AI Act, nuovi obblighi al via: gli impatti per i CIO (e le aziende che vorrebbero un “rinvio”)


Le aziende che chiedono più tempo per l’attuazione dell’AI Act

Tuttavia, per molte aziende europee le tappe dell’AI Act sono troppo ravvicinate. L’attuazione andrebbe rinviata di due anni, hanno chiesto a giugno nella lettera aperta “Stop the clock [in inglese]” 50 CEO e CTO di grandi gruppi industriali del continente, tra cui Airbus, Artemis, Axa, BNP Paribas, Carrefour, Deutsche Bank, Deutsche Telekom, Doctolib, EDF, EOn, Franke, Infineon, L’Orèal, Lufthansa, Philips, Saab, Sanofi, Sap, Siemens, Spotify, TotalEnergies, Volkswagen.

L’appello, inviato alla Commissione Europea, sostiene la necessità di un “approccio normativo più proporzionato e favorevole all’innovazione, con una semplificazione che andrà a vantaggio di PMI, start-up, scale-up e grandi aziende consolidate, che contribuiranno tutte a promuovere l’innovazione se potranno avvalersi di norme chiare e prevedibili”. Secondo i firmatari occorre rinviare l’applicazione della legge sull’intelligenza artificiale per attendere sia il “digital omnibus” – un pacchetto di semplificazione che mira a snellire le normative digitali dell’UE in quattro aree chiave: sicurezza informatica, dati, connettività e intelligenza artificiale – sia la stesura degli standard per l’AI, un lavoro che sta svolgendo l’organismo Cen Cenelec.

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Questi “lavori in corso” rendono per ora il quadro incerto e la Commissione dovrebbe lasciare l’AI Act “in sospeso per consentire sia un’attuazione ragionevole da parte delle aziende, sia un’ulteriore semplificazione delle nuove norme”, si legge nella lettera.  



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