Fondo Pmi, cambiano le condizioni di accesso


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Il governo è pronto a rivedere in profondità il sistema delle garanzie pubbliche sui finanziamenti alle imprese, mettendo mano soprattutto al Fondo di garanzia per le Pmi, gestito da Mediocredito Centrale. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, le nuove regole dovrebbero essere inserite nella prossima legge di bilancio, in discussione a ottobre, con l’obiettivo di entrare in vigore a inizio 2026.

La riforma

Il fulcro della riforma sarà l’introduzione dell’obbligo per le imprese di sottoscrivere una polizza assicurativa contro i danni derivanti da calamità naturali per poter accedere alle garanzie sui prestiti. Una misura già prevista dalla legge di bilancio 2023, ma finora priva di applicazione chiara e uniforme. L’assenza di copertura assicurativa comporterà automaticamente l’esclusione dal sistema di garanzie pubbliche.

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Il calendario

Il calendario prevede una partenza scaglionata: le medie imprese dovranno essere in regola dal 1° ottobre 2025, mentre le piccole e microimprese avranno tempo fino al 31 dicembre dello stesso anno. Una stretta che, in un contesto di crescita debole e di pressioni derivanti dai dazi internazionali, rischia di aumentare le difficoltà di accesso al credito per una parte significativa del tessuto produttivo.

Controlli più rigorosi

Oltre all’obbligo di polizza, la riforma introdurrà controlli più rigorosi da parte delle banche prima di concedere i finanziamenti garantiti: verifica della regolarità nei versamenti contributivi, controlli in materia di antiriciclaggio e possibili riduzioni delle attuali percentuali di copertura, oggi fissate al 50% per i prestiti di liquidità e all’80% per quelli destinati a investimenti.

Le garanzie agli istituti di credito

Un ulteriore intervento, ancora in fase di studio, riguarda l’introduzione di un tetto massimo di garanzie concedibili a ciascun istituto di credito. Superata la soglia, le banche dovrebbero versare un premio aggiuntivo al Fondo per le Pmi. Il Ministero dell’Economia punta a utilizzare queste risorse per prolungare la vita del Fondo fino al 2026, mentre il Ministero delle Imprese e del Made in Italy esprime preoccupazione per il possibile impatto negativo su imprese già fragili. Se confermata nei termini attuali, la riforma segnerà la fine dell’era delle garanzie accessibili con criteri elastici. Le imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni, dovranno attrezzarsi per dimostrare solidità finanziaria, adempiere agli obblighi assicurativi e mantenere un elevato standard di conformità normativa per poter continuare a contare sull’intervento pubblico a sostegno del credito.

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