L’Università della Calabria continua a distinguersi non solo per qualità della didattica, della ricerca e dei servizi, ma anche per gli ottimi risultati occupazionali dei suoi laureati. Secondo i dati AlmaLaurea 2024, il tasso di occupazione a un anno dalla laurea magistrale è cresciuto del 12% rispetto al 2019, contro una media nazionale che si ferma all’8%.
Il dato conferma il ruolo dell’Ateneo di Rende come una delle realtà più dinamiche e virtuose del panorama accademico italiano nel facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Il confronto con gli altri atenei: Unical tra le top 5
Nel confronto con le altre “Grandi università” italiane, l’Unical si posiziona tra le prime cinque sia per la crescita occupazionale a un anno dalla laurea che a tre anni. Ma è nel medio-lungo periodo che arriva il vero primato: a cinque anni dal titolo, l’ateneo calabrese è al primo posto assoluto in Italia per incremento del tasso di occupazione.
Un risultato ancora più significativo considerando che l’Unical è un ateneo generalista, con corsi anche in ambiti in cui il mercato del lavoro è più critico. A differenza di università focalizzate su settori come ingegneria o sanità, che beneficiano di naturali tassi occupazionali più alti, l’ateneo calabrese emerge per capacità sistemica e strategia di sviluppo locale.
Innovazione, servizi e imprese: la ricetta del successo
A trainare questo successo sono le politiche di placement e innovazione promosse dall’Università della Calabria: potenziamento dei servizi di orientamento e carriera, supporto alla redazione del CV e simulazioni di colloqui, incubatori d’impresa e promozione di start-up e spin-off, collaborazioni con imprese e investimenti in trasferimento tecnologico.
Fondamentale è anche il lavoro sinergico con la Regione Calabria per attrarre grandi aziende sul territorio e creare occupazione qualificata.
Meno divari di genere, più occupazione femminile
Il miglioramento occupazionale è particolarmente evidente tra le laureate Unical, il cui tasso di occupazione a un anno dalla laurea è cresciuto del 2,5% in più rispetto agli uomini. Dati che indicano un progressivo superamento del divario di genere e una maggiore permanenza delle donne nel Mezzogiorno anche nel medio-lungo termine.
Contro la fuga dal Sud: il 58% dei laureati resta in Calabria
Altro dato rilevante: secondo AlmaLaurea, nel 2024 il 58% dei laureati Unical lavora nel Mezzogiorno già a un anno dal conseguimento del titolo, contro meno del 50% nel 2019. Tra le donne, la percentuale sale al 61,5%.
Un’inversione di tendenza che dimostra come l’Università possa contrastare la fuga di cervelli e contribuire in modo concreto allo sviluppo del Sud.
Rettore Leone: “Studiare all’Unical conviene”
“È possibile creare occupazione qualificata anche nel Mezzogiorno – commenta il rettore Nicola Leone – investendo in formazione, servizi, innovazione e relazioni forti con il mondo produttivo. I dati smentiscono il luogo comune che i laureati Unical siano costretti a emigrare per trovare lavoro. Al contrario, sempre più giovani trovano occupazione in tempi brevi e restano a lavorare al Sud“.
Un Sud che cresce lentamente, ma l’Unical corre
Nel periodo 2019-2024, il tasso di occupazione generale nel Mezzogiorno è cresciuto di soli 4 punti percentuali (fonte ISTAT), mentre quello dei laureati Unical è aumentato di oltre il triplo, contribuendo così a ridurre il divario con il Nord e rendendo l’investimento universitario ancora più strategico.
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