Diventa sempre più importante affrontare i cambiamenti. Occorre prepararsi anche usando degli scenari
Prevedere il futuro non è difficile, il vero problema è che i fatti poi ci diano ragione. E i fatti stanno dimostrando che il cammino dell’umanità, e di tutte le sue componenti, non è assolutamente lineare. Si dice che siamo nella società del cambiamento e soprattutto che stiamo vivendo un’evoluzione sempre più rapida con tanti elementi che guidano e condizionano le società.
Ci sono emergenze immediate: tra queste possiamo mettere le guerre scatenate dagli uomini per le più diverse ragioni, ragioni comunque decisamente condannabili; così come possiamo mettere il ciclone politico-economico scatenato dal Presidente americano che si è insediato a gennaio.
Ci sono emergenze di lungo periodo: possiamo citare la sempre più necessaria lotta ai cambiamenti climatici così come le sempre più chiare tendenze demografiche che rendono le società occidentali, in particolare quelle europee, sempre più fragili.
Ci sono cambiamenti che appaiono, pur con le necessarie cautele, delle grandi opportunità: tra queste in primo piano l’intelligenza artificiale, i progressi della robotica, i significativi successi della ricerca in campo biomedico.
È possibile tracciare una linea d’interpretazione che vada oltre al presente e che delinei qualche scenario di certezze (o di minori incertezze) soprattutto per chi, come i politici o gli imprenditori, si deve far carico di decisioni strategiche che coinvolgono direttamente o indirettamente l’intera società?
A questa domanda tenta di rispondere il fitto dialogo che nei mesi scorsi hanno intrecciato Giordano Riello, imprenditore di quinta generazione nell’azienda di famiglia, ma anche protagonista di nuove iniziative oltre che impegnato nelle associazioni imprenditoriali, e Carlo Pelanda, professore e saggista, consulente di organizzazioni internazionali, presidente del think tank euroamericano Stratematica dedicato agli scenari globali con metodo sistemico multidisciplinare; e collaboratore de “Il Sussidiario”.
Dal dialogo è nato un libro (Giordano Riello e Carlo Pelanda, “Gestire la discontinuità, Dialogo futurizzante tra imprenditore e professore”, ed. Rubbettino, pagg. 168, € 15) in cui si uniscono le esigenze concrete e pragmatiche dell’imprenditore e la visione di un cultore della multidisciplinarietà come strumento indispensabile per diradare le nebbie sul futuro.
Le richieste dell’imprenditore sono chiare: “È necessario per chi fa impresa avere una visione sistemica e globale delle economie. Tracciare e ipotizzare scenari, proprio come quando annualmente si preparano i budget o si fanno i business plan. Ogni singolo numero nasce da attente analisi che hanno l’ambizione di prevedere il cambiamento nel modo più dettagliato e preciso possibile”.
Le risposte di Pelanda affrontano, con il dono della sintesi, le grandi tendenze del momento (dal protezionismo americano alle rivoluzioni tecnologiche) offrendo una visione tendenzialmente costruttiva, soprattutto sul ruolo che potrà avere l’Italia in un nuovo equilibrio geopolitico non più solo atlantico, ma anche aperto alle economie che vanno dalla Turchia al Sud Est asiatico.
L’Italia – sottolinea Pelanda – deve ingrandirsi in tutte le sue dimensioni. Ma per farlo ha bisogno, per difendere il suo export diffuso, di un ombrello geopolitico di sicurezza e di finanza agevolata per investimenti espansivi ed esteri delle piccole imprese”. Per questo va perseguita “un’area di libero scambio a integrazione crescente nel Mediterraneo costiero e profondo, combinata con la connessione infrastrutturale tra Indo-Pacifico, penisola arabica, Mediterraneo e America atlantica… senza dimenticare una proiezione verso l’Asia centrale favorita da un accomodamento con la Turchia”.
Un capitolo interessante è anche quello dedicato alle prospettive dell’economia italiana. Una priorità, secondo Pelanda, è quella di puntare sulla sostenibilità del debito pubblico con interventi non solo di controllo del deficit, come si sta facendo, ma anche rendendo effettiva quella valorizzazione del patrimonio pubblico (valutato realisticamente tra i 600 e i 70 miliardi) di cui si discute da anni senza troppi risultati.
“Solo l’annuncio di tale operazione, dotata di forte credibilità – sostiene Pelanda – avrebbe come conseguenza un miglioramento del rating calcolato dalle agenzie specializzate, che hanno un peso sul ciclo degli investimenti nel territorio italiano, riducendo il differenziale di rischio, per esempio, tra titoli di debito tedeschi e italiani”. In questo modo la riduzione dei tassi si tradurrebbe anche in un potenziale significativo risparmio in quel servizio del debito che pesa per 80 miliardi all’anno sui conti dello Stato”.
Un’analisi, quello di Riello e Pelanda, che spesso si muove sui fili intrecciati dell’utopia e della speranza, ma che l’imprenditore riesce a tradurre in scelte concrete. “Ho più fiducia – afferma Riello nella conclusione – che si possa andare oltre i problemi correnti attraverso reazioni attive e non passive. Il cambiamento vogliamo guidarlo, non vogliamo subirlo. Essere quella energia di un cambiamento etico e responsabile che ci spinga, ancora una volta, a guardare e andare oltre”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link