Il banker del futuro? Un leader potenziato dall’AI


Deloitte condivide un pronostico sull’evoluzione della figura del banker nell’era dell’Intelligenza Artificiale: tecnologia avanzata e nuove competenze saranno i pilastri del settore bancario del futuro

Nel cuore della trasformazione che sta rivoluzionando il settore bancario, una verità si impone con evidenza sempre maggiore: il banker del futuro sarà affiancato da strumenti di intelligenza artificiale generativa e analitica che lo aiuteranno in attività strategiche come l’analisi dei dati (che siano di performance, di rischio o di transazioni) e la gestione dei talenti per migliorare la retention, la mobilità interna e la produttività”. Così Luigi Mastrangelo, Financial Services Industry Leader di Deloitte e Matteo Zanza, Human Capital Leader di Deloitte, immaginano il futuro della professione bancaria nel loro nel loro intervento pubblicato su Voices, la nuova piattaforma che ospita commenti sui temi di attualità firmati dagli esperti di Deloitte Italia.

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Cybersecurity, AI e Digital Banking: il profilo del banker del futuro

Il banker del futuro non dovrà essere solamente un esperto di finanza, ma un vero leader potenziato dall’intelligenza artificiale, in grado di leggere dati, valorizzare competenze, anticipare i bisogni del capitale umano e orchestrare team agili e adattivi. Tali strumenti diventeranno chiave anche nella gestione dei clienti.

Per questo motivo le banche oggi sono chiamate a un doppio sforzo. Da un lato, devono intercettare profili altamente specializzati in ambiti chiave come cloud, cybersecurity, intelligenza artificiale e digital banking. Dall’altro, devono costruire team sempre più ibridi, in cui le competenze tecniche si intrecciano con quelle umanistiche: data scientist, analisti comportamentali, antropologi e strategic designer diventano figure centrali per interpretare le esigenze del cliente in modo nuovo, più profondo, più empatico. A titolo di esempio: se pensiamo alla creazione della User experience, essa non è solo caratterizzata da elementi di tecnologia, ma è anche orientata a quelli che sono i comportamenti del cliente. Dal nostro punto di vista la grande trasformazione tecnologica è necessariamente abilitata dalla centralità del capitale umano”, scrivono i partner Deloitte.

Aggiornamento e formazione pilastri importanti per i professionisti del settore bancario

Secondo l’ultima edizione del report “Deloitte Global Banking Industry Outlook, oltre il 65% dei CEO del settore bancario riconosce nella carenza di skill adeguate uno degli ostacoli principali alla trasformazione digitale. Eppure, proprio da questi leader arriva anche un segnale di ottimismo: la fiducia nella capacità di colmare questo gap è in crescita e si registra un approccio più proattivo e strutturato allo sviluppo delle competenze. Il sistema, del resto, ha già dimostrato più volte nel corso del tempo di sapersi adattarsi ai cambiamenti.

Per questo, scrivono Luigi Mastrangelo e Matteo Zanza, “l’aggiornamento continuo delle skill (reskilling e upskilling) sarà centrale nella nuova leadership bancaria, perché il banker del futuro dovrà padroneggiare competenze ibride: comprensione dell’AI, capacità decisionali supportate da dati, empatia e capacità di far crescere i team in modo personalizzato. Questo ha ancora più valore in un mercato dove la vita media delle competenze tecniche è scesa a meno di tre anni ed è essenziale ripensare il concetto stesso di formazione alla luce della trasformazione tecnologica in atto. Come impatto sulle organizzazioni vediamo quindi un superamento del modello a silos, poiché ci saranno competenze che serviranno in modo trasversale in più “funzioni” e “strutture” dell’organizzazione proprio per gestire la scarsità di alcune skill”.

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Le organizzazioni più evolute, dunque, secondo Deloitte, stanno già abbandonando i tradizionali modelli formativi a favore di un nuovo paradigma, basato sull’apprendimento continuo, l’uso di piattaforme digitali personalizzate, l’analisi data-driven, ma anche la centralità della persona, dove il talento non è solo formato, ma valorizzato.

La formazione abiliterà lo sviluppo di profili manageriali evoluti, più vicini a “coach” che supervisori: il manager tradizionale si trasforma in un “orchestratore di skill” che analizza i dati del team, individua gap, suggerisce percorsi di crescita personalizzati grazie all’AI. La gestione del capitale umano passa, quindi, da un approccio statico a uno dinamico, predittivo e personalizzato. È il paradigma di modello che cambia. Fino ad ora il team member più senior o il manager aveva più competenze della risorsa che entrava nell’organizzazione. Adesso non più: molti manager non avranno quelle skill e non sarà nemmeno chiave dominarle”, osservano Luigi Mastrangelo e Matteo Zanza.

Conclusioni

E se, da un lato, il banker del futuro dovrà essere in grado di adattarsi, dall’altro potrà essere protagonista del cambiamento. Secondo lo studio Deloitte “Scaling AI across talent management in financial services organizations”, ad oggi solo il 18% delle aziende finanziarie usa attivamente l’AI nei processi HR.

Ma le banche che guideranno per prime questo cambiamento non solo modernizzeranno il proprio assetto operativo, acquisiranno un vantaggio competitivo strutturale: persone più coinvolte, organizzazione più veloce, cultura più orientata all’innovazione. Ovviamente sempre come acceleratore e non in sostituzione del capitale umano”, concludono Luigi Mastrangelo e Matteo Zanza.



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