La Direttiva UE Software cambia tutto: un software non è più solo una sequenza di codice intangibile. Con la Direttiva UE 2024/2853, diventa un prodotto a tutti gli effetti, con un “fabbricante” che ne risponde direttamente. Dal 9 dicembre 2026, gli sviluppatori e i produttori di software nell’Unione Europea saranno chiamati a rispondere dei danni causati dalle loro creazioni.
Questa svolta normativa cancella la distinzione storica tra beni materiali e digitali, aprendo un capitolo di responsabilità civile che tocca ogni riga di codice, dai sistemi operativi alle applicazioni per smartphone. La questione non è più se un software possa essere difettoso, ma chi paga quando lo è.
Per il consumatore, la strada verso il risarcimento si fa più semplice: non sarà più necessario dimostrare la negligenza del programmatore, ma solo il difetto del prodotto e il danno subito. Per gli sviluppatori, piccoli e grandi, si apre uno scenario di rischi legali e finanziari senza precedenti.
Le licenze d’uso, un tempo scudi legali, perdono la loro efficacia. Il settore si trova di fronte a una sfida epocale che impone di ripensare la gestione del rischio, i processi di sviluppo e il rapporto con la vasta comunità dell’open source, che rischia di essere la vittima involontaria di questa nuova architettura legale.
Cosa Cambia per Produttori e Sviluppatori
La Direttiva UE Software introduce un regime di responsabilità oggettiva. Questo significa che il produttore è responsabile a prescindere da una sua colpa o negligenza. Di conseguenza, il consumatore che subisce un danno, materiale o immateriale, deve solo provare il difetto del software, il danno subito e il nesso causale che li lega.
Questa inversione dell’onere della prova alleggerisce notevolmente la posizione del danneggiato. Inoltre, la non conformità a normative chiave come il GDPR o la NIS 2 può costituire un forte indizio della difettosità del prodotto.
Quali Prodotti Sono Coinvolti?
La definizione di “prodotto” è volutamente ampia per non lasciare scappatoie. La norma abbraccia l’intero universo digitale, includendo nel suo perimetro i software standalone (i classici programmi installati su un computer), i sistemi operativi e i firmware, le comuni applicazioni mobili (app) e le piattaforme cloud o Software-as-a-Service (SaaS).
La responsabilità si estende anche ai complessi sistemi di intelligenza artificiale e a tutto quel software integrato in dispositivi fisici, dall’automobile connessa al termostato smart. Persino gli aggiornamenti che introducono nuove funzionalità rientrano nel campo di applicazione.
Estensione Temporale della Responsabilità
La responsabilità del produttore si estende per un periodo considerevole. La norma fissa un termine standard di 10 anni dall’immissione del prodotto sul mercato, che però si allunga fino a 25 anni per i danni alla persona che si manifestano in modo tardivo. Questa estensione temporale costringe le aziende a mantenere un monitoraggio e una gestione del rischio a lunghissimo termine.
L’Impatto Critico sul Mondo Open Source
L’ecosistema del software open source è il più esposto alle conseguenze della direttiva. Sebbene il software libero sviluppato senza fini commerciali sia escluso, la protezione svanisce rapidamente.
La responsabilità si riattiva se il software open source è integrato in prodotti o servizi commerciali, o viene monetizzato in qualunque forma.
Questo crea una responsabilità a catena. Un’azienda che utilizza una libreria open source nel proprio software commerciale diventa responsabile per i danni causati da quella libreria. Non potrà rivalersi sullo sviluppatore originario se quest’ultimo opera in un contesto non-profit.
Questo scenario potrebbe disincentivare l’uso di componenti open source, spingendo le aziende a sviluppare soluzioni proprietarie più costose o a richiedere garanzie e assicurazioni agli sviluppatori open source, alterando la natura collaborativa del settore. Come sottolinea un’analisi di Agenda Digitale, la norma mira a proteggere l’innovazione non profit, ma rischia di creare un cortocircuito nelle filiere commerciali.
Obiezioni e Scenari Futuri
Le critiche alla direttiva non mancano. Molti temono che possa soffocare l’innovazione, specialmente per le piccole imprese e le startup.
Obiezione 1: “Questa legge ucciderà le piccole software house.”
Il rischio è concreto. Le piccole realtà potrebbero avere difficoltà a sostenere i costi di coperture assicurative adeguate per una responsabilità così estesa. Questo potrebbe portare a un consolidamento del mercato a favore dei grandi player, che hanno maggiori risorse legali e finanziarie.
Obiezione 2: “Nessuno svilupperà più software open source per uso commerciale.”
Lo scenario è meno drastico, ma probabile. Potrebbe emergere un nuovo mercato di “open source certificato”, con modelli di business basati su garanzie e supporto a pagamento. La spontaneità della community, però, verrebbe inevitabilmente ridimensionata. DDay.it ipotizza un “terremoto” che obbligherà a ripensare completamente i rapporti con il mondo open source.
Obiezione 3: “I prezzi del software aumenteranno.”
È quasi una certezza. I costi legati alle nuove polizze assicurative e alla gestione del rischio verranno inevitabilmente scaricati sul consumatore finale.
Domande Frequenti (FAQ)
1. Cosa si intende per “danno” risarcibile?
La direttiva ha una visione ampia e riconosce come risarcibili diverse tipologie di danno. Oltre ai danni materiali a cose, include la perdita di dati, come la cancellazione di file, e persino le lesioni psicologiche, a condizione che siano certificate.
2. Le licenze software che escludono la responsabilità sono ancora valide?
No, perdono completamente la loro validità. La direttiva stabilisce in modo chiaro che non sono più ammesse esclusioni di responsabilità tramite licenze o disclaimer. Questo rende di fatto nulle molte delle clausole EULA (End-User License Agreement) attualmente in uso.
3. Chi è considerato “produttore”?
La definizione di “produttore” va ben oltre chi scrive materialmente il codice. Include chi sviluppa il software, chi lo integra in un prodotto commerciale, o chi semplicemente appone il proprio marchio per distribuirlo. Anche gli importatori e i rappresentanti autorizzati nell’UE per software extra-europeo sono considerati produttori a tutti gli effetti.
4. Cosa succede se un danno è causato da un sistema di Intelligenza Artificiale?
L’Intelligenza Artificiale rientra pienamente nella definizione di software. La sua natura spesso opaca, il cosiddetto effetto black box, viene affrontata dalla direttiva, che facilita l’onere della prova per la persona danneggiata, come ben analizzato da AvvocatiTech.
5. Questa direttiva è già in vigore?
La direttiva è stata pubblicata a novembre 2024, ma la sua piena applicazione inizierà il 9 dicembre 2026. Le aziende hanno quindi ancora un periodo di tempo per potersi adeguare alle nuove normative.
Correlati
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link