QUANDO il credito diventa un atto di fiducia collettiva, e non solo una questione di rating, nasce un’economia diversa. Fatta non di algoritmi ma di persone. È questa la filosofia di “Mi fido di noi”, il programma di microcredito sociale lanciato in occasione del Giubileo 2025 da Cie, Caritas Italiana e Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II. Il nome dice tutto: fidarsi della rete di comunità che si stringe attorno a chi, oggi, è più fragile economicamente e socialmente. Il progetto, che punta a raccogliere 30 milioni di euro, mira a fornire prestiti fino a 8.000 euro a tasso zero a persone e famiglie escluse dal sistema finanziario tradizionale. Un credito “buono”, etico, che non richiede garanzie ma corresponsabilità, e che sarà gestito da una rete di 68 diocesi italiane e di fondazioni antiusura attive a Milano, Roma, Bari, Palermo e Cagliari. Partner tecnico-finanziario del programma è il Gruppo Banca Etica (nella foto il presidente Aldo Soldi), unico istituto bancario italiano interamente dedicato alla finanza etica, che mette in campo anche il Fondo di Etica Sgr per la microfinanza e il crowdfunding. Uno strumento innovativo, alimentato volontariamente da chi investe nei fondi etici, devolvendo un euro ogni mille investiti.
Ma “Mi fido di noi” non si limita all’aiuto economico. Ogni prestito è accompagnato da un patto di corresponsabilità e da percorsi di educazione finanziaria, realizzati dalla Fondazione Finanza Etica, per sostenere non solo i conti ma anche la consapevolezza. Tre sono i pilastri dell’iniziativa: l’accompagnamento della persona attraverso strumenti educativi e relazionali; l’erogazione di microcrediti a condizioni agevolate; la raccolta fondi e il sostegno comunitario per alimentare il fondo rotativo.
L’iniziativa si configura come una vera operazione di welfare partecipativo: imprese, cittadini, fondazioni e diocesi possono contribuire al fondo, costruendo insieme un’alternativa concreta all’usura e all’emarginazione. In un’epoca in cui l’accesso al credito è sempre più selettivo e digitalizzato, questo progetto riafferma che il valore della persona viene prima del punteggio in banca. La logica è quella del credito come strumento di riscatto, non come trappola che alimenta diseguaglianze e dipendenze. “Mi fido di noi” rappresenta perciò una risposta di sistema, capace di coniugare solidarietà, finanza etica e sostenibilità sociale. Con un obiettivo ambizioso: riportare il capitale umano al centro dell’economia.
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