Wassercent: la controversa tassa bavarese sull’uso dell’acqua


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Il governo bavarese, guidato dal presidente Markus Söder (CSU), ha recentemente approvato l’introduzione della controversa Wassercent, una tassa che imporrà un costo di dieci centesimi per ogni metro cubo di acqua estratta dalle falde acquifere.

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La misura entrerà in vigore il 1° gennaio 2026, mentre la riscossione inizierà soltanto dal 1° luglio dello stesso anno. Sebbene venga presentata dal governo bavarese come un’azione innovativa in tema di politica di protezione delle acque in risposta ai cambiamenti climatici, questa tassa ha suscitato forti critiche a causa della sua concezione intrinseca, delle sue molteplici esenzioni e della limitata capacità di verifica da parte degli enti preposti.

Secondo il governo, l’obiettivo della tassa sull’acqua è quello di favorire un uso più responsabile dell’acqua in tempi di scarsità e di crisi climatica. Söder l’ha giustificata affermando che le acque delle falde sotterranee costituiscono “l’oro blu” della Baviera e che la loro protezione è una priorità, ma la maggioranza della società civile ha bollato il provvedimento come una misura ad esclusivo vantaggio dei più potenti.

Esperti, ambientalisti e rappresentanti comunali hanno messo in dubbio l’efficacia della misura, sottolineando proprio le esenzioni ed i vantaggi previsti per settori di punta quali: l’agricoltura intensiva e l’industria.

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Uno dei punti più dibattuti della Wassercent è l’introduzione di una franchigia di 5.000 metri cubi all’anno per aziende, industrie e grandi aziende agricole dotate di pozzi di proprietà, che dovranno pagare il servizio solo al superamento della soglia, mentre alle famiglie non spetta alcuna esenzione né franchigia e, pertanto, pagheranno la tassa a partire dal primo metro cubo d’acqua utilizzato.

Inoltre, sono state previste ulteriori esenzioni per usi come la refrigerazione industriale, la produzione di energia rinnovabile, l’industria mineraria, la pesca o l’irrigazione agricola. Anche l’allevamento di bestiame è escluso, il che avvantaggia in particolare le aziende agroindustriali.

Più che una misura destinata alla sensibilizzazione per un uso oculato dell’acqua, bene primario e fondamentale alla vita sul pianeta, appare come un primo tentativo per tassare il diritto inalienabile dei cittadini di accesso all’acqua potabile a beneficio delle solite lobby industriali.

Altro aspetto fortemente criticato della legge è l’assenza di meccanismi di controllo efficaci. Sebbene alcuni abbiano chiesto l’installazione obbligatoria di contatori d’acqua nei punti di estrazione, il governo ha rifiutato. La tariffa si baserà, invece, sulle quantità autorizzate nei permessi già esistenti oppure sulle dichiarazioni volontarie degli utenti. Questa decisione, giustificata politicamente dall’intenzione di evitare altra burocrazia, è stata vista dal popolo come una porta aperta alle frodi ed all’uso improprio della preziosa risorsa da parte delle industrie.

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Il denaro raccolto con la Wassercent, stimato in circa 80 milioni di euro all’anno, sarà destinato esclusivamente alla tutela ed alla gestione delle acque. Tuttavia, i più critici tra gli stakeholders avvertono che, senza un corretto monitoraggio, in particolare sui grandi consumatori, questo contributo finanziario difficilmente avrà un impatto reale sulla conservazione delle falde acquifere, viceversa, costituirà l’ennesima gabella a carico delle famiglie; è stato stimato, infatti, che una famiglia di quattro persone andrà a spendere, in media, venti euro all’anno per la nuova tassa.

Se il sommo Petrarca dovesse commentare la faccenda non potrebbe dire altro che: “Chiare, fresche et tassate acque”.

A cura di Mario Amendola

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