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UBS esce dall’Alleanza per il Net-Zero Banking

Il colosso svizzero UBS ha annunciato, il 7 agosto 2025, l’uscita formale dalla Net-Zero Banking Alliance (NZBA), ponendo fine al suo ruolo di membro fondatore dell’iniziativa promossa dalle Nazioni Unite nel 2021. Dopo un’“annual assessment of sustainability- and climate-related memberships” la banca ha scelto di seguire una via autonoma.

Un framework ormai superato: l’evoluzione interna di UBS

UBS ha sottolineato che l’NZBA “has provided valuable frameworks for initial target‑setting, but with that work advanced and with our in‑house capabilities strengthened, we have decided to withdraw from the NZBA, like a number of our global peers”. Con queste parole la banca evidenzia di aver rafforzato e consolidato internamente le competenze richieste per la gestione dei rischi climatici, rendendo superfluo l’appoggio di un organismo esterno.

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Una scelta salda nella strategia sostenibile

Non si tratta di un passo indietro, precisa UBS: “Our ambition to being a leader in sustainability is unchanged. … We continue to progress our sustainability and impact strategy which is based on three strategic pillars: Protect, Grow and Attract”. Nel comunicato, si ribadisce che la banca continuerà a supportare i clienti nella transizione verso un’economia a basse emissioni, integrando rischi e opportunità climatiche nei propri modelli di rischio e stress‑testing.

Un’uscita condivisa: trend globale verso maggiore indipendenza

UBS non è la sola: l’uscita segue quelle di HSBC e Barclays nelle settimane precedenti, in un’ondata che comprende anche numerosi istituti statunitensi come JPMorgan, Citi, Morgan Stanley, Macquarie e Bank of Montreal. La pressione politica, soprattutto negli Stati Uniti, e le difficoltà di implementare standard uniformi a livello globale hanno portato l’NZBA ad alleggerire i suoi criteri e ad allentare gli impegni legati al target dello 1,5 °C di riscaldamento massimo.

Cambio al vertice della sostenibilità

L’annuncio dell’uscita coincide con una ristrutturazione interna: il Chief Sustainability Officer Michael Baldinger ha lasciato il suo incarico a luglio 2025, sostituito da Christian Leitz, che mantiene il ruolo di head of corporate responsibility e “corporate historian”, sotto la supervisione di Beatriz Martin Jimenez, membro del consiglio di UBS.

Un’opportunità di leadership riconfigurata

Rimaniamo al punto focale: UBS non rinuncia alla sostenibilità, ma ridefinisce il proprio approccio. Come osservato da una recente analisi di Fintech Magazine, la banca sta perseguendo una strategia “more customised, agile approaches” destinate a centrare obiettivi climatici reali, mantenendo la fiducia degli stakeholder.

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Nel frattempo, l’NZBA—privata di molti membri fondamentali—fatica a preservare il proprio ruolo di guida collettiva nella finanza sostenibile. UBS, scegliendo un percorso autonomo, segnala una nuova fase in cui “pragmatismo e realismo prevalgono su idealismi che non riescono a trovare applicazione nel mondo reale della finanza”, come suggerito nel suo annuncio ufficiale.

Verso una nuova era della finanza sostenibile

Questa decisione pone UBS e i suoi concorrenti davanti a una scelta strategica: continuare a fare parte di coalizioni globali o puntare su soluzioni interne più flessibili, calibrate sui contesti regolatori e le esigenze specifiche dei clienti. Il dibattito ora si concentra su quale modello riuscirà a garantire impatti ambientali reali senza compromettere la stabilità finanziaria e la credibilità del sistema.



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