Trump minaccia dazi al 35% se l’Ue non investe 600 miliardi


Donald Trump dialoga con i vertici europei in un modo, ma sulla stampa statunitense mostra un’altra faccia: quella del vincente. In un’intervista a CNBC, il presidente Usa ha annunciato (o forse è meglio dire “minacciato”) ancora una volta l’Europa. Se l’Ue non dovesse rispettare gli investimenti, i dazi si alzerebbero al 35%.

L’Ue non ne esce bene, soprattutto perché non ci sono benefici condivisi, ma solo soldi sperperati. Il testo finale è quasi pronto, ma mancano ancora dei prodotti da salvare. Non tutti infatti saranno subito nelle liste di esenzione, come il vino, i dispositivi medici, i prodotti chimici e altri. Per ottenere l’esenzione, fanno sapere da Bruxelles, ci vorrà ancora tempo, forse mesi di dialogo (e altri soldi buttati). Nel frattempo Trump dichiara che finalmente gli Stati Uniti sono di nuovo un Paese ricco grazie all’Ue. Inoltre, facendo qualche calcolo, da aprile gli Usa hanno incassato 152 miliardi di dazi.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Ancora minacce di Trump: dazi al 35 %

La stretta di mano tra Ursula von der Leyen e Donald Trump sull’accordo politico per i dazi è ormai entrata nella storia come una sconfitta, ma si può sempre fare peggio. In un’intervista alla CNBC è il presidente Usa a evocare questa possibilità. In maniera esplicita, infatti, ha detto che, in caso Bruxelles non dovesse rispettare gli investimenti promessi, i dazi sui prodotti europei passerebbero dal 15% al 35%.

Sui 600 miliardi di investimenti Ue negli Stati Uniti, il tycoon ha tuonato: “Siamo di nuovo un Paese ricco e quei soldi possono essere indirizzati dove voglio io”. Dimentica, anche in questa occasione, che i dazi porteranno a un aumento del prezzo dei prodotti anche per gli americani, su cui ricade il peso di tali decisioni. Qualcuno ha persino ipotizzato un assegno una tantum da 600 dollari per limitare i danni.

Nel resto dell’intervista, Trump non ha risparmiato attacchi contro altri, come l’India, che continua a importare petrolio russo, minacciandola di tariffe sostanziali.

Dazi su tutto, esenzioni su poco

Un alto funzionario europeo, citato da diversi media, ha ammesso che ci saranno ancora turbolenze con gli Stati Uniti. Infatti il dazio del 15% su tutti i prodotti potrebbe non applicarsi proprio a tutto. Mentre si cercano soluzioni come le esenzioni per alcuni settori, altri rischiano di rimanerne fuori.
Per ora da Bruxelles arriva la conferma che vino, superalcolici e birra non beneficeranno dell’esenzione. C’è poi la questione semiconduttori e chip, che Trump vuole assolutamente produrre negli Stati Uniti: resteranno fuori e saranno sottoposti a dazi specifici.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Ancora sul fronte farmaceutico le tariffe potrebbero aumentare: entro un anno e mezzo si potrebbe arrivare al 250%. Per acciaio e auto si è fatto portavoce di un trattamento di favore il ministro delle Finanze tedesco (la Germania tratta da sola in merito) Lars Klingbeil. “Penso che siamo stati troppo deboli”, ha fatto sapere.

Il portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Grill, ha subito smentito che la Commissione abbia preso decisioni senza aver prima consultato i Paesi membri, tra cui la Germania. Intanto la Svizzera dovrà trattare autonomamente per contrastare i dazi del 39% sui settori di punta come cioccolato e orologeria. Arianna Podestà, portavoce della Commissione, ha confermato la sospensione delle contromisure ai dazi sulle importazioni dall’UE.





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