Il governo spinge «gli incentivi» alle imprese al posto dei controlli


Per il governo Meloni la sicurezza sul lavoro non sembra un obbligo da rispettare, bensì una virtù da incentivare. Così sembra dalle parole del viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ieri sul Giornale ha annunciato l’imminente presentazione di un disegno di legge per contrastare le morti e gli infortuni sul lavoro. «Non introdurremo nuovi reati – ha detto Sisto – perché nel codice sono ampiamente presenti le aggravanti del caso, ma punteremo su un sistema di adempimento condiviso, con procedure che mettano responsabilmente insieme tutte le parti coinvolte e incentivi tesi a favorire il rispetto delle norme».

Nello specifico, ha aggiunto il viceministro, «l’obiettivo è fare in modo che la prevenzione diventi conveniente: non verrà intaccato il totale risarcimento dei danni alle vittime, ma per chi dimostrerà di avere messo in atto tutte le procedure antinfortunistiche possibili e previste, ci sarà la previsione, in sede penale, di trattamenti meno severi». In sostanza, l’idea del centrodestra sarebbe premiare le aziende che rispettano un obbligo di legge. Un obbligo che viene seguito poco e male, se si pensa alla media italiana di tre incidenti mortali al giorno sul lavoro, e un bonus non basterà a invertire la rotta.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

A peggiorare la situazione è stato lo stesso governo con la riforma del Codice degli appalti firmata dal ministro Salvini, che ha autorizzato le catene di subappalti. Da quando la legge è entrata in vigore, in caso di incidente sul lavoro è molto più difficile risalire alle responsabilità dell’impresa; e in alcuni casi è ostico persino capire per quale azienda lavori un operaio infortunato. Proprio su questo si esprimerà uno dei cinque quesiti referendari dell’8 e 9 giugno, quando gli italiani saranno chiamati a decidere se estendere alle ditte appaltanti la responsabilità in caso di infortunio.

Con i subappalti a cascata, spesso gli appaltatori risparmiano sui costi di sicurezza per i dipendenti. Secondo la Cgil, il mancato rispetto delle norme antinfortunistiche è tra le principali cause degli incidenti sul lavoro, che in Italia arrivano a 500 mila all’anno. Nel 2024 sono stati 1.090 i morti sul lavoro, 49 in più rispetto all’anno precedente. A nulla è servita la “patente a crediti” introdotta lo scorso ottobre per le imprese dell’edilizia, il settore che registra il maggiore numero di incidenti.

Le dichiarazioni di Sisto sono solo l’ultimo episodio della pantomima del governo sul lavoro. La stessa premier Meloni ha fatto del tema uno dei suoi cavalli di battaglia, con annunci roboanti che però nascondono la mancanza di concretezza. Come nel caso dei 650 milioni di euro da stanziare per la sicurezza sul lavoro, annunciati dalla presidente del consiglio nel videomessaggio diffuso alla vigilia del primo maggio. Una cifra che la premier non ha spiegato come intenda utilizzare nel dettaglio, essendo più impegnata ad attribuirsi i meriti per l’aumento dell’occupazione e dei salari. Ma tale andamento non basta a colmare l’enorme perdita di potere d’acquisto avvenuta negli ultimi anni: secondo un’indagine Istat pubblicata martedì, nel 2024 e 2025 i salari medi sono sì cresciuti, ma sono comunque inferiori dell’otto percento rispetto a gennaio 2021.

I 650 milioni annunciati da Meloni saranno probabilmente recuperati dal bilancio dell’Inail, che nel 2023 si è chiuso con un avanzo di oltre 3 miliardi di euro. Tra le ipotesi in campo, c’è l’aumento delle risorse per i corsi di formazione sulla sicurezza, da organizzare sui luoghi di lavoro. Un altro fronte riguarda l’Ispettorato del lavoro, attraverso l’assunzione di nuovi ispettori e l’incremento dei controlli tra aziende e cantieri. Oggi l’Ispettorato ha circa 7.500 dipendenti, di cui 1.600 assunti lo scorso anno per rispettare un impegno del Pnrr, che imponeva all’Italia di aumentare del 20% entro il 2024 le ispezioni sul lavoro rispetto alla media 2019-2021.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Tuttavia, si tratta ancora di un numero insufficiente rispetto alla quantità di imprese da controllare, soprattutto alla luce dell’ampio ricorso ai subappalti che favorisce il lavoro sommerso e irregolare. Qualche dettaglio in più sul decreto annunciato potrebbe emergere dopo l’otto maggio, quando Palazzo Chigi inizierà a incontrare i sindacati per confrontarsi su questi temi.



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