Esclusione del Basso Lazio dalla ZES: si scatena la bufera politica e sindacale


PoliticaDal segretario della Cisl Enrico Coppotelli alla Ugl passando per alcuni consiglieri regionali e partiti politici fino al deputato della Lega Nicola Ottaviani, per tutti con questa decisione del Governo c’è il “rischio di diseconomie e perdita di competitività” . Il presidente della Provincia Luca Di Stefano scrive alla premier Meloni

L’annuncio dell’allargamento della Zona Economica Speciale (ZES) unica a Marche e Umbria ha scatenato un’ondata di polemiche nel Lazio, dove l’esclusione delle province di Frosinone e Latina ha sollevato forti critiche da parte di sindacati e forze politiche. La ZES, che garantisce importanti agevolazioni fiscali e burocratiche per le imprese, è vista come uno strumento cruciale per attrarre investimenti e contrastare la crisi economica.

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Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio, ha definito l’allargamento a Marche e Umbria un “passaggio importante” ma ha ribadito la necessità che anche il Lazio venga incluso per “evitare gravi penalizzazioni e una perdita di attrattività”. Coppotelli ha sottolineato come la crisi nel settore produttivo, in particolare nell’automotive, sia profonda e come sia “fondamentale che anche il Lazio sia pienamente agganciato ai benefici previsti per il Sud”. La Cisl Lazio continuerà a lavorare per l’inclusione dell’intera regione affinché non rimanga “ai margini di questa nuova stagione di crescita”.

La decisione del governo ha alimentato le reazioni di diverse forze politiche e movimenti civici, che vedono nell’esclusione di Frosinone e Latina un’ingiustizia e un possibile calcolo politico. Destra Sociale Frosinone e Patto Tricolore / Reti Civiche in Movimento Latina hanno definito l’esclusione “ingiustificata”, chiedendosi se il governo, a trazione di centrodestra, stia pensando solo al “voto nelle Marche”. I movimenti evidenziano che i territori di Frosinone e Latina “conoscono le difficoltà del mondo produttivo” e meritano “pari dignità e attenzione strategica”. Hanno espresso dubbi sulla “filiera di centrodestra” che, a loro avviso, presenta “gravi cortocircuiti”.

La consigliera regionale del Partito Democratico Sara Battisti ha parlato di un “grave uso politico del Governo” a fini elettorali. Battisti ha sottolineato che l’amministrazione regionale di centrodestra “non tocca palla” quando si tratta di tutelare il Lazio e ha definito la mossa come una “beffa ulteriore” data la residenza nel Lazio di molti esponenti del governo, inclusa la Presidente Meloni. La consigliera chiede con forza al governo di “correggere questa ingiustizia” e di includere il Basso Lazio nella ZES.

La Federazione Provinciale Azione ha citato la famosa frase di Giulio Andreotti (“A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso si indovina”) in riferimento alla decisione del governo. La Federazione ha definito la scelta, che favorisce le regioni più ricche di Umbria e Marche, una “debolezza della politica locale” e ha sottolineato la profonda crisi che sta vivendo la provincia di Frosinone. Azione ha inoltre criticato l’allargamento a diversi comuni della provincia delle Zone Logistiche Semplificate (ZLS) definendolo un “pannicello caldo”. L’organizzazione ha concluso chiedendo ai rappresentanti politici locali di “alzare la voce” per l’inclusione di Frosinone nella ZES.

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Anche Nicola Ottaviani, deputato della Lega e segretario della Commissione Bilancio della Camera, si è espresso sulla questione, definendo l’inserimento del Lazio meridionale nella ZES come una sfida per il futuro dei territori e per la credibilità dell’intera classe dirigente, non solo politica, ma anche imprenditoriale e sindacale. Secondo Ottaviani, solo un “fronte comune” potrà emendare il disegno di legge che, in modo “incomprensibile ed irragionevole”, esclude Frosinone e Latina.

Ha sottolineato come queste province abbiano già dimostrato di saper utilizzare bene in passato i fondi dell’ex Cassa del Mezzogiorno. Il deputato ha messo in evidenza la rilevanza delle risorse stanziate per la ZES, superiori ai 10 miliardi di euro nei prossimi anni, e ha avvertito che l’esclusione rischia di creare “diseconomie” e di “sconvolgere le regole minime dell’economia e, soprattutto, quelle della meritocrazia dei territori”. Ottaviani ha concluso lanciando una “chiamata alle armi, fortunatamente quelle metaforiche, anzi un atto di esistenza in vita, di tutta la classe dirigente delle nostre province”.

Una richiesta chiara e argomentata, indirizzata direttamente alla Presidente del Consiglio dei Ministro Giorgia Meloni e, per conoscenza, al Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, per chiedere l’inclusione delle province del Lazio nel perimetro di una Zona Economica Speciale (ZES). È quanto hanno formalizzato oggi il Presidente della Provincia di Frosinone, Luca Di Stefano, e il Consigliere delegato al Comitato per la Crescita e lo Sviluppo Sostenibile, Andrea Amata, attraverso una lettera ufficiale inviata ai vertici istituzionali.

Nel documento si evidenzia il rischio di un effetto paradossale e penalizzante per le province laziali, in particolare Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, che, pur essendo limitrofe e strutturalmente integrate con le regioni già incluse nella ZES – come Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata – ne restano escluse. Un’esclusione che, secondo Di Stefano e Amata, rischia di innescare una migrazione di investimenti e imprese verso territori fiscalmente più attrattivi, aggravando ulteriormente le condizioni socio-economiche di aree già fragili.

Alle proteste si unisce l’Ugl Lazio che invoca l’unità:  “Facciamo appello all’unità del territorio per raggiungere un obiettivo importante per tutta la Regione!”. Così il Segretario Regionale Ugl Lazio Armando Valiani commenta la proposta del Governo di inserire nella Zes Marche e Umbria e chiede lo stesso provvedimento per il Lazio.

“Riteniamo indispensabile – sottolinea Valiani – aprire tavoli di confronto a livello regionale e nazionale, affinché dalle parole si passi ai fatti. Il Lazio ha estremo e urgente bisogno di entrare nella zona economica speciale al pari di altre regioni. I problemi sono molteplici sia sotto il punto di vista industriale che infrastrutturale e il rischio di un crac economico è dietro l’angolo”.



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