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Lavoro, la controproposta di Forza Italia: aumenti salariali esentasse per tre anni




La maggioranza si muove per difendere i salari. Dopo la proposta della Lega per difendere le buste paga dei trentenni al primo impiego, annunciata ieri, ecco un nuovo contributo arrivare da Forza Italia. In coerenza con il documento presentato lo scorso 5 ottobre a Milano nel corso degli Stati Generali dell’economia del partito, l’idea è di esentare dal pagamento di imposte e contributi previdenziali per i prossimi tre anni gli aumenti retributivi derivanti dai rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Questo ovviamente se le somme corrisposte ai lavoratori a titolo di aumento contrattuale non concorrano alla formazione del reddito imponibile ai fini fiscali e non siano soggette a contribuzione.

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«L’obiettivo – spiega Maurizio Casasco (nella foto), deputato e responsabile del dipartimento Economia di Forza Italia – è duplice: da un lato, incentivare la contrattazione collettiva e il rinnovo dei contratti, dall’altro, aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, sostenendo la crescita economica e la coesione sociale».

Il deputato azzurro considera questa una «manovra ponte che serve per sopperire temporaneamente al differenziale tra aumenti contrattuali e inflazione». «Con questa misura – aggiunge Casasco – diamo attenzione ai lavoratori e alle famiglie, favorendo al tempo stesso la competitività delle imprese. Esentare gli aumenti contrattuali da tassazione e contributi significa mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori, senza maggiori oneri a carico dello Stato o dell’Inps».

La disposizione si applicherà agli aumenti contrattuali riconosciuti a decorrere dalla data di entrata in vigore del disegno di legge e avrà efficacia per un periodo di tre anni. Secondo il deputato azzurro, questa manovra non genererà impatti di minor gettito fiscale per l’erario o contributivo per l’Inps rispetto a oggi. Beneficerà sia i lavoratori sul piano fiscale, con un netto più alto in busta paga, sia le imprese per parte dei contributi previdenziali, che sarebbero a loro carico sugli aumenti retributivi riconosciuti».

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La proposta azzurra si inserisce, quindi, nel solco di quegli interventi che il governo sta portando avanti per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori. A iniziare, ovviamente, dalla questione del taglio del cuneo fiscale. Per finire con la proposta lanciata dal sottosegretario al Mef, il leghista Federico Freni. Una ricetta semplice che vedrà la luce entro la fine del mese quando il ddl verrà presentato in Parlamento.

Si va dalla cancellazione per tre anni dei contributi alle aziende che assumono under 30 fino alla flat tax al 5% per cinque anni per i nuovi assunti con reddito fino a 40mila euro ma anche un anticipo per il lavoratore degli aumenti previsti dai rinnovi contrattuali, tra le misure. E soprattutto, assicura Freni, nessuna scala mobile.



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