Dazi, la partita non è ancora chiusa. Giorgetti: “Si tratta sulle esenzioni”. Tajani: “15% miglior accordo possibile ma serve tempo”


Giorgetti: “Trump ha giocato bene la sua partita, vediamo l’Europa”

“Un bilancio lo si potrà fare fra qualche tempo, l’accordo politico è una cornice, un quadro, ogni giorno un dettaglio viene disvelato, e al momento attuale si tratta ancora per escludere settori e situazioni e solo alla fine si potrà fare un bilancio”, ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Una valutazione che, secondo lui, vale ancor di più per l’Italia: “Non è banale se alcuni prodotti agricoli saranno ricompresi o come verrà trattata la farmaceutica, uno dei settori a maggior sviluppo in Italia”.

Giorgetti ha poi commentato l’esito di un negoziato europeo che molti osservatori considerano una sconfitta: “Trump ha giocato la sua partita di poker da abile giocatore. Ha massimizzato gli interessi per l’economia americana, era stato eletto con l’America First e sta rispondendo al mandato che gli elettori gli hanno dato. La domanda è se l’Europa risponde esattamente agli interessi degli europei e dell’economia europea, fa un po’ fatica”.

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Dazi, Tajani: “15% miglior accordo che si poteva fare, ci vuole tempo per capire dettagli”

“Ci vorrà tempo per comprendere tutto. L’accordo quadro andrà declinato prodotto per prodotto, un lavoro certosino che dovremo fare con Usa e Bruxelles. È vero che il 15% è tanto, però è il miglior accordo che si poteva fare. Guardiamo anche i dazi altrove: l’India è al 25%, il che apre anche opportunità per noi. Io resto convinto che la Bce debba ridurre ulteriormente il costo del denaro, fare il quantitative easing, immettere denaro sul mercato. Il rapporto euro-dollaro è tutto a nostro svantaggio, con la moneta Usa calata del 13% da inizio anno”.

Lo dice al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani, spiegando che “se l’euro si svaluta è meglio. E poi, si dovrebbero aggiornare alcuni strumenti. Si potrebbe anche, attraverso una decisione comunitaria, rimodulare lo strumento Sme support factor contenuto negli accordi di Basilea. Il limite per i prestiti alle piccole imprese oggi è a 2,5 milioni, penso che si possa arrivare a 5. In ogni caso, il mercato interno Ue è la nostra grande risorsa. Ma per rilanciare il potere di acquisto, occorre ridurre la pressione fiscale”.





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