Il valore degli asset immateriali supera ogni previsione e rivoluziona il mercato globale
Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno assistito a una trasformazione economica profonda: l’economia intangibile ha preso il volo, con asset immateriali come software, dati, marchi, proprietà intellettuale e capitale organizzativo che oggi costituiscono circa il 90% del valore di mercato delle aziende dell’S&P 500.
Secondo il rapporto WIPO-Luiss del 2025, l’investimento in asset intangibili tra il 2020 e il 2024 è cresciuto negli USA più di cinque volte rispetto a quello in asset tangibili. Nel solo 2024, l’investimento globale in intangibili, non solo negli Stati Uniti ma in 27 economie considerate, è salito a 7.6 trilioni di dollari, con una crescita annua del 3%, a fronte di un modesto 1% per i beni tangibili.
Impatti strutturali sull’economia reale e la produttività
L’economia intangibile ridisegna la crescita, i conti pubblici e le politiche monetarie. La centralità degli asset immateriali ha implicazioni economiche profonde. Analisi storiche (Corrado, Hulten e Sichel) stimano che la mancata contabilizzazione dell’intangibile abbia escluso fino a 3 bilioni di dollari di capitale d’impresa e circa 1 bilione di dollari di PIL negli Stati Uniti, alterando la rappresentazione della produttività e della crescita economica.
Inoltre, secondo uno studio della Federal Reserve di Chicago, gli investimenti in asset intangibili come software o IP risultano meno sensibili ai tassi di interesse rispetto a quelli tangibili, attenuando l’impatto della politica monetaria sulle dinamiche economiche.
Tecnologia e AI hanno spinto l’intangibilità alle stelle
Con intelligenza artificiale e digitalizzazione, il valore immateriale diventa strategico. L’ascesa dell’intelligenza artificiale (AI) alimenta la corsa verso l’intangibilità: secondo il Financial Times nel 2024, gli investimenti privati in AI negli Stati Uniti hanno raggiunto i 109 miliardi di dollari, una cifra quasi 12 volte superiore a quella della Cina e 24 volte quella del Regno Unito.
Questo boom tecnologico ha favorito aziende come Apple, Microsoft, Amazon e Nvidia nel consolidare vantaggi competitivi grazie a software, dati, algoritmi e reti, generando un effetto “winner-takes-all” che accentua la concentrazione del mercato.
Riprogettare il lavoro e la competitività
La transizione verso beni immateriali impone una trasformazione del mercato del lavoro: cresce la domanda di competenze tech, creative e analitiche, insieme a una maggiore flessibilità lavorativa. Il lifelong learning diventa cruciale per mantenere la competitività delle risorse umane.
Nuove competenze, formazione continua, modelli ibid-rilab, sfide e opportunità che emergono nella sicurezza dell’impiego, nella stabilità economica e nelle disuguaglianze tra settori più vincenti e quelli più fragili. La politica pubblica deve dunque investire in programmi di formazione, riconversione professionale e nella sinergia tra sistema educativo e mondo del lavoro, per garantire un’adattabilità efficace al nuovo paradigma.
Opportunità strategiche e prospettive globali. Intangibilità come leva per espansione, innovazione responsabile e leadership normativa.
Le imprese americane possono accelerare la crescita sostenibile puntando su:
Innovazione continua, investendo in R&S e cultura creativa per costruire capitale di marca;
Digitalizzazione intelligente, con marketing online, personalizzazione dei servizi e espansione globale a costi contenuti;
Collaborazioni strategiche, valorizzando sinergie tra aziende, start‑up e istituzioni accademiche;
Capitale umano, attraverso formazione, motivazione e un’organizzazione agile;
Governance normativa, richiamando l’evoluzione della proprietà intellettuale e della regolamentazione digitale per equilibrare innovazione e tutela dei diritti;
Sostenibilità, rispondendo alla crescente domanda di pratiche responsabili da parte dei consumatori e dei mercati globali.
Un futuro sostenuto dall’intangibile
L’economia intangibile negli USA non è un fenomeno passeggero, ma un nuovo assetto strutturale. L’intelligenza artificiale, i dati, i marchi forti, il capitale umano e le reti digitali plasmano un vantaggio competitivo sostenibile, anche a livello globale.
Per le imprese italiane ed europee l’invito è chiaro: abbracciare quella che potremmo definire la “seconda rivoluzione industriale” digitale, investendo in intangibili, in innovazione, in formazione e in alleanze strategiche. Solo così sarà possibile non inseguire, ma partecipare attivamente all’economia globale che si disegna intorno all’invisibilità del valore.
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