Start Cup Catania riparte in un ecosistema locale più maturo e più connesso


Per il dodicesimo anno consecutivo, anche in questo 2025 Start Cup Catania ci sarà.

Non poteva mancare proprio adesso che l’Università di Catania ha da poco operativi i nuovi spazi di YouCube, l’Innovation hub realizzato al primo piano del Palazzo dell’Etna, l’edificio che ospita gli uffici della Terza Missione e del trasferimento tecnologico.

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 Inaugurati dal rettore Francesco Priolo e dal sindaco di Catania Enrico Trantino agli inizi di giugno, molto accoglienti e prestissimo dotati pure di nuove tecnologie digitali emergenti, gli spazi di YouCube sono stati concepiti come una vera e propria Casa delle Imprese di Unict per accogliere e sostenere (con attività di formazione e servizi di mentoring) le nuove iniziative imprenditoriali maturate e promosse da studenti e laureati, ricercatori e professori, dottorandi e tecnici desiderosi di valorizzare economicamente i risultati della loro attività di ricerca, di didattica, di conoscenza scientifica.

Esiste un apposito regolamento di Ateneo, da qualche anno emendato, che estende anche a studenti e laureati la possibilità di presentare una proposta progettuale e chiedere il riconoscimento dell’Università di Catania come startup o spin-off. 

Ci siamo, dunque.

Il 26 agosto scade il termine per partecipare alla call for ideas, cioè la prima fase di Start Cup Catania. Team imprenditoriali e start up di nuova costituzione possono liberamente partecipare con un’idea progettuale, rispettando il format previsto dal regolamento e pubblicato sul sito di Ateneo. 

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Acquisite tutte le istanze, il comitato tecnico-scientifico, che ho l’onore di presiedere, formato dai colleghi Mario Cacciato (Dipartimento di Ingegneria elettrica elettronica e informatica) e Rosa Palmeri (Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente) e composto dai rappresentanti degli sponsor, individuerà quelle ammesse alla seconda fase, cioè la business plan competition vera e propria che si concluderà con la presentazione di progetti più strutturati e corredati dai documenti economico-finanziari previsionali.

Il contest premierà le migliori tre idee progettuali, alle quali andranno le premialità messe a disposizione degli sponsor: 10.000 euro al primo team, 5.000 euro al secondo e 2.500 € al terzo team. Tutti e tre i vincitori poi saranno ammessi a partecipare a Start Cup Sicilia, in programma a Palermo a fine ottobre. Dall’isola poi saranno in tutto sei i team che, provenienti dalle quattro Università federate (Catania, Palermo, Messina e Kore) ed opportunamente selezionati da un’altra giuria di cui fa parte Unicredit, parteciperanno alla finale del Premio nazionale per l’innovazione che si terrà al Ferrara Expo il 4 e 5 dicembre.

Cosa cambia rispetto agli anni precedenti?

Praticamente poco o nulla, del resto squadra che vince non si cambia. La business plan competition è sempre generosamente sostenuta dagli sponsor (aziende ed istituzioni) che, con la loro contribuzione finanziaria, dimostrano di sposare da tempo i programmi di imprenditorialità accademica del nostro Ateneo.

È supportata, fin dalla sua genesi, dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Catania che, con i propri professionisti, assiste il comitato tecnico-scientifico e i team partecipanti in tutte le fasi della competizione, in particolare l’ultima dove i gruppi sono impegnati nella redazione del business plan collegato all’idea progettuale.

È affiliata a Start Cup Sicilia, la federazione delle Start cup locali nata nel 2014 per mettere in rete tutte le competizioni dell’isola ed inviare poi un unico contingente di team al Premio nazionale per l’innovazione di PNI Cube.

È una delle iniziative di punta del territorio, sicuramente quella a più elevata visibilità, attesa ogni anno da professori e ricercatori, ma soprattutto da studenti e laureati, desiderosi di mettersi in gioco con le proprie idee progettuali, avere una vetrina per farle conoscere e poi a provare a vincere una delle premialità messe a disposizione degli sponsor ed avviare così l’attività d’impresa.

