chiesto un intervento concreto contro gli effetti della peste suina africana


PUGLIA – La Peste Suina Africana (PSA) continua a mettere in difficoltà il settore zootecnico pugliese, colpendo decine di aziende alle prese con le sue pesanti ripercussioni economiche. Il partito dell’Unione di Centro (UDC) si schiera al fianco degli allevatori, chiedendo misure di sostegno concrete e una revisione delle disposizioni che rischiano di danneggiare ulteriormente chi lavora con onestà e responsabilità. A parlare a nome del partito è il Commissario Regionale per la Puglia, l’on. Gianfranco Chiarelli, che sottolinea l’urgenza di interventi tempestivi e mirati per affrontare una crisi che non ha ancora trovato una soluzione efficace.

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Le recenti ordinanze emanate dal Commissario Straordinario alla PSA, che estendono fino a luglio 2025 l’applicazione di misure stringenti per il contenimento della malattia, hanno imposto alle aziende zootecniche modifiche strutturali obbligatorie e onerose per garantire gli standard di biosicurezza. Tuttavia, secondo Chiarelli, queste misure non sono supportate da adeguati fondi di sostegno. “Non è accettabile che l’intero peso delle misure di contenimento venga scaricato sulle spalle delle imprese”, afferma l’onorevole, che denuncia l’assenza di misure compensative a fronte degli enormi costi sostenuti dagli allevatori.

Le nuove normative impongono a tutte le aziende che allevano suini modifiche strutturali e verifiche ispettive da parte delle ASL territoriali, ma, secondo quanto riportato da diversi operatori del settore, queste verifiche si stanno trasformando in vere e proprie minacce per la sopravvivenza delle imprese. Le aziende rischiano infatti di subire sanzioni, blocchi operativi e, nei casi più gravi, l’abbattimento degli animali qualora non rispettino le scadenze per l’adeguamento.

Un altro punto critico sollevato dall’onorevole riguarda la disparità di trattamento fra le diverse regioni. Nonostante la Puglia non abbia registrato focolai diretti di PSA, le disposizioni emanate dal governo impongono gli stessi obblighi che riguardano le aree ad alto rischio. Questo ha determinato una penalizzazione delle aziende che, pur avendo sempre rispettato le normative sanitarie e ambientali, ora si trovano a dover fronteggiare difficoltà economiche a causa di una “stortura amministrativa”. Chiarelli non ha dubbi: “Decine di imprese che hanno operato sempre in modo corretto si trovano ora a essere penalizzate senza aver alcuna colpa.”

Il commissario regionale dell’UDC punta anche il dito contro una delle cause principali della diffusione della PSA: la proliferazione incontrollata dei cinghiali selvatici, che rappresentano il principale vettore del virus. “La mancata gestione faunistica è una responsabilità istituzionale. Eppure, a pagare sono solo gli allevatori”, aggiunge con fermezza. Per Chiarelli, la gestione dei cinghiali non può essere lasciata alla buona sorte, ma deve diventare una priorità per le istituzioni, altrimenti il rischio è che il sistema agroalimentare tradizionale pugliese venga messo in ginocchio.

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La richiesta dell’UDC è chiara: l’attivazione di un fondo nazionale o regionale per compensare almeno parzialmente le spese obbligatorie per adeguare le strutture e la proroga dei termini per l’attuazione degli interventi. “Le istituzioni devono adottare un modello di accompagnamento e supporto, non di sanzione”, conclude l’onorevole Chiarelli, ribadendo l’importanza di un cambiamento radicale nel modo in cui vengono gestite le emergenze sanitarie, in particolare per il settore zootecnico.

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