Anche quest’estate le catastrofi naturali, a cominciare dagli incendi boschivi, stanno monopolizzando le cronache estive italiane e internazionali. Con una serie di ricadute anche sul mondo della finanza: il mercato dei bond catastorfali (o cat bond), fino a pochi anni fa una nicchia per soli investitori istituzionali, ha sfondato – secondo quanto calcolato dal provider di dati Artemis – il tetto dei 55 miliardi di dollari complessivi a livello globale, e rappresenta sempre più un’opportunità anche per quegli investitori retail che vogliono scommettere sul verificarsi o meno di eventi naturali estremi.
La partita per il retail
Proprio sull’opportunità che i piccoli investitori presiedano il mercato dei cat bond si sta giocando una partita che, secondo quanto riportato dal Financial Times, vede contrapposti l’Esma (autorità di vigilanza europea sui mercati) e una serie di fondi specializzati in titoli catastrofali, capitanati da Twelve Capital, Fermat Capital e Plenum Investments, che chiedono all’authority di fare dietrofront su un parere pubblicato all’inizio dell’estate e rivolto alla Commissione Ue.
In quella circostanza l’Esma suggeriva che alcuni asset alternativi, come per l’appunto i cat bond, potessero essere più adatti a un quadro normativo diverso dai fondi Ucits, cioè quelli rivolti a investitori non professionali, per via delle loro caratteristiche di rischio specifiche. In particolare, l’authority raccomandava alla Commissione di valutare la creazione di un nuovo prodotto di investimento armonizzato a livello europeo, dedicato a certi asset alternativi come i bond catastrofali, sulla scia di quanto fatto in passato con gli Eltif per investimenti in piccole in medie imprese non quotate o comunque poco liquide.
Le ragioni dell’Esma
Il problema, secondo l’Esma, potrebbe verificarsi nel caso in cui la domanda di cat bond dovesse diminuire in modo consistente dopo una grande catastrofe o durante periodi di rischio elevato, ad esempio durante la stagione degli uragani. L’autorità di vigilanza ha inoltre segnalato che queste obbligazioni sono «strutturate in un modo più assimilabile a un prodotto assicurativo che non a un tradizionale titolo trasferibile».
E quelle dei fondi
Dal canto loro i gestori hanno replicato segnalando che questi bond sono garantiti da titoli obbligazionari ad alto rating (come i Treasury Usa), il che li rende più sicuri rispetto ad altri investimenti alternativi, e che vengono negoziati quotidianamente (anche se il mercato secondario è ancora meno liquido di quello delle tradizionali obbligazioni governative e corporate).
Hanno quindi aggiunto che obbligazioni di questo tipo potrebbero aiutare l’Europa a diventare più resiliente di fronte agli eventi climatici estremi, contribuendo al contempo a ridurre il costo delle assicurazioni. Un beneficio indiretto insomma, che ha portato Daniel Grieger di Plenum Investments (che gestisce 1,3 miliardi di dollari di masse in cat bond) a dichiarare sulle colonne del quotidaino britannico: «L’Esma sta cercando di risolvere un problema che non esiste».
Come funzionano i cat bond
I cat bond, finora commercializzati in Europa in forma indiretta all’interno di alcuni fondi Ucits che hanno raggiunto a fine giugno i 17 miliardi di dollari di masse, sono titoli di debito ad alto rendimento (high yield) legati a rischi catastrofali, emessi da compagnie assicurative o riassicurative per trasferire tali rischi sui mercati dei capitali.
Offrono cedole elevate e poco correlate ai mercati tradizionali. Il capitale, garantito da investimenti a basso rischio, viene rimborsato a scadenza se non si verifica l’evento. In caso contrario serve a coprire i sinistri, trasferendo le perdite agli investitori. (riproduzione riservata)
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