“Ok ai contributi regionali, ma un’attività qui è difficilmente sostenibile”


Con il bando “Nuova impresa – piccoli Comuni e frazioni” Regione Lombardia ha messo sul piatto oltre 5,5 milioni di euro per incentivare l’apertura di negozi di generi alimentari e di prima necessità in territori, in particolare montani, attualmente sprovvisti di questo tipo di esercizi commerciali. 

Gli obiettivi sono nobili: assicurare servizi di prossimità ai cittadini, arginare la desertificazione commerciale e, di base, migliorare la qualità di vita dei residenti: risorse a fondo perduto in conto capitale fino all’80% della spesa ritenuta ammissibile, fino a un massimo di 40.000 euro in progetti con investimento minimo di tremila euro, utilizzabili per nuove attività o nuove unità locali di imprese già esistenti, per l’acquisto di beni strumentali, macchinari, attrezzature, arredi nuovi, montaggio, trasporto, manodopera e realizzazione delle strutture.

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Ma l’incentivo sarà sufficiente ad alimentare quella che, prima di tutto, sarebbe una scelta di coraggio da parte degli imprenditori?

Le reazioni dei sindaci bergamaschi interessati, a questo proposito, sono tiepide. Secondo gli ultimi dati disponibili, in provincia sono tre i Comuni sprovvisti di un negozio di vicinato, con situazioni ormai consolidate da tempo: Bedulita, Oltressenda Alta e Valnegra.

A Bedulita un alimentari manca dai primi anni 2000: “Quello messo in campo dalla Regione un incentivo interessante, ma poi servono anche gli imprenditori – sottolinea il sindaco Roberto Facchinetti – Il nostro comune è una terra di mezzo, vicino a poli attrattivi come Sant’Omobono e avendo 17 frazioni sparse è complicato avviare un’attività per tutti. Però è un tema sul quale stiamo lavorando, nell’ambito dei lavori di realizzazione del nuovo impianto sportivo che al piano superiore prevede anche un locale multi servizio: potrebbe essere adatto. Purtroppo gli esercizi commerciali che c’erano in passato in paese hanno chiuso tutti e molti si sono trasformati in appartamenti”.

Oggi per la spesa i cittadini si rivolgono ai comuni vicini, Capizzone e Sant’Omobono su tutti: “Ma negli anni del Covid abbiamo riscoperto molto anche la pratica della consegna a domicilio – continua Facchinetti – I negozi dei territori limitrofi iniziano il lunedì e finiscono la domenica con la distribuzione della spesa, basta chiamare e il servizio viene garantito. La misura, ripeto, mi pare interessante: cercheremo di farci portavoce e di proporla sul territorio, sperando di trovare qualcuno che accolga la richiesta. Ma, onestamente, ad oggi riusciamo a compensare e non mi pare nemmeno un’esigenza così sentita”.

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L’iniziativa del Pirellone scalda poco il sindaco di Oltressenda Alta, Giulio Baronchelli: “Dubito che il solo contributo economico basti per convincere qualcuno ad aprire qui un negozio di alimentari, che manca da trent’anni – spiega – Siamo un comune di 130 abitanti: per poter garantire la sostenibilità di un’azienda servirebbe un bacino d’utenza più ampio, anche se l’imprenditore in questione dovesse tenerlo come secondo lavoro. La spesa? Per trovare il punto vendita più vicino bisogna arrivare a Villa d’Ogna”.

Un discorso condiviso in linea di principio anche da Enzo Milesi, primo cittadino di Valnegra, paese dove un negozio che venda alimentari manca da più di 10 anni: “La misura pensata dalla Regione può essere un aiuto: coi consiglieri comunali discutiamo spesso su cosa si potrebbe fare per favorire un insediamento commerciale ma se poi mancano i clienti non è facile. Chi apre un’attività deve avere un ritorno economico. È chiaro che ci piacerebbe avere un negozio, ma il problema va ben oltre la mancanza di fondi per avviare un’attività: il punto è che i giovani fanno altre scelte di vita, lasciano i paesi, si spostano, hanno un’altra mentalità. Ormai la spesa si fa al supermercato e anche paesi ben più grandi del nostro stanno sperimentando le stesse problematiche di desertificazione e spopolamento. La ‘spesa grossa’ i miei concittadini la devono fare a Piazza Brembana, ma in paese possiamo contare sull’importante sostegno dei gestori del bar ‘Il Riccio’ che hanno la licenza per vendere anche generi di prima necessità come pane e latte. Per gli anziani in particolare è un presidio fondamentale”.

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