PIL Piemonte +0,2% nel secondo trimestre. Segnali da turismo, commercio e costruzioni. Resta l’incognita dazi


 Nonostante le incertezze legate al manifatturiero, al rischio di nuovi dazi statunitensi e alle tensioni internazionali, l’economia piemontese mostra una tenuta superiore alle attese. Nel secondo trimestre 2025 il PIL regionale segna un +0,2% su base annua (rispetto al II trimestre 2024) e un +0,3% rispetto al trimestre precedente.

Si tratta delle stime preliminari di PILNOW, il superindice sviluppato dal Comitato Torino Finanza presso la Camera di Commercio di Torino, in grado di anticipare di circa dodici mesi i dati ufficiali, che per le regioni sono solo annuali e pubblicati “un anno dopo”.

La crescita, pur contenuta, rappresenta un recupero rispetto al quasi stallo del primo trimestre (+0,1%) e supera leggermente la dinamica congiunturale nazionale (+0,1%). Tuttavia, in tendenza, il Piemonte resta sotto la media italiana (+0,4%) e ben al di sotto dell’Unione Europea (+1,4%), trainata da Spagna (+2,8%) e Francia (+0,7%), mentre la Germania esce dalla recessione con un +0,4%.

Il ritorno alla crescita tedesca, principale partner commerciale, ha alleggerito le pressioni sull’economia regionale, anche se l’export verso Berlino è ancora in calo del 10%. La propensione all’export piemontese scende dal 40% al 36% del PIL, con un passaggio da 64 a 59 miliardi di euro di vendite annualizzate. Il comparto automotive resta il più penalizzato dalla domanda europea debole; l’effetto dei dazi, invece, non è ancora pienamente visibile.

Sul fronte occupazionale i segnali sono positivi: +0,6% gli occupati complessivi (contro +1,8% a livello nazionale), spinti da commercio e turismo (+7%), costruzioni (+5,3% grazie al PNRR) e servizi (+1,5%). Il manifatturiero arretra del 5,9%. La cassa integrazione si riduce da 8 a 4 milioni di ore mensili, pari a 0,4 punti di PIL “recuperati”.

Il turismo internazionale continua a crescere (+6,7%, pari a 1,1 milioni di presenze in più e circa 300 milioni di euro di spesa extra), affiancato da un +1,2% di visitatori italiani. Tuttavia, questa crescita compensa solo il 10% del calo dell’export manifatturiero (circa 5 miliardi annui). Bene anche energia (+2,5%, oltre la media nazionale) e trasporti pesanti, sostenuti da turismo e logistica.

L’inflazione, al 1,5%, resta un freno, con rialzi superiori alla media nel turismo (+3,8%), nei servizi per la casa e bollette (+2,8%) e negli alimentari (+3,4%), contribuendo alla lieve flessione dei consumi in volume (-0,1%).

Il credito all’economia è stabile: +3,7% per il credito al consumo, segno di fiducia negli acquisti ma anche prudenza sulla liquidità, mentre i prestiti alle imprese e famiglie produttrici calano leggermente (-0,8%).

A prezzi costanti (2015) il PIL piemontese si attesta a 135,6 miliardi di euro, che diventano 164 miliardi a valori correnti (2025), con un PIL pro capite di 38.144 euro, poco sopra la media italiana (37.227 euro). La nuova versione di PILNOW, basata su reti neurali, prevede un’accelerazione a +0,6% nel terzo trimestre, spinta dal PNRR e dalla terziarizzazione.

“Il Piemonte dimostra resilienza, crescendo nonostante le sfide esterne e le incognite riguardanti il settore automotive, accentuate anche dalla recente vendita di Iveco a un operatore straniero – afferma Vladimiro Rambaldi, Presidente del Comitato Torino Finanza – ma deve accelerare il riorientamento delle esportazioni verso mercati europei in espansione. I dati confermano che il turismo e il PNRR sono motori chiave, ma non sufficienti da soli a trainare l’economia regionale. Serve un approccio più aggressivo su innovazione e diversificazione per capitalizzare la fine della recessione tedesca e spingere oltre lo ‘zero virgola’”.

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