Nel primo semestre del 2025 le imprese italiane hanno programmato oltre 2,94 milioni di assunzioni, segnando un +2,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. A trainare la crescita è il settore dei servizi, che assorbe oltre il 72% delle entrate previste, con un dinamismo significativo nei comparti turismo, alloggio e ristorazione (+12,5%) e commercio (+6,9%). A fronte di questi segnali positivi, il nuovo “Report sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro in Italia” – da Cnel e Unioncamere – evidenzia un forte squilibrio strutturale nel mercato del lavoro. Nonostante la crescita complessiva, cala infatti la domanda nei settori più innovativi: il comparto Ict registra un -13,4% e i servizi avanzati di supporto alle imprese -8,8%.
Anche l’industria in senso stretto segna una contrazione: il settore metalmeccanico ed elettronico ha ridotto il proprio fabbisogno di 28mila contratti. Le micro e piccole imprese restano le più dinamiche, con un incremento di 67mila entrate programmate. Ma la difficoltà di reperire personale resta molto elevata: secondo il report, quasi un’assunzione su due (47,6%) è considerata difficile.
A lanciare l’allarme è il presidente del Cnel Renato Brunetta: “Per non restare indietro nella competizione globale, il nostro Paese deve incrementare gli investimenti nei servizi ad alta intensità di conoscenza. Serve una svolta strutturale, soprattutto sul fronte dell’istruzione e della formazione per accrescere competenze scientifiche e tecnologiche”.
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Un nuovo strumento per leggere i fabbisogni del Paese
Il documento, pubblicato il 28 luglio, rappresenta il primo frutto della collaborazione strategica tra Cnel e Unioncamere. Si basa sui dati del sistema informativo Excelsior, realizzato con il ministero del Lavoro, e ha cadenza semestrale. Con un duplice obiettivo: da un lato offrire un quadro aggiornato e dettagliato sulle tendenze del mercato del lavoro, dall’altro contribuire a migliorare le politiche pubbliche in tema di formazione, orientamento, promozione dei settori strategici e attrattività dei territori. La pubblicazione si articola in due sezioni: una dedicata all’analisi dei dati di breve periodo (le entrate programmate nei settori industria e servizi), l’altra alle previsioni a medio termine, con orizzonte quinquennale (2025–2029), includendo anche agricoltura e Pubblica amministrazione.
Secondo Andrea Prete, presidente di Unioncamere, “il mismatching è un problema molto critico per l’economia italiana. La sua soluzione richiede una vasta azione di orientamento dei percorsi di formazione, di valorizzazione dell’istruzione tecnica e di miglior diffusione delle occasioni di lavoro create dalle imprese. Per questo il coinvolgimento delle forze sociali è fondamentale».
Dove si cercano persone, e dove mancano competenze
Le imprese continuano a segnalare una elevata difficoltà di reperimento di nuove risorse: sfiora il 60% dei casi nell’industria metalmeccanica ed elettronica e supera il 62% nelle costruzioni. La carenza riguarda soprattutto le figure tecniche, scientifiche e specializzate: ingegneri, informatici, operai qualificati, ma anche autisti, saldatori ed elettricisti. Le difficoltà sono più contenute per impiegati (32,1%) e professioni non qualificate (35,6%). Dal punto di vista territoriale, le aree metropolitane – da Torino a Palermo – risultano le più dinamiche, insieme alle province del Nord-Est. Nei territori a vocazione turistica si rilevano trend positivi, mentre altrove la crescita è più contenuta.
Nel primo semestre 2025 il fabbisogno di lavoratori stranieri ha raggiunto le 549mila unità, pari al 19% del totale, in crescita soprattutto nei settori turismo, commercio e servizi alle persone. Tuttavia, anche in questi ambiti il turnover elevato e la mancanza di profili adeguati comportano lunghi tempi di ricerca: in media oltre quattro mesi, con punte di sei nei settori tradizionali come il tessile e il legno.
Le previsioni al 2029: servizi e profili tecnici in primo piano
Nel quinquennio 2025–2029, le imprese italiane e la Pubblica amministrazione avranno bisogno di assumere tra 3,3 e 3,7 milioni di persone. Il 74% riguarderà il settore dei servizi, con una domanda particolarmente elevata nei servizi alla persona (757–826mila unità), nel commercio e nella Pa. L’industria in senso stretto coprirà circa il 17% del fabbisogno, trainata dalle industrie metalmeccaniche ed elettroniche, mentre le costruzioni – spinte dagli investimenti del Pnrr – potranno generare tra 203mila e 242mila posti di lavoro.
Un elemento centrale è il livello di istruzione: oltre il 46% delle richieste riguarderà persone con formazione tecnica secondaria, mentre il 37% sarà destinato a laureati e diplomati Its. Solo il 12-13% dei posti previsti potrà essere occupato da persone con bassa scolarizzazione. Marcella Mallen, presidente dell’ASviS e consigliera del Cnel, osserva: “Il nostro mercato del lavoro soffre di una cronica carenza di figure tecniche e specializzate. Il mismatch non è una fatalità: va affrontato con riforme coraggiose, visione strategica e investimenti nei talenti”.
di Monica Sozzi
Copertina: Unsplash
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