Nel terzo trimestre fiscale Apple ha registrato la maggior crescita dei ricavi dal dicembre 2021, superando le aspettative di Wall Street. Merito delle vendite di iPhone, che hanno trainato la performance mettendo a segno un +13% su base annua, rispetto a un fatturato complessivo in aumento del 10%.
La base di utenti attivi per il Melafonino ha in effetti raggiunto un livello record in tutte le aree geografiche: la corsa agli acquisti prima dell’entrata in vigore dei dazi ha in questo senso giovato ad Apple, tanto da valere l’1% della crescita delle vendite. È stato lo stesso Tim Cook a spiegarlo in un’intervista concessa a Reuters, durante la quale ha però ricordato come, nonostante la produzione di device destinati agli Stati Uniti sia stata spostata dalla Cina all’India e al Vietnam, i dazi potrebbero costare circa oltre un miliardo di dollari nel prossimo trimestre fiscale.
L’impatto dei dazi su Cupertino
Nel trimestre appena concluso, l’impatto dei dazi su Apple è stato di 800 milioni, una cifra inferiore ai 900 milioni di dollari previsti dall’azienda a maggio. “La maggior parte dei dazi che abbiamo pagato erano quelli previsti dall’International Emergency Economic Powers Act, entrati in vigore all’inizio dell’anno, relativi alla Cina”, ha affermato Cook, precisando che la maggioranza degli iPhone venduti negli Stati Uniti è prodotta in India, mentre la maggior parte dei Mac, degli iPad e degli Apple Watch proviene dal Vietnam.
Cook ha indicato che il danno finanziario derivante dai dazi avrebbe potuto essere molto più elevato, precisando che la maggior parte dei componenti degli iPhone e di altri prodotti della mela morsicata sono ancora protetti dalle esenzioni temporanee che l’amministrazione Trump ha concesso alla maggior parte dei dispositivi elettronici a metà aprile.
Apple è riuscita anche ad attenuare il colpo dei dazi di Trump sui prodotti realizzati al di fuori degli Stati Uniti durante l’ultimo trimestre, spostando per l’appunto la produzione di iPhone dalla Cina all’India. Tuttavia, l’amministrazione intende imporre un dazio del 25% sui prodotti provenienti dal subcontinente, una mossa che potrebbe intensificare la pressione su Apple affinché aumenti i prezzi della prossima generazione di iPhone, il cui lancio è previsto per settembre. Cook però non ha evocato la possibilità di un aumento dei prezzi degli iPhone.
I dubbi degli investitori e le pressioni di Trump
Certo, la guerra commerciale di Trump contro prodotti di fabbricazione estera come l’iPhone pesa. Ma bisogna anche considerare l’avvio incerto di Apple nella corsa all’intelligenza artificiale. Questi fattori stanno portando gli investitori a chiedersi se l’azienda rimarrà all’avanguardia tecnologica mentre il settore entra in una nuova era. Prima della pubblicazione della trimestrale ieri, il prezzo delle azioni Apple era crollato del 17% dall’inizio dell’anno, azzerando oltre 600 miliardi di dollari di patrimonio degli azionisti e facendo perdere all’azienda il suo primato di azienda più preziosa al mondo. Nell’after-hours, subito dopo la pubblicazione dei conti, il titolo risultava in rialzo del 2%.
Nel frattempo, le azioni del produttore di chip per l’intelligenza artificiale Nvidia sono aumentate del 32% quest’anno e quelle di Microsoft, attuale leader nel settore dell’intelligenza artificiale, hanno guadagnato il 27%, spingendo il valore di mercato a 4 trilioni di dollari.
Sebbene Apple rimanga altamente redditizia, i dazi che Trump ha già imposto alla Cina e ad altri Paesi, come detto, si faranno sentire. L’azienda ha inoltre previsto che il fatturato per il periodo luglio-settembre potrebbe aumentare a un ritmo leggermente inferiore rispetto al trimestre precedente.
Trump continua a fare pressioni sull’azienda affinché sposti la produzione di tutti i suoi iPhone negli Stati Uniti, una mossa che gli analisti ritengono richiederebbe anni per essere portata a termine e che alla fine raddoppierebbe o triplicherebbe il prezzo medio di circa 1.000 dollari del dispositivo. Dal canto suo, Cook ha dichiarato che l’azienda sta spingendo per aumentare la produzione di chip per computer negli Stati Uniti come un modo per evitare i dazi. “Alla fine faremo di più negli Stati Uniti”, ha affermato il ceo.
Il terreno da recuperare nella corsa all’AI
Rispetto al capitolo AI, Apple sta ancora cercando di mantenere le promesse fatte in merito allo sviluppo della tecnologia l’anno scorso: nel presentare una serie di nuove funzionalità per iPhone basate sull’intelligenza artificiale, l’azienda aveva alimentato le aspettative che il cambiamento avrebbe spinto milioni di persone ad aggiornare i loro vecchi dispositivi.
Ma Cupertino non ha ancora realizzato un aggiornamento di Siri in tal senso, una delle ragioni principali alla base della crescita debole dell’iPhone nell’ultimo anno. “Sebbene questi numeri facciano sicuramente guadagnare tempo ad Apple, il fatto è che gli investitori (e i consumatori) rimangono concentrati sull’innovazione dell’intelligenza artificiale. E Apple ha ancora molta strada da fare in questo campo”, commenta l’analista di Investing.com Thomas Monteiro.
I risultati del terzo trimestre
Al momento, quindi Cook, può solo godersi la performance dell’ultima trimestrale. “Oggi Apple è orgogliosa di annunciare un fatturato record per il trimestre di giugno, con una crescita a due cifre per iPhone, Mac e Servizi e una crescita in tutto il mondo, in ogni segmento geografico”, ha dichiarato il ceo.
Il fatturato ha raggiunto i 94 miliardi di dollari, in crescita come detto del 10% rispetto all’anno precedente, facendo registrare un utile diluito per azione trimestrale di 1,57 dollari, in crescita del 12% rispetto all’anno precedente, contro attese per 1,43 dollari su 89,53 miliardi di fatturato. Sopra le aspettative, oltre ai ricavi da iPhone (44,58 miliardi) anche quelli da Mac (8,05 miliardi). Inferiori alle stime invece quelli dell’iPad (6,58 miliardi).
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