Dopo il PNRR serve visione e strategia per il futuro
Di PrometeOrvieto
L’Umbria si prepara ad entrare ufficialmente nella Zona Economica Speciale (ZES), un’opportunità concreta per attrarre investimenti attraverso crediti d’imposta e semplificazioni amministrative. Anche Orvieto può trarne vantaggio, ma la delusione per come è stato gestito il PNRR nella città lascia spazio a più di una preoccupazione.
I progetti finanziati dal PNRR ad Orvieto sono pochi e in difficoltà: l’asilo di Sferracavallo e il Centro per le Politiche Sociali, promossi dal Comune, rappresentavano quasi tutte le risorse richieste e oggi sono in stallo. Anche interventi gestiti da altri enti non se la passano meglio. Emblematico il caso della Casa della Comunità all’ex ospedale: scelta complicata, tempi lunghi, risultati ancora da vedere. Escluso invece l’ampliamento del pronto soccorso, mai partito.
Il quadro è chiaro: pochi risultati, risorse incerte, impatto minimo sul territorio. Un’occasione persa per costruire un futuro più solido. Ora arriva la ZES, ma il contesto è diverso: niente fondi a pioggia, solo vantaggi fiscali e semplificazioni per chi investe. I protagonisti sono i privati e il territorio deve saper attrarre capitali, progetti e innovazione.
Secondo “Il Sole 24 Ore”, lo sviluppo armonico di una città si basa su tre pilastri: produzione, conoscenza e welfare, cultura e turismo. Orvieto da anni si concentra solo sull’ultimo. Il turismo è importante, ma non può reggere da solo il peso dell’economia locale, servono nuove competenze, occupazione qualificata, imprenditorialità.
È ora di puntare sulla “gamba debole”: la produzione. La ZES è un’occasione concreta per avviare un cambiamento. PrometeOrvieto chiede quindi l’apertura di un tavolo di lavoro permanente, con Comune, imprese, Camera di Commercio, istituti di credito e altri attori locali.
Obiettivo: mappare le aree disponibili, individuare settori strategici, sostenere le imprese pronte a investire; il Comune deve fare la sua parte, mettendo in campo competenze tecniche e visione politica. Niente più improvvisazioni o immobilismo. La ZES non è un treno da guardare passare. È una possibilità da progettare, ora. E insieme.
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