che, “Pur riconoscendo un ruolo fondamentale dello spettro per il mercato unico e l’uso efficiente coordinato dello spettro radio, occorre mantenere la competenza nazionale nelle decisioni sui diritti d’uso delle frequenze, sui termini e sulle condizioni delle licenze di rete, riconoscendo che esistono anche esigenze diverse tra i vari Stati membri dell’Unione europea”.
Il Consiglio Ue adotta l’EU Cyber Blueprint per la gestione delle crisi
Sempre in sede di Consiglio Ue, i ministri delle Tlc hanno adottato l’EU Cyber Blueprint, un nuovo piano per la gestione delle crisi informatiche che fornisce indicazioni per una risposta coordinata a incidenti e attacchi informatici su larga scala, chiarendo ruoli e responsabilità e indicando i criteri per attivare il quadro di gestione delle crisi informatiche a livello Ue.
“Sebbene spetti principalmente agli Stati membri la gestione degli incidenti e delle crisi informatiche, eventi su larga scala possono provocare un livello di discontinuità tale da superare la capacità di risposta nazionale, oppure avere ripercussioni su più Paesi contemporaneamente”, si legge nella nota diffusa dal Consiglio, e “degenerare in crisi vere e proprie, con effetti sul funzionamento del mercato interno dell’Ue o rischi gravi per la sicurezza pubblica”, sottolinea il documento, evidenziando la necessità di una cooperazione tecnica, operativa e politica per una gestione efficace delle emergenze.
Il Blueprint stabilisce dunque i criteri per identificare quando attivare il quadro di gestione delle crisi a livello Ue e definisce i ruoli delle reti, degli attori e dei meccanismi competenti a livello europeo, come l’Agenzia dell’Ue per la cybersicurezza (Enisa) e la rete europea di coordinamento delle crisi informatiche (Eu-CyCLONe).
Valentini: “Migliora l’efficacia dei meccanismi di risposta cyber”
Il documento sottoscritto evidenzia anche l’importanza del coordinamento della comunicazione pubblica prima, durante e dopo le crisi e richiama il valore della cooperazione civile-militare nella gestione delle emergenze cibernetiche, anche in collaborazione con la Nato, attraverso meccanismi potenziati di scambio di informazioni.
“L’Italia accoglie con grande favore l’adozione” del Piano per la gestione delle crisi e degli attacchi informatici, è stato il commento del viceministro Valentini, “perché migliora significativamente l’efficacia complessiva dei meccanismi di risposta cyber dell’Unione europea e perché consente alle autorità competenti di agire in modo coordinato assicurando una risposta più efficace a tutti i livelli tecnico operativo e politico”. Valentini ha proseguito: “Ci troviamo in una situazione geopolitica che ci impone un atteggiamento di costante vigilanza e di coordinamento sempre più forte”.
Oltre il 5G: il futuro delle reti mobili in chiave 6G
Anche se il 5G è ancora in fase di piena implementazione, già si parla di 6G, in Europa e in Italia. Iniziative come Hexa-X e Rise-6G, finanziate da Horizon Europe, vedono coinvolte università, aziende come Ericsson, Nokia, Tim e centri di ricerca come il Cnit.
Il Centro Nazionale per il Supercalcolo e il Centro Nazionale della Mobilità Sostenibile (Most) sono tra gli hub italiani coinvolti nella definizione delle tecnologie 6G. Il Pnrr prevede anche fondi per la ricerca avanzata sulle reti del futuro.
Il 6G dovrà confrontarsi con temi cruciali: sostenibilità ambientale (riduzione dei consumi), regolamentazione dello spettro, sicurezza delle reti e sovranità tecnologica. La Gsma stima che le reti 6G richiederanno un salto di efficienza energetica pari al 1000% rispetto al 5G.
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