Non manca, come fino ad ora non è mai venuto meno, il contributo che questa iniziativa, insieme alle altre promosse dall’Area di Terza Missione dell’Ateneo, è capace di assicurare all’ecosistema locale delle start up.

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Come più volte riportato, i numeri di Start Cup Catania sono considerevoli: dal 2014 sono 657 i partecipanti alla prima fase, cioè alla call for ideas (distribuiti in 175 team), 390 di questi sono approdati alla seconda fase, cioè alla business plan competition vera e propria (per complessivi 88 team). Da questa competizione si sono originati fino ad ora 13 spin-off e 32 start up, di quest’ultime 21 con lo status riconosciuto dal sistema camerale di startup innovative.

Se consideriamo che, ad oggi, sono 143 e 60 le startup e le PMI innovative localizzate in provincia di Catania (di cui rispettivamente ben 85 e 32 con sede sociale nel capoluogo), tenuto conto anche dell’andamento dell’imprenditorialità innovativa nel corso degli ultimi 10 anni, si può senz’altro affermare che una delle voci più importanti è l’imprenditorialità accademica che nel nostro territorio è riconducibile al ruolo dell’Università di Catania.

Qualche differenza, però, rispetto agli anni passati c’è. È una differenza di contesto. Catania adesso è un ecosistema delle start up più maturo, sebbene sia dimensionalmente più piccolo di altri ecosistemi internazionali: è il 596° al mondo, il 13° in Italia, secondo StartupBlink.

Però è sicuramente più popolato di prima per la presenza di nuove business support organizations dato che nell’ultimo anno hanno inaugurato la propria attività di incubazione Le Village by Credit Agricole e Cassa Depositi e Prestiti insieme a Plug&Play, senza trascurare YouCube di Unict e in attesa del nuovo DHub promosso dalla famiglia Di Bella nel cuore di Catania.

È anche un ecosistema più connesso, dove tantissime sono le opportunità di interazione e collaborazione fra i vari attori (si pensi alla costituzione della Fondazione Marea con oltre 400 pionieri che l’hanno promossa); numerosi sono i seminari, i workshop e gli eventi promossi (tra questi il GreenMindAI, l’hackhaton organizzato dal Comune di Catania); inarrestabile è il flusso di iniziative spontaneamente ed entusiasticamente promosse da giovani universitari e persino degli istituti superiori cittadini (si pensi al progetto NictNact); più responsabile è il ruolo di coordinamento assicurato dal Comune di Catania attraverso i tre tavoli dell’innovazione, dove l’Università sta svolgendo un prezioso lavoro di raccordo fra tutte le realtà.

Per fare il salto di qualità, è da tempo che lo diciamo, mancano ancora alcuni ingredienti.

Il primo, fondamentale come l’aria che respiriamo, è un’offerta congrua di capitali di rischio a supporto delle iniziative imprenditoriali, perché senza venture capital e private equity è difficile che le start up possano crescere. Qualcosa si muove, ma arrivano ancora pochi capitali di ventura.

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Il secondo ingrediente è una maggiore apertura ai mercati internazionali, perché tante startup e PMI innovative sono ancora legate ai mercati “business-to-business” con un respiro più domestico della propria attività. Per scalare e diventare più grandi, bisogna guardare al mondo, non all’Italia.

Il terzo ingrediente è il maggior sostegno che si richiede alle imprese esistenti, a quelle familiari del territorio, anche a qualcuna più grande e qualche altra decisamente internazionale, perché supportino da vicino le prime fasi di avvio delle startup. Il mentoring che proviene dalle imprese esistenti è l’equivalente del buon esempio che gli adulti possono assicurare ai giovani.

Per tutto il resto, c’è un grande fermento.

Siamo in molti a registrarlo, guardando con più fiducia e speranza al futuro. Del resto, senza questo fermento Catania non potrà assicurare quel ricambio della classe imprenditoriale che fisiologicamente si chiede ad un territorio.

In foto il prof. Rosario Faraci mentre presenta la Start Cup Catania

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