Un investimento complessivo che supera i 70 milioni di euro dal 2020 a oggi, di cui 18 stanziati solo quest’anno dalla Regione. Un’offerta formativa che è passata da 24 a 67 percorsi in cinque anni. E, soprattutto, un dato sull’occupazione piuttosto netto: l’84,48% dei diplomati in Toscana trova un impiego, un valore in linea con la media nazionale e che, per il 93% dei casi, è coerente con gli studi fatti. Sono questi i numeri chiave che descrivono la “crescita esponenziale” del sistema degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) in Toscana, presentati, il 30 luglio, dal presidente Eugenio Giani e dall’assessora a istruzione e formazione Alessandra Nardini durante una conferenza stampa a Palazzo Strozzi Sacrati.
Il quadro che emerge è quello di un modello formativo terziario, alternativo ma non in competizione rispetto all’università, che la Regione ha deciso di eleggere a leva strategica per combattere due grandi criticità del mercato del lavoro: la disoccupazione giovanile e il cosiddetto skills mismatch, ovvero il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle possedute dai candidati.
“Possiamo considerare vinta la nostra scommessa sugli ITS perché oggi costituiscono un modello formativo completo, ben strutturato e capace di aprire le porte del mondo del lavoro”, ha sottolineato il presidente Giani, aggiungendo che “gli ITS sono uno strumento formidabile per accrescere le competenze dei giovani, per rafforzare i collegamenti tra formazione e tessuto produttivo, creare capitale umano altamente qualificato”.
Gli ITS Academy, come noto, sono percorsi di alta specializzazione tecnologica post-diploma, rivolti a giovani tra i 18 e i 35 anni. Con una durata di due o tre anni, prevedono una didattica duale, con almeno il 50% dei docenti provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni. L’obiettivo è formare super-tecnici in aree strategiche per l’economia: dalla meccatronica alla mobilità sostenibile, dal sistema moda all’agroalimentare, fino all’ICT e alle nuove tecnologie della vita.
L’impegno finanziario della Regione Toscana è stato massiccio. Dei 70,3 milioni di euro complessivi, circa 23 provengono dai fondi europei (FSE 14/20 e FSE+ 21/27), 19,1 dal PNRR e 6,2 da altre risorse statali. Un flusso di risorse che ha permesso di coprire per la prima volta tutte le province toscane. Un’espansione non solo geografica ma anche culturale. “Ci siamo impegnati moltissimo sul fronte dell’orientamento e dell’informazione – ha spiegato Nardini – perché sappiamo che in Italia questo segmento di formazione terziaria non universitaria sconta ancora una scarsa conoscenza e molti pregiudizi”.
Con i fondi del PNRR non più disponibili, la sfida ora è mantenere questo ritmo di crescita. Per l’anno formativo 2025/2026, la Regione ha messo sul piatto 18 milioni di euro per finanziare 54 dei 67 percorsi in partenza entro novembre.
“Come Regione in questi anni abbiamo davvero fatto la nostra parte per far crescere e consolidare il nostro sistema ITS, riconoscendolo come strategico, adesso mi aspetto altrettanta consapevolezza dal livello nazionale con conseguente stanziamento di risorse”, ha concluso Nardini.
Una delle novità più interessanti in fase di definizione è il sistema delle “passerelle” con il mondo universitario. La riforma nazionale del 2022 ha previsto un meccanismo di riconoscimento reciproco dei Crediti Formativi Universitari (CFU). Chi ha un diploma ITS e si iscrive all’università potrà vedersi riconosciuti tra 48 e 90 CFU.
Nel percorso inverso, uno studente universitario che passa a un ITS potrà avere un riconoscimento fino al 60% dei crediti, mentre un laureato triennale potrà accedere direttamente all’ultimo anno del percorso ITS. Un tavolo di confronto tra gli atenei pubblici toscani e le Fondazioni ITS è già al lavoro per definire i dettagli.
Questa sinergia, secondo l’assessora Nardini, è fondamentale per creare un sistema “non di competizione ma di complementarità e sinergia”.
